Soglie Invisibili
Posted on September 13th, 1999 at 7:00 AM | Tags: Memoria | 9 Comments« Cammino in un tempo che non appartiene a nessuno, come se ogni passo fosse un eco di vite già vissute. »
Ci sono giorni in cui il confine tra ciò che eri e ciò che stai per diventare si dissolve,
lasciandoti sospesa in un attimo eterno #
C’è un’aria diversa questa mattina. Mi trovo davanti alla porta di un luogo che ho imparato a chiamare casa, ma che ora mi sembra quasi estraneo. Il primo giorno di scuola è sempre un territorio sconosciuto, nonostante l’apparente familiarità. Le mie scarpe battono sul pavimento, ogni passo un’eco nel corridoio.
Mi fermo un attimo, guardandomi intorno. I volti sono nuovi e vecchi allo stesso tempo. Gli occhi parlano lingue che non conosco ancora, ma che imparerò. Mi chiedo: chi diventerò quest’anno? La campanella suona, un richiamo che spezza il silenzio. Mi siedo al mio banco, che per anni è stato testimone di sogni e frustrazioni. La penna tra le dita è la mia arma, il quaderno il mio scudo. Eppure, sento un vuoto, come se qualcosa mi sfuggisse.
Il professor B. entra, e con lui una sensazione di gravità. È il mio insegnante di storia, un uomo che parla come se ogni parola fosse un ponte tra i secoli. «Oggi inizieremo da un concetto semplice: la memoria.» Memoria. Una parola che suona come un sussurro, un invito ad esplorare ciò che è stato per capire ciò che potrebbe essere. Mentre lui parla, la mia mente vaga. Penso ai luoghi che visito nei libri, alle storie che leggo nei volti di chi incontro. Ogni pagina, ogni persona è un frammento di qualcosa di più grande, un puzzle che non vedrò mai completo. Forse è questa la bellezza: sapere che non avrai mai tutte le risposte.
La giornata prosegue. La letteratura mi accoglie con il suo abbraccio caloroso, mentre la matematica mi sfida a trovare un ordine nel caos.
Ogni lezione mi ricorda che il mondo è complesso, ma proprio per questo affascinante.
Arriva la pausa pranzo. Mi siedo con i miei amici, ridiamo, parliamo di tutto e di niente. Ma dentro di me, sento che qualcosa sta cambiando. Ogni anno è una nuova battaglia, un nuovo inizio. Mi chiedo se sarò abbastanza forte, se riuscirò a superare le sfide che mi aspettano. Quando la campanella finale suona, mi trovo di nuovo davanti a quella porta. La stessa porta che stamattina sembrava così pesante da varcare. Adesso, però, è diversa. Non è più un ostacolo, ma un simbolo. Ogni giorno che attraverserò questa soglia, sarò una versione nuova di me stessa.
E tu, lettore, quale soglia stai per attraversare? Ti fermi o hai il coraggio di andare avanti, verso l’ignoto?
Remember me,
Eclipse
La scuola!!!!!!! Dove i sogni si mescolano con la matematica e le paure si camuffano dietro le lavagne. Almeno la cannella e l’arancia rendono tutto più dolce, no?
Ecco a noi, a farci carico di libri e aspettative! Lo zaino non è mai stato così pesante, ma ne vale la pena, giusto?
Passo di qui dal blog di Axiel. Davvero toccante! È vero, il peso dello zaino è tanto simbolico quanto reale. Ogni volta che lo indossiamo, portiamo con noi le nostre storie……
Non temere l’ignoto! Ogni inizio è un’opportunità. Abbraccia le tue paure e lasciati guidare dai sogni che porti nello zaino
Semplicemente stupendo! È come se fossi lì, all’ingresso della scuola. Il tuo modo di scrivere è ipnotico.
Non so te, ma per me l’inizio della scuola è sempre un colpo al cuore. Lo zaino pesa davvero come un macigno.
Non riesco a credere che l’estate sia già finita.
Ma dai, la scuola non è poi così male! Ci sono gli amici, le risate… anche se ammetto che l’idea di lasciare l’estate mi fa un po’ triste. Forse dovrei prendere un gelato?
Ciao. Sono Sonia. Non mi conosci sono amica di Axiel. Sei così brava a trasmettere la paura e l’ansia del cambiamento. Ogni anno porta con se’ nuove avventure e tu riesci a renderle così reali.