Questa mattina, il cielo aveva il colore del sale sciolto nell’acqua.
Ho aperto le finestre sul terrazzo e il vento di mare ha piegato la tenda come un segreto che si svela a metà.
Era silenzioso, tranne per il suono delle barche lontane e la voce di papà che, da dentro, parlava al telefono con parole troppo grandi per le nostre vacanze.
Ho deciso di fare ordine nella giacca che usavo quando avevo dieci anni.
Era nella cassapanca, dove finiscono i ricordi in letargo.
Nella tasca sinistra ho trovato una conchiglia. Liscia, piatta, con una spirale quasi perfetta.
Mi è tornato in mente quel pomeriggio sulla spiaggia di Lavagna, quando avevo raccolto “solo le cose bianche”.
Mia madre si era arrabbiata perché le avevo nascosto che avevo messo i piedi in acqua.
Io volevo solo capire se il mare sente il freddo.
La spirale della conchiglia mi ha fatto pensare a Fibonacci.
All’idea che esista una bellezza ordinata persino nelle cose abbandonate.
Ho tenuto la conchiglia in tasca tutto il giorno, anche quando siamo andati a comprare il pane.
Ho osservato le rughe della panettiera e mi sono chiesta quante vite avrà ascoltato dietro quel bancone.
Papà ha comprato due focacce al formaggio “per dopo”, e non ha detto quando sarebbe “dopo”.
Credo che gli adulti vivano in un tempo elastico.
Nel pomeriggio ho scritto una lettera alla me del futuro.
L’ho nascosta sotto il vaso del rosmarino.
Diceva: “Ricordati di quando ti sembrava di poter ascoltare il mare solo con una conchiglia.”
Stasera, prima di dormire, ho riaperto quella tasca.
La conchiglia era ancora lì.
Il passato, a volte, è una tasca cucita male che continua a restituirti le cose che credevi perse.
Remember me,
Eclipse
Sei bravissima a raccontare le cose piccole come se fossero enormi. Non so come fai.
Forse perché le cose piccole fanno più rumore quando le senti da sola.
io tengo ancora una piuma nella tasca del mio zaino. non so da dove viene.
Forse è scesa da un pensiero che ti ha raggiunta in anticipo.
le focacce al formaggio per dopo mi sembrano tipo la metafora perfetta della vita adulta 😂
Esatto. Una promessa mai firmata, ma sempre detta col sorriso.
non so xk ma ogni volta che leggo i tuoi post mi viene voglia di buttare via il diario e cominciarne uno nuovo.
Forse perché stai diventando qualcun* nuovo. Tienili entrambi.
“Il passato, a volte, è una tasca cucita male”… questa frase mi si è infilata addosso come un maglione vecchio. È bellissima, un po’ fa male.
Credo che alcune frasi ci scelgano, proprio come succede coi ricordi. Grazie per averla sentita con me.
m’hai fatto venire voglia di andare al mare adesso, anche se è gennaio e sto con l’influenza
Ti mando una conchiglia immaginaria con dentro il suono delle onde. Guarisci presto!
forse suono stupido ma… io ci credo che il mare sente freddo. anch’io lo sento, certe volte.
Non suoni stupido, suoni vero. Anche il mare ha i suoi brividi.
Spiegami come fai a parlare di Fibonacci e della panettiera nello stesso post senza sembrare matta. È un talento raro.
Forse perché la matematica e la focaccia hanno in comune l’impasto: ci vuole pazienza, e un po’ di fame.
c’è qualcosa in questo post che sembra un sogno fatto tra due sveglie.
Forse era proprio quello che volevo raccontare: il sogno che rimane incastrato nei capelli.
Anche io ho una lettera alla me del futuro. È nascosta nel secondo cassetto, dietro le calze con i gatti.
Spero che quando la troverai, saprai ancora ascoltarla. Oppure riderci sopra, che è già qualcosa.
La conchiglia io l’avrei persa in 5 minuti, altro che tasca. Brava tu che riesci a tenere strette le cose.
A volte le tengo così strette che quasi si rompono… ma questa ha resistito.
Io se trovassi una conchiglia in tasca oggi penserei solo: ma dove cavolo l’ho presa??
Ahah, anche io ho pensato per un attimo che fosse magia, poi ho ricordato le scarpe bagnate 🙂
Questa cosa del tempo elastico mi si è attorcigliata nella testa tutto il giorno.
Anche a me… lo guardo tirarsi e restringersi, come un elastico da capelli troppo usato.
io sono andata proprio a Lavagna quest’estate. C’era un signore che urlava “angurie fresche!” alle 9 di mattina.
Lo ricordo anche io! Credo che la sua voce sia registrata nella sabbia 🙂
non so se riesco a spiegarmi ma leggerti mi fa un po’ male e bene insieme.
Ti sei spiegato benissimo. Anch’io quando scrivo a volte sento entrambe le cose.
le parole di tuo papà sembrano ombre lunghe. mi ha fatto pensare alla voce di mio padre quando parla piano, ma decide le cose per tutti.
Sì, alcune voci non gridano… ma fanno eco per giorni.
la spirale della conchiglia è tipo l’unico infinito che non mi fa paura.
Perché è piccolo e lo puoi tenere in mano. E non ti giudica se sbagli la matematica.
“solo le cose bianche” mi ha fatto venire in mente quando io cercavo solo sassolini a forma di cuore… ma non ne trovavo mai.
Forse perché i cuori veri si lasciano trovare solo quando non li cerchiamo più.
Troppo poetica sta cosa delle barche. A Milano al massimo sento i clacson.
Le barche suonano più piano, ma portano più lontano. Anche i clacson, però, se ti svegliano.
voglio anche io scrivere una lettera alla me del futuro ma non so cosa dirle 😞
Scrivile anche solo “ricordati di respirare”. È già tantissimo.