Quando il sapere è assente

Quando il sapere è assente

Posted on January 9th, 2003 at 5:30 AM | Tags: | 0 Comments

Un libro non è mai solo inchiostro e carta: è un urlo, un abbraccio, una ferita #

Apro il libro come si apre una porta su un mondo sconosciuto. Le pagine scivolano tra le dita, ma ogni parola sembra pesare più di quanto possa sopportare. La mia mente si ribella, stanca, confusa, come un viaggiatore perso senza bussola. Provo a concentrarmi, ma le frasi si spezzano, si perdono nel vuoto. «Perché è così difficile?» mi chiedo, fissando quelle righe che sembrano sfidarmi. Ogni tanto alzo lo sguardo al soffitto, cercando una risposta che non arriva mai.

Mi ostino a leggere, ma la mia mente fugge altrove. Forse è la stanchezza, forse è quella sensazione di lotta impari contro il tempo e le aspettative. Eppure, dentro di me, c’è un desiderio ardente: capire, imparare, far mio quel sapere che sembra così lontano.

«Shakespeare si sarà sentito così davanti alla sua penna?» penso con un sorriso amaro. Lui, maestro delle emozioni, avrebbe trovato un modo per far cantare anche le parole più banali. Io, invece, mi sento come una comparsa smarrita su un palcoscenico troppo grande.

Mi alzo, cammino per la stanza, parlo da sola. Provo a leggere ad alta voce, modulando il tono, quasi recitando. Ma le parole restano lontane, sfuggenti, come sabbia tra le dita. La frustrazione cresce, ma non mi arrendo. Perché so che, in fondo, ogni libro è una sfida, e ogni sfida è un’opportunità.

Forse la soluzione non è combattere queste parole, ma lasciarle fluire, lasciarle vivere. Forse devo smettere di cercare di capirle e semplicemente sentirle. Lasciare che mi attraversino, che trovino un posto dentro di me, anche se non riesco a spiegare perché.

Mi siedo di nuovo. Respiro. Apro il libro e ricomincio da capo. Questa volta, leggo senza fretta, senza pressione. E qualcosa cambia. Una frase si illumina, un pensiero si chiarisce. È come se il libro avesse finalmente deciso di parlarmi. Forse non sono io che devo conquistare le parole: sono loro che, piano piano, conquistano me.

Cosa ci insegna il silenzio delle pagine che non riusciamo a decifrare? Forse, a volte, basta ascoltare. O lasciarsi ascoltare. Tu cosa ne pensi?


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