Polvere, terrore, memoria viva
Posted on September 11th, 2001 at 7:30 PM | Tags: Rivoluzione | 0 CommentsLa sera si stende su di noi, mentre il mondo sembra fermarsi. La luce svanisce, l’aria è pesante di sospetti e di paura. Le notizie si susseguono frenetiche, ma nessuna può davvero prepararti a ciò che stai per sentire. #
L’ 11 settembre è un giorno che ci rimarrà dentro. Non importa dove ti trovi, non importa che tu stia vivendo la tua giornata come sempre. Il mondo è cambiato. All’improvviso.
Alle 14:46 ora locale, un aereo si schianta contro il World Trade Center, il cuore pulsante della potenza americana. Un’esplosione, un suono che scuote l’aria, qualcosa che nessuno può comprendere appieno. Poi, il secondo. E il terzo. L’impossibile diventa possibile. La paura è diventata tangibile, come una morsa che stringe ogni respiro.
Come si fa a guardare un cielo sereno e sentire che non è più lo stesso?
Non c’era tempo per prepararsi, non c’era tempo per riflettere. Solo il rumore della morte che si diffondeva nelle strade. La folla che corre, che scappa senza sapere dove, ma senza poter rimanere. Perché quel che è successo lì, ha colpito tutti. Il crollo delle torri non è solo la polvere che sale, ma la fine di un’epoca. Perché non si tratta solo di un attacco. Si tratta di qualcosa che ci tocca nel profondo, che ci cambia, che ci rende vulnerabili.
La guerra è diventata concreta, realissima, nelle nostre vite, nelle nostre case. Nessuno è più al sicuro. Non c’è più distanza tra noi e il mondo che crolla. Non c’è più una barriera che ci protegga dall’impossibile. Ma quante vittime ci sono? Decine, forse centinaia, di persone che ora non hanno più un nome. Uomini e donne che non vedranno mai più il domani. Una cifra che nessuno può quantificare, una dimensione che sfida ogni comprensione.
Per loro, per quelli che stanno ancora cercando di salvarsi, non ci sono parole che possano lenire la ferita.
Come puoi scrivere di qualcosa di così grande senza cadere nel vuoto di ciò che non puoi afferrare?
Cosa può fare l’uomo quando il cielo sembra essere caduto?
Siamo così piccoli, così impotenti, di fronte a una simile tragedia.
Lo sappiamo, ma non lo possiamo accettare.
Cosa ci lascia questo? Solo una domanda che rimbomba dentro di noi.
Qual è il prezzo della nostra sicurezza?
E che prezzo siamo disposti a pagare per fermare l’impossibile?
Le risposte non esistono ancora.
Forse non arriveranno mai.
Per ora, ci resta solo il silenzio, quello che precede l’urlo della disperazione.
Perché, in fondo, sappiamo che nulla sarà mai più come prima.
Siamo davvero pronti ad affrontare ciò che questo giorno ci ha fatto capire?
Remember me,
Eclipse