Il Respiro del Silenzio Tecnologico
Posted on April 3rd, 2004 at 1:23 PM | Tags: Algoritmi | 0 CommentsOggi è il grande giorno #
Oggi, la macchina mi parla. Non con le parole, non con le frasi fatte che leggo nelle guide, ma con il suo respiro stanco. Il mio iMac blu, il primo della sua specie, non è più il giovanotto brillante che un tempo splendeva sulla mia scrivania. No, ora è una carcassa che ha visto troppo, che ha memorizzato troppi sogni, troppi dati, troppi fallimenti. La sua lentezza è la sua confessione silenziosa, la sua sofferenza, eppure c’è qualcosa di profondo e misterioso in questo suo sussurro.
La finestra è aperta e il vento entra, ma non porta freschezza. Porta solo un’aria calda che mescola odori di polvere, di vecchi libri e di caffè ormai freddo. Il mio iMac sembra riconoscerlo, sembra sentire lo stesso respiro in questa stanza vuota. Lo guardo con attenzione: il vetro del monitor è segnato da impronte che non riuscirò mai a pulire del tutto. Ogni angolo è un riflesso di ciò che è stato. Ogni segno sulla sua superficie mi parla di ieri. E io, che non sono mai stata brava a dimenticare, lo sento come un peso. Ogni click è un atto di liberazione. Un atto di ribellione contro ciò che non posso più portare con me.
Faccio scorrere il cursore sulla schermata che si è fatta lenta, incerta, come se stesse aspettando un segnale. Lo trovo, il pulsante di formattazione. Il respiro si ferma, come se il mondo si fermasse con me.
Mi preparo. Le mani si stringono attorno alla tastiera, il suono dei tasti sembra quasi il battito di un cuore, non più il mio, ma di un’altra macchina che ha preso vita. Il mouse scivola sul tavolo, come se stesse cercando il suo posto, ma io lo prendo. Ogni movimento è un atto di redenzione. A ogni click, il passato viene eliminato, i dati vanno via, si dissolvono in un vuoto che mi fa tremare. Eppure, c’è qualcosa di liberatorio in tutto questo. Non c’è più spazio per gli errori, per le memorie vecchie. Solo una nuova partenza, una pagina bianca che sa di paura e di speranza.
Ma mentre la macchina si prepara a dimenticare, mi trovo a riflettere su ciò che sto facendo. Perché ho bisogno di tutto questo? Voglio davvero dimenticare? O è solo il desiderio di avere un controllo su qualcosa che mi sta sfuggendo? La stanza è silenziosa, ma dentro di me ci sono mille domande. Mille dubbi. È davvero necessario resettare tutto? O c’è qualcosa che andrebbe lasciato essere? Cos’è davvero la memoria, se non un peso che non sappiamo mai se portare o abbandonare?
Mi lascio avvolgere dalla sensazione di vuoto che sta crescendo, mentre il computer si svuota, cancellando tutto ciò che ho costruito. Non c’è più niente di quel vecchio mondo. Non c’è più nulla da guardare. Il respiro che il mio iMac trattiene è il mio respiro, eppure non sento sollievo. Forse non si può davvero ricominciare da zero.
Ho bisogno di tempo. Ho bisogno di capire se davvero posso vivere senza ciò che lascio andare. Ma non c’è risposta facile. Nessuna risposta che possa cancellare il silenzio che si è fatto più forte con ogni click.
Formattare è davvero l’unico modo per andare avanti? O siamo solo in cerca di una liberazione che non esiste?
La domanda resta sospesa, nel silenzio del computer che si riempie di nuove possibilità. Cosa fare con la memoria che rimane dentro di noi, quando tutto il resto sembra sparire?
• Remember me • Eclipse •