Crisi, Fragilità, Illusioni, Solitudine

Crisi, Fragilità, Illusioni, Solitudine

Posted on October 11th, 2001 at 4:16 PM | Tags: | 0 Comments

PARTE UNO.

Quell’accaduto in sala giochi è diventato un punto di rottura, un confine invalicabile che ha spezzato il legame tra noi due. La mancanza di scuse e di comunicazione ha aggiunto un altro strato di dolore, creando un vuoto che sembra impossibile da riempire. E così, il silenzio diventa il muro impenetrabile che separa i due, lasciando la protagonista sola con i suoi pensieri e le sue emozioni frantumate.

Un respiro, uno solo, eppure mi sento stanca, come se avessi attraversato mille vite. Un’altra battaglia è finita, ma non è la guerra. Il cuore batte più forte, eppure la testa resta fredda. Il mondo fuori non si ferma.

I silenzi ci consumano. Mi chiedo se è troppo tardi per guardare indietro. Se tutto ciò che siamo stati fosse davvero così importante, o se fosse solo un’illusione. C’è chi fa del silenzio un’arte, e chi non ha altra scelta. Le parole, le parole non servono più. Non più per noi, almeno.

Lui se n’è andato e io sono rimasta con l’eco del suo volto, con il ricordo di quella sala giochi. È tutto finito con un gioco che non ha mai avuto regole. Nessuna. Un tempo per l’eternità. Poi è esplosa la verità, come un vetro rotto che non si può più riparare. Non c’è più spazio per scuse che non arrivano mai. Le scuse sono solo parole vuote, troppo stanche per essere pronunciate.

Non mi interessa più chi ha torto, chi ha ragione. È il silenzio a fare male, a punire chi resta. Non c’è più dialogo, solo il rumore dei passi che si allontanano. Non è vendetta, è solo il desiderio di non essere più ferita. Le parole sono affilate come vetro, tagliano e lasciano cicatrici che non si possono vedere, ma si sentono.

La solitudine è la compagnia più onesta che si possa trovare. Il mondo fuori è frenetico, ma dentro di me regna il caos. Il desiderio di scappare, di essere qualcosa di invisibile. Un corpo che non pesa, che non sente. Vedo tutto eppure non tocco niente. Vorrei essere di cristallo, fragile, intoccabile, per non sentire più nulla.

Ma forse il vero problema è che non so come fermare questo dolore. È come un riflesso che non riesco a guardare. Quando si infrange il vetro, non c’è più modo di ricomporlo. Resta solo la polvere, e la polvere non racconta storie. Resta la verità che non può essere ignorata, anche quando si fa male. E la verità è che siamo tutti fragili, ma nessuno vuole ammetterlo.

Mi chiedo se mai arriverà il giorno in cui ci guarderemo negli occhi e dirò tutto ciò che non ho detto. O se sarà troppo tardi.

Ma, davvero, c’è mai un momento giusto?

Lui, lei, noi, il silenzio… E’ davvero questo il nostro destino? Quanto ancora resisteremo prima che tutto si spezzi definitivamente? Cosa rimane quando il vetro si frantuma e non c’è più modo di rimetterlo insieme?

E se fosse proprio lì, nella fragilità, che si nasconde la vera forza?


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