Svegliarsi nel caos oscuro

Svegliarsi nel caos oscuro

Posted on January 8th, 2003 at 5:30 AM | Tags: | 0 Comments

Ci sono risvegli che non accettano compromessi: ti afferrano, ti scuotono, ti costringono a guardarti dentro #

La sveglia urla con una violenza che non le appartiene. È il giorno? È ancora notte? Il tempo, questa mattina, è solo un’illusione. Il buio fuori dalla finestra non offre risposte. Mi alzo come un automa, sentendo un vuoto nel petto che si agita come un mare in tempesta. Ogni respiro è un richiamo a una realtà che rifiuto di affrontare.

Mi trascino verso il bagno, osservando la mia immagine riflessa nello specchio: «Chi sei oggi?» Lo chiedo, ma la risposta non arriva. È solo uno sguardo stanco, gonfio, pieno di domande che non oso pronunciare ad alta voce. Sento il peso di mille scelte non fatte, di promesse non mantenute, di sogni abbandonati al primo ostacolo.

Il caffè borbotta nella caffettiera, la sua voce familiare un’ancora fragile in questo turbine di caos interiore. Ogni sorso è un atto di ribellione contro la stanchezza, un piccolo trionfo contro l’abbandono. Ma mentre il liquido scuro scorre nella mia gola, sento che non basta.

Fuori, la città si risveglia lenta. Le luci si accendono una dopo l’altra, come stelle in un cielo urbano. «Eppure, qualcosa manca» mi dico. Ogni rumore sembra un eco distante, ogni movimento un’ombra senza sostanza. La vita va avanti, ma io sono ferma, bloccata in questo istante che non vuole finire.

La scrivania mi aspetta con i suoi fogli sparsi, i suoi progetti incompleti. Ogni riga è un rimprovero silenzioso, ogni parola una lama che incide il mio orgoglio. Scrivere oggi sembra una tortura, ma so che è l’unico modo per sopravvivere. Mettere ordine nel caos. Dare un senso a ciò che senso non ha.

Il mondo fuori non si ferma, e io devo scegliere se seguirlo o restare indietro. È una decisione che pesa, che mi paralizza. «Perché è così difficile?» mi chiedo, mentre il giorno avanza e io resto immobile, come un’ombra senza corpo.

Le domande mi perseguitano. Sono uno spettro che si insinua nei momenti di silenzio, un sussurro che non posso ignorare: «Dove sto andando? Chi voglio essere?». E tu, hai mai sentito il peso di un risveglio che non perdona? Che scelta faresti, se il mondo ti aspettasse mentre tu sei ancora ferma?

Remember me,
Eclipse


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