L’estate che Arde

L’estate che Arde

Posted on July 4th, 2008 at 5:00 PM | Tags: | 0 Comments

Il calore di quest’estate sembra voler arrivare con la forza di un destino inevitabile. Milano lo avverte, e io lo avverto dentro di me. Il sole batte senza pietà, eppure la città non si ferma mai. Ci sono giorni in cui il sudore sembra fare parte dell’aria stessa, un’incessante voglia di scivolare via da tutto ciò che è statico, dal tempo che scorre senza sosta. Eppure, è proprio in questo fuoco che trovo una nuova consapevolezza di me stessa. Il lavoro, quello che sembra essere solo una routine ormai, mi travolge come ogni estate. La clientela nel negozio di solarium si mescola con la luce. Una miscela di sorrisi forzati e risate che nascondono le ansie del quotidiano. Mi muovo tra l’odore del bronzo e quello dei lettini, un mix che sa di attesa. Le conversazioni dei clienti scorrono leggere, scivolano via come sabbia in una clessidra che non si ferma mai. Io, però, non sono come loro. Non so se sono più stanca o più viva in questo caldo che mi avvolge come una coperta bollente.

Ogni piccolo gesto sembra amplificato dalla luce di questi giorni, ogni passo sembra più pesante, eppure, nell’intensità di questo caldo, mi trovo a riflettere su come io stessa stia cambiando. Cammino per Milano, una città che non sembra mai quieta. La gente è frenetica, la strada è un fiume di corpi, di volti che non smettono mai di muoversi. Mi soffermo ad osservare un gelato artigianale esposto in una vetrina: i colori dei frutti, il bianco della panna, l’intensità del cacao… è come se il mondo stesso si fosse trasformato in un quadro di dettagli, ognuno con la sua bellezza imperfetta. Eppure non mi fermo, la vita è qui, in movimento. Milano è un viaggio, ed io mi trovo immersa in questa tempesta di colori, in questa confusione di sensazioni. Ogni angolo ha una storia da raccontare, ogni gesto ha un suo significato, eppure non c’è tempo per fermarsi a riflettere.

Quando finisco di lavorare, la luce del giorno lascia il posto a una notte che sembra non arrivare mai. L’aria è densa, ma mi immergo nel mio rifugio: la palestra. Non avrei mai pensato che un luogo come quello, carico di fatica e sforzo, potesse diventare il mio angolo di pace. Qui, lontana dalla confusione, mi trovo con me stessa. Non ci sono altri rumori, tranne il battito del mio cuore e il suono dei miei respiri. Ogni movimento è un atto di resistenza, ogni peso che sollevo è un passo più vicino a qualcosa che ancora non comprendo. La fatica diventa meditazione. Qui mi trovo, sola, senza scuse, in completo confronto con me stessa.

E poi, nei fine settimana, c’è il Lago di Como. Non mi basta più Milano, non mi basta più la sua frenesia. Cerco la calma, il silenzio di un angolo che il tempo sembra aver dimenticato. Il lago è una poesia che si scrive senza parole. L’acqua, che riflette il cielo, i monti che abbracciano il lago, la calma che mi invade. In questo spazio, finalmente, trovo la pace che non riesco a trovare nella città. E mi chiedo: come è possibile che un luogo così piccolo possa contenere tanta bellezza? Non ci sono risposte, solo domande. Eppure, ogni volta che ci vado, mi trovo ad ascoltare quelle domande senza sperare che arrivino le risposte.

Milano e Como. Due mondi che vivono dentro di me. La città mi spinge a lottare, a non fermarmi mai, ma è il lago che mi richiama, che mi ricorda che esiste un’altra parte di me. La domanda non è quale dei due luoghi sia migliore, ma quale dei due mondi mi definisca di più. La mia estate è fatta di contrasti: il caldo che mi brucia la pelle, la fatica che mi forgia, la bellezza che mi lascia senza fiato. Tutto si fonde in un’unica esperienza che mi cambia, che mi fa sentire viva, che mi fa capire che, in fondo, non c’è mai un vero riposo, ma solo un continuo cambiamento, un adattamento alle circostanze. Ma, a volte, mi fermo a pensare: la vita che stiamo vivendo è quella che volevamo? Oppure ci accontentiamo, giorno dopo giorno, dei frantumi che ci restano nelle mani?

• remember me •
• Eclipse •


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