Il silenzio dopo l’eco
Posted on January 1st, 2005 at 9:00 AM | Tags: Memoria | 0 CommentsMentre l’anno vecchio si dissolve, il nuovo anno risplende come una promessa #
È il primo gennaio 2005. La notte è immobile, la città è deserta. Il gelo delle strade si fonde con l’inquietudine del passaggio del tempo. Non c’è il solito frastuono, nessun applauso, nessuna folla. Solo il silenzio rotto dal lontano rimbombo dei fuochi d’artificio, ormai svaniti in un cielo nero, striato di colori effimeri. La terrazza su cui mi trovo è vuota, solo io e il vuoto che mi circonda. Ogni passo risuona forte, come una provocazione. L’aria è fredda, ma non è il freddo fisico a togliermi il respiro. È il freddo delle cose che non si dicono, degli anni che passano e delle ombre che si allungano senza che tu possa fermarle. Mi fermo un attimo. Respiro.
Nell’aria, un odore sottile. Non è il profumo dei fiori, né quello dei cibi che tanto avrei voluto avere a questa tavola. No, è un miscuglio di polvere, di terra bagnata e di ricordi. La città dorme, ma in questo momento tutto mi sembra così vivo, così pulsante. Penso al passato che scompare inesorabile, ai momenti che non torneranno mai più. Le risate di chi non è più con me, la compagnia di chi si è disperso nelle pieghe del tempo. La memoria si fa peso, un peso che non si stacca mai del tutto.
Eppure, in qualche angolo del mio essere, sento qualcosa di nuovo. Come un’onda che si forma lontano, invisibile, pronta a travolgermi. Un anno è appena iniziato, ma il suo inizio è vuoto, fluido. Un foglio bianco che non sa ancora cosa scriverci sopra. Non è un anno che mi promette felicità, non è un anno che mi rassicura. È un anno che mi sfida. Mi dice: «Non credere che sia facile». Poi, improvvisamente, mi torna in mente un dettaglio che sembrava insignificante: una foglia che vola via nell’aria gelida, in solitaria. Non c’è vento. Eppure quella foglia sembra scegliere di andarsene. Si muove contro tutto, contro la logica stessa. Vola via perché può. Come se sapesse che, per rimanere aggrappata a qualcosa, dovesse rinunciare a se stessa.
Quando è che ho smesso di volare via come quella foglia? Forse ho passato troppo tempo cercando di ancorarmi, di restare stabile, di non cedere alla forza dell’incertezza. Ma è proprio lì che si trova la vita, no? Nell’incertezza. Nel non sapere dove si sta andando. Ho smesso di guardare l’orologio. Non sono mai stata brava con le attese, non sono mai stata brava con i ritmi che mi impongono gli altri. C’è una parte di me che si è stancata di contare i giorni. Eppure, proprio quando sembra che il tempo scivoli via, ecco che si presenta il nuovo anno, carico di domande. Non mi serve una risposta. Non voglio una risposta. Voglio solo vivere la domanda, senza cercare soluzioni facili.
E il futuro? Non lo so. Non so cosa mi riserverà. Ma mi piace pensare che, proprio come quella foglia, anche io posso volare via. Senza paura. Forse il futuro non è mai davvero definito, forse è solo il riflesso di ciò che scegliamo di essere in ogni singolo momento. E noi, in fondo, non siamo altro che foglie che volano nell’aria. Mi fermo, osservo ancora il vuoto della città. Quello stesso vuoto che ci fa sentire piccoli, insignificanti. Ma, in fondo, proprio lì, in quel silenzio, possiamo ascoltare la nostra voce, quella che non viene mai pronunciata. E, forse, è quella che conta davvero.
E tu, cosa scegli di essere in questo momento, proprio ora?