Dove le stelle vegliano
Posted on August 26th, 2004 at 11:30 PM | Tags: Memoria | 0 CommentsNel deserto bruciato dal sole, sussurri di vento portano l’eco dei lamenti, mentre le ombre delle rovine raccontano storie mute di speranza infranta e destino incerto, dove il cielo sembra piangere lacrime di fuoco sopra un terreno intriso di dolore e disperazione.
«Eclipse – Dedicata alla guerra in Iraq»
La guerra non è mai un capitolo che si può chiudere. Rimane nel silenzio delle ombre #
Oggi, il dolore ha bussato alla porta dell’Italia con una crudele notizia: Enzo Baldoni, giornalista coraggioso e incrollabile difensore della verità, ci ha lasciati. Il deserto iracheno, teatro di orrori inenarrabili, ha reclamato la sua vita, portandolo via da noi troppo presto.
La sua penna, affilata come una spada e sincera come il cuore di un bambino, ha sempre cercato la verità, anche quando era nascosta nelle pieghe più oscure della realtà. Attraverso i suoi reportage, ha dipinto un quadro vivido e crudo del mondo, mettendo in luce le ingiustizie e le sofferenze dei più deboli. L’Italia piange la perdita di un figlio valoroso, un uomo che ha sempre osato alzare la voce contro l’ingiustizia e l’oppressione, senza mai piegarsi di fronte alle minacce o alle difficoltà. La sua memoria rimarrà viva nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di essere stati toccati dalla sua umanità e dal suo impegno.
Che la sua luce continui a brillare nel buio della notte, guidando le generazioni future lungo il sentiero della verità e della giustizia. Enzo Baldoni può essere caduto, ma il suo spirito rimarrà sempre presente, come una stella luminosa nel cielo della memoria. Riposa in pace. Addio, caro Enzo.
PS:
Mentre leggevo la notizia della sua morte, una strana sensazione mi ha assalita. Non è giusto. Non è mai giusto che uomini come lui vadano via così. La sua battaglia era la nostra battaglia, il suo cuore pulsava al ritmo del mondo che non si ferma mai, anche quando le ombre ci avvolgono.
Ho posato gli occhi su un dettaglio insignificante: una tazza di caffè abbandonata sul tavolo accanto a me, il suo vapore che si dissolve lentamente nell’aria fredda della notte. Ogni volta che osservo qualcosa di simile, sento il peso della vita che scivola via, senza che noi possiamo fermarla, fermare l’inevitabile. Perché continuare a vivere in un mondo che accoglie i coraggiosi e li getta via come fossero solo foglie secche al vento? Eppure, il caffè è ancora lì, il suo aroma denso, caldo, contrastante con il gelo che sento nel cuore. Come se fosse tutto normale. Ma non lo è. Ho bisogno di capire. Devo capire.
Osservo fuori dalla finestra, le stelle sembrano lontanissime, come se stessero guardando dall’alto tutto ciò che sta accadendo, senza poter intervenire. Le stelle piangono mai? O forse è solo il silenzio, che urla nei posti più bui, nei luoghi dove il coraggio di un uomo è stato cancellato troppo presto. Sei mai stato davvero pronto a lasciare un segno su questa terra, consapevole che qualcuno, un giorno, avrebbe potuto spegnerlo così facilmente? Come fai a vivere quando il mondo non è più quello che conoscevi? Vale la pena di combattere? O forse, come diceva Enzo, la battaglia non finisce mai. Ma che ne è della nostra memoria, ora? Della nostra lotta quotidiana per qualcosa di più grande di noi? E quando tutto sembra svanire, chi resta a raccontarlo?
Riposa in pace, Enzo.
La tua memoria sarà come una stella che brilla nel buio,
un faro per chi come te ha scelto di non piegarsi, di non tacere.
Fabrizio De Andrè – La canzone di Marinella
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