Viaggio nel cuore dell’incomprensibile

Viaggio nel cuore dell’incomprensibile

Posted on July 7th, 2005 at 8:30 PM | Tags: | 0 Comments

Il tempo non aspetta nessuno. Ciò che accade, accade e basta. La realtà non ha misericordia. Non puoi fingere che non sia successo, non puoi dimenticare. Eppure il cuore, nonostante tutto, continua a battere, sempre più forte.

Non ti ho aggiornato da molto, lo so. La ragazza che si faceva chiamare “me”, che si nascondeva dietro il mio schermo, ha deciso di sparire. Il suo blog è chiuso, il link del suo forum è cambiato. E tu sai cosa significa. Non ho accesso, e non m’interessa più nulla di quello che fa o non fa. Io so chi sono. E se lei non lo sa, i problemi sono suoi, non miei. Eppure qualcosa non mi lascia in pace, come un buco nero che inghiotte anche la luce più piccola.

E poi c’è Londra. O meglio, c’è quello che è successo lì, quella città che, in un attimo, ha smesso di essere un’idea e si è trasformata in un grido. L’ho visto in tv. Le immagini che scorrono: un uomo che si trascina via, il fumo che sale, il caos che implode. Un attentato. Una violenza che è entrata dentro le case di tutti noi, e il mondo si è fermato per un secondo, come se avessimo sentito il nostro cuore battere più forte.

Il mondo cambia, e noi non riusciamo nemmeno a capirlo. Non ci prepariamo mai a una simile ferita. Ma oggi, quel dolore non è solo di Londra. È di chiunque ci sia mai stato, di chiunque abbia visto il mondo crollare sotto i suoi occhi. Quando ci renderemo conto che il nostro silenzio è una complicità? Volevo fermarmi, osservare l’aria che si muove, ma il rumore è troppo forte. Non so se è il respiro di chi è sopravvissuto o il peso di quello che è accaduto. Ogni dettaglio, ogni sensazione mi colpisce con la stessa forza di un pugno nello stomaco. La mia mente viaggia, ma il corpo rimane sospeso in questo inverno luglio, che non sa se essere estate o autunno. Quando il mondo crolla, crolla anche la nostra sicurezza di avere il controllo su qualcosa.

Sono seduta davanti al mio schermo, mentre fuori la notte si fa carico di un’ombra pesante. Non c’è nessun profumo di caffè a riempire l’aria. È il suono sordo di una realtà che ci spaventa a domandare: Cosa accadrà domani? Ogni gesto che faccio oggi sembra non avere più un senso. Sono al tavolo, ma non è la solita sera. La penna scivola sulla carta con una rabbia che non mi appartiene, ma che sento pulsare dentro. Non posso fare altro che scrivere, perché nulla di più si può dire. Nulla di più si può fare. Le parole sono tutto ciò che ho. Eppure, mentre il mio sguardo scivola sulla finestra, vedo qualcosa che mi strazia. È il riflesso della luna, così pallida, quasi morta, che gioca con le ombre degli alberi. La solitudine di quel cielo vuoto mi toglie il respiro. Cosa resta di noi quando non possiamo più rispondere?. A Londra è successo qualcosa che nessuno dovrebbe mai vedere. Ma anche qui, anche noi, siamo stati spettatori di un attentato che è dentro ciascuno di noi. Perché il mondo che vediamo, quello che possiamo toccare, non è più al sicuro.

E ora, dopo questo, posso davvero tornare alla mia routine? Posso davvero lasciar passare il tempo, come se nulla fosse accaduto? Il mondo sembra sempre più lontano, come un film che non riesci più a seguire, un libro che non riesci a leggere. Cosa resterà dopo tutto questo? Come possiamo davvero continuare a vivere in un mondo dove la violenza è così vicina, così palpabile? Cosa succede dentro di noi quando il mondo si ferma e noi non possiamo fare niente per fermarlo?

Forse la risposta non arriverà mai, ma è la domanda che dobbiamo continuare a porci.


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