Memorie di una liberazione

Memorie di una liberazione

Posted on January 27th, 2004 at 12:39 AM | Tags: | 0 Comments

Ci sono giorni che non smettono mai di gridare, anche quando il tempo tenta di soffocarli #

Per quelle persone, quel giorno è stato tutto. Un varco tra la fine e l’inizio. Un filo sottile tra l’incubo e la vita. Il vento pungente tagliava l’aria gelida, eppure non sentivano il freddo. Erano troppo occupati a cercare la luce che, da troppo tempo, si era nascosta nell’oscurità.

Vedo il sole che si affaccia timido sopra il confine di un mondo ormai distorto. Dentro di me scorre un desiderio strano, irrequieto. È come se quel piccolo raggio fosse l’ultimo battito di un cuore dimenticato. Un piccolo miracolo che non credevo più possibile. Ma loro, lì, dovevano essere già abituati al buio. Abituati alla paura che cresce dentro come una malattia, che ti morde fin dentro le ossa, senza pietà.

« Arbeit macht frei », scrivono le lettere arrugginite sul cancello. Una bugia eterna, forse l’ultima, che si strappa via con un urlo muto. La promessa di un lavoro che ti avrebbe liberato, ma che, alla fine, ti ha ridotto ad un corpo senza anima, senza sogni. Eppure, oggi, in quella stessa aria densa, in quel fango che sembrava l’unica cosa che potesse toccarli, c’era una speranza. La speranza di chi, a lungo, ha creduto che la morte fosse l’unico rifugio.

Le porte si aprono, lentamente. L’inferno non scivola via come fumo nel vento. No. L’inferno lo senti sulla pelle, e non c’è modo di dimenticarlo. Quella terra, che per anni ha visto ogni angolo della sofferenza umana, ora ha una nuova luce. Non è solo il sole che torna a splendere. È qualcosa di più grande, qualcosa che nessuna prigione, nessun muro, nessun ferro può contenere. È la libertà, finalmente. Ma è anche il dolore di chi non sa più come respirare, come camminare, come sperare.

I loro occhi, che si trovano per la prima volta davanti a una luce che non è più un sogno, sembrano persi. Il corpo stanco, le membra spezzate dalla fame e dalla fatica. Ma gli occhi… Quegli occhi raccontano una storia che non troverai nei libri. Una storia che parla di sopravvivenza, ma anche di una paura che non si placa mai. Un incontro con la luce, sì. Ma una luce che non è mai stata del tutto loro.

Eppure, in qualche modo, devono avere trovato una forza che nemmeno loro sapevano di possedere. La liberazione non è solo la fine di una prigionia fisica. È un viaggio che inizia dentro. E in quel momento, forse, in mezzo a quel mare di volti, ho visto una scintilla che bruciava. Perché quando ti viene restituita la libertà, non sai come viverla. Ma non puoi più tornare indietro.

Era la fine di un incubo, ma anche l’inizio di un altro viaggio. Una nuova prigionia. Dentro. Come si può sopportare un simile dolore? Come può l’anima, straziata, continuare a sperare? La risposta è che nessuna risposta basta. Ma la domanda resta. E quella, sì, è per sempre. Vivere non è solo respirare. Non è solo un’azione meccanica. Vivere è decidere, giorno dopo giorno, di alzarsi nonostante tutto. Come si fa a vivere dopo aver visto l’inferno? Dove si trova il coraggio di affrontare il mondo quando la tua carne è stata consumata dalla violenza e dalla paura? L’incredibile capacità di resilienza dell’anima umana mi lascia senza parole. Come possiamo noi, oggi, utilizzare la libertà che ci è stata data per fare qualcosa di giusto?

La libertà non è mai un dato acquisito. Non è mai scontata. È un dono che va conquistato, ogni giorno. Eppure, quante volte l’abbiamo data per scontata? Quante volte abbiamo ignorato la bellezza di una vita che è rimasta intatta, nonostante la crudeltà che ci circonda?

• Remember me,
• Eclipse


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