La trappola del tempo perduto
Posted on March 5th, 2001 at 4:00 PM | Tags: Esperienze | 0 CommentsIl tempo scivola via come sabbia tra le dita, inesorabile e spietato, e io sono qui, prigioniera della sua illusione #
I libri che avevo accumulato sul mio comodino sono sparsi ora come frammenti di un sogno irrealizzabile, eppure li guardo con occhi pieni di disperazione e speranza. È il periodo delle verifiche, e mentre il mondo sembra proseguire nella sua frenesia, io sono qui, a lottare contro i numeri e le parole che non riesco a fermare. Le formule mi inseguono, mi soffocano, mi avvolgono in un abbraccio troppo stretto. La mente sembra non riuscire a decifrare, a comprendere, come se il mio cervello fosse un territorio sconosciuto e ostile, dove ogni tentativo di razionalità si scontra con il caos. La scuola, il liceo scientifico, lo chiamano futuro. Lo chiamano destino. E io mi chiedo, con il respiro corto e il cuore che batte forte, “Ma cos’è questo futuro che mi aspettano?”
I libri che guardo ora non sono più amici. Ogni pagina mi sembra una condanna. Mi domando se davvero tutto ciò che studio abbia un senso. Le equazioni, la fisica, la chimica… Cosa mi daranno davvero, in fondo? La verità è che mentre leggo, la mia mente non si ferma mai. Una canzone, una voce lontana, un sogno che si intravede in fondo alla stanza. Ma l’incertezza è ciò che mi domina. Seduta a questo tavolo, con la testa che non smette mai di pensare, mi chiedo se tutto ciò che mi hanno insegnato abbia davvero preparato me, o se mi abbia solo reso una persona incapace di vivere fuori da questa gabbia di numeri e formule. Un universo di teoremi mi soffoca.
Ogni giorno, la stessa lotta. C’è una strana forma di comfort in questa sofferenza. Mi sembra di essere al centro di un palcoscenico, con le luci addosso, eppure nessuna musica suona. Perché sento che il palcoscenico si sta restringendo intorno a me? Come se ogni passo che faccio fosse più pesante dell’ultimo. Non è una marcia verso il successo. È una marcia verso l’ignoto. Ci sono momenti in cui desidero tutto tranne che questo studio interminabile. Voglio vivere. Voglio vivere senza catene, senza l’ansia del voto, senza dover sempre dimostrare qualcosa. La scuola, la fatica, le verifiche… un ciclo che non si spezza mai. Ma ogni volta che supero un ostacolo, ne arriva un altro, più alto, più difficile da scalare.
Alla fine della giornata, quando i libri sono chiusi e la mente finalmente si calma, mi ritrovo a pensare a quella sensazione di incompiutezza, come se ci fosse qualcosa che sfugge, che non riesco a cogliere. La vita è molto più di queste quattro pareti, di questa prigione di carta. Ma la domanda che mi tormenta è: questo è tutto ciò che sono? Sono solo questo, una serie di numeri e definizioni? La mia mente, nonostante i miei sforzi, non riesce a staccarsi da questo vortice. E se ci fosse qualcosa di più? Un senso che mi sfugge, una verità nascosta nelle pieghe di questa realtà che non comprendo? Ma la risposta sembra sempre troppo lontana, come un sogno che non riesci a raggiungere, un’idea che ti sfugge appena la tocchi.
Eppure, quando il silenzio arriva, mi ritrovo a chiedermi: «Cosa accadrà dopo? Cosa succederà quando tutto questo finirà?». E poi, senza un motivo preciso, ripenso a quel sogno che sembra sempre sfuggirmi, a quella parte di me che non riesco a comprendere. La verità è che non voglio essere solo quello che vedo. Voglio altro.
Ma come posso ottenere ciò che non so nemmeno immaginare? Come posso cambiare il mio destino se non conosco neanche la direzione?
L’unica certezza che ho è questa: il ciclo continua.
E allora, mi fermo. Prendo fiato e aspetto. Ma, nel fondo del cuore, qualcosa mi dice che, prima o poi, dovrò prendere una decisione. E quella decisione cambierà tutto.
Ma cosa sarò, davvero, quando tutto questo finirà?