Guerra, Dolore, Speranza, Sconfitta
Posted on March 19th, 2002 at 1:37 AM | Tags: Rivoluzione | 0 CommentsLe bombe cadranno, ma che cosa rimarrà di noi, quando il fragore della guerra sarà cessato?
Cosa costruiremo con le rovine?
Le parole risuonano nell’aria come un ordine. Quella parola che avevo sentito nei corridoi delle ambasciate, nei sussurri degli spazi vuoti: guerra. Il corpo non sa mai come reagire a questa parola, lo spirito forse peggio. La notizia arriva come un pugno nello stomaco. Gli Stati Uniti lanciano l’Operazione Anaconda in Afghanistan, la risposta definitiva a un attacco che ha scosso il mondo. I talebani, al-Qaeda, il terrorismo: sono questi i nemici. Ma siamo davvero pronti a combatterli? A distruggere per costruire qualcosa di nuovo?
Se ci pensi, c’è qualcosa di strano in tutto questo. La guerra è sempre stata una soluzione radicale, sempre una via stretta e tortuosa. Perché siamo qui, a parlare di morte, di dolore, di bombardamenti che scuotono la terra come un terremoto? Ogni volta che un soldato cade, ogni volta che una vita è spezzata, c’è una riflessione che ci tormenta. È giusta la guerra, davvero? O è solo un meccanismo ingiusto, che ci costringe a calpestare il futuro per vendicare il passato?
Ma non si può ignorare che, alle volte, la guerra sembra inevitabile. Quando le parole non bastano, quando il dialogo si spezza, quando il mondo è diviso, che altra scelta rimane se non quella di reagire con forza? <È difficile ignorare la necessità di difendersi, di proteggere ciò che resta di umanità in un angolo sempre più buio. Ma c’è anche un altro lato della medaglia, una domanda che rimbomba dentro di noi, ogni giorno: quante vite dobbiamo sacrificare per fermare un’altra violenza?
I costi sono altissimi. Le promesse di pace si sciolgono sotto il peso della violenza. Eppure, c’è chi ancora crede che, dietro l’orrore, ci sia una speranza. Una speranza che la guerra possa portare un cambiamento. Ma c’è una verità che difficilmente riusciamo ad affrontare: ogni guerra è un fallimento dell’umanità, un segno che siamo incapaci di risolvere le cose senza fare danno. Questa è la realtà. Una realtà che si fa fatica ad accettare.
I talebani sono uno degli attori principali di questa tragedia, ma anche gli Stati Uniti, con il loro intervento massiccio, non sono immuni da colpe. In nome della libertà, della giustizia, della difesa dei diritti umani, si scatenano battaglie che uccidono non solo i nemici, ma anche il nostro stesso spirito.
La domanda è: cosa vogliamo veramente? Vogliamo davvero costruire un futuro su macerie?
Perché alla fine, la guerra non fa altro che rivelare ciò che c’è di più buio in noi. E lo fa senza pietà, senza lasciare spazio alla speranza. È questa la nostra condanna: l’incapacità di trovare un’altra via. Forse, quando sarà tutto finito, guarderemo indietro e ci chiederemo se ne è valsa la pena. La guerra, alla fine, ha davvero portato pace? O ha solo seminato altra morte?
Quello che rimarrà saranno i ricordi, l’impossibilità di trovare una risposta a questa domanda. Non possiamo ignorare ciò che abbiamo fatto. Non possiamo fare finta che tutto sia stato giusto. Ma forse, in fondo, la guerra è solo l’ennesima illusione: un’illusione che la violenza possa darci ciò che cerchiamo.
Il cielo sarà ancora scuro, ma forse, in qualche angolo remoto del mondo, qualcuno continuerà a lottare per la speranza. Forse, non tutto è perduto. Ma cosa resterà, quando sarà finita? Quando la polvere si sarà posata, quando il silenzio tornerà a regnare, cosa avremo costruito davvero?