La Giungla del Possibile
Posted on June 27th, 2007 at 11:12 PM | Tags: Progresso | 0 CommentsC’è un momento in cui smetti di aspettare risposte e cominci a farti domande #
La ricerca di un lavoro è più di una semplice routine; è una lotta per definire il proprio spazio nel mondo. Ogni invio di curriculum somiglia a un messaggio in bottiglia, lanciato in un oceano indifferente. Sogni che qualcuno, dall’altra parte, lo raccolga. Eppure, troppo spesso, rimani lì, a fissare la tua casella di posta vuota, il cuore che batte come una sveglia rotta: incessante, inutile.
Oggi il caffè non ha l’aroma amaro dell’attesa, ma qualcosa di diverso. C’è una boccetta di vaniglia dimenticata sul ripiano della cucina, accanto a un libro lasciato aperto. Lo aggiungo al caffè per curiosità, e il profumo dolce si scontra con il suono distante delle auto sulla tangenziale, che non dorme mai. La città pulsa, respira, ma io sono qui, ferma. Mi chiedo: cosa ci vuole per muovermi davvero?
Il silenzio della sala d’attesa si rompe solo per lo squillo improvviso del telefono. Il cuore accelera. Rispondo, ma è solo un call center. È una beffa quasi grottesca. Mi accascio sulla sedia, mentre il rumore bianco del frigorifero riempie la stanza. Mi alzo e apro la finestra. Una busta di plastica danza nell’aria, sospinta dal vento. La guardo, ipnotizzata. Si avvolge attorno a un lampione, come un simbolo beffardo di resilienza: fragile, eppure capace di aggrapparsi a qualcosa.
La resilienza. È questo che ci manca? O forse ci manca solo qualcuno che creda in noi?
Quando smetteremo di essere spettatori delle nostre vite e inizieremo a riscrivere il copione?