Urlo Muto tra Ombre

Urlo Muto tra Ombre

Posted on November 4th, 2008 at 11:43 PM | Tags: | 0 Comments

È come se niente più esistesse #

La notte mi avvolge come una coperta troppo pesante. Ogni angolo della mia mente si sente soffocato da un silenzio che sembra grattarmi dentro. Un silenzio che non è vuoto, ma pieno di tutto ciò che non riesco a dire. Ogni pensiero è come un filo di seta, teso al limite, pronto a spezzarsi. Eppure, non riesco a fermarmi. Continuo a pensare, come se ogni pensiero fosse un tentativo di sopravvivere a qualcosa che non capisco, ma che mi perseguita.

Nel solarium, il rumore del ventilatore si mescola con il respiro affannoso dei clienti, il calore artificiale che avvolge la pelle come un abbraccio troppo stretto. Ma io non vedo nessuno. Non sento nessuno. Il mio sguardo è fisso, incatenato a qualcosa che si trova oltre queste pareti. Non c’è spazio per distrazioni, non c’è spazio per la leggerezza. Eppure tutto il resto si muove, mentre io sono ferma in un angolo della mia mente, in un posto che non ha nome. La stanza è soffocante. Il profumo del disinfettante, della pelle che si cuoce lentamente sotto il calore dei lettini, è un richiamo all’irreversibile. Ma oggi, l’aria è diversa. C’è qualcosa nell’aria che non posso ignorare. Una tensione che sembra crescere. Una quiete che anticipa la tempesta. Lo so, la fine dell’anno è vicina, ma per me non sarà mai un inizio. Non è mai un nuovo capitolo, non è mai un cambiamento. È solo un aggiornamento, una continua attesa che non trova mai risposta.

Mi fermo per un istante, guardando fuori dalla finestra. Il cielo, ora completamente scuro, è senza stelle. Ma la luna… Quella bellissima luna che sembra sfuggire alla gravità stessa, mi fissa dall’alto. E io, da qui, non posso far altro che osservarla. La sua luce non è calda, non è dolce. È fredda, tagliente. C’è qualcosa in quel chiarore che mi fa sentire vuota, come se non appartenessi a nessuna parte. Eppure la sua presenza mi segna, come un sigillo indelebile. Mi guardo intorno. Il negozio è deserto, l’aria è immobile. Eppure il mio cuore batte con una frenesia che non riesco a controllare. Tutto sembra paralizzato, ma non lo è. Io non lo sono. Sto cercando di sfuggire, di scappare, ma non posso. E forse non voglio. Forse è proprio la paura, la solitudine, che mi tiene ancorata a questa realtà. Ma cos’è questa realtà, davvero? Un mondo che non si ferma mai, un mondo che non fa che girare su se stesso, in un ciclo che non ha fine.

Ho bisogno di respirare. Mi alzo e cammino, ma ogni passo mi sembra vano. Ogni movimento è lento, come se il tempo stesso avesse rallentato, come se non ci fosse un futuro da raggiungere. La porta si apre e si chiude, ma niente cambia. Il mio respiro è l’unico suono che resta. E mi chiedo… cosa sarebbe successo se avessi deciso di non venire qui stasera? Se avessi deciso di non alzarmi dal letto? Sarebbe cambiato qualcosa? Avrei sentito meno il peso della solitudine? C’è qualcosa di crudele nell’attesa. La sensazione che tutto possa sfuggirti da un momento all’altro, mentre tu sei qui, a chiederti perché non riesci a lasciarti andare. Perché non riesci a smettere di cercare risposte. Eppure, nessuna risposta arriva. Le ombre si allungano sempre più, e io, in mezzo a esse, non posso fare altro che aspettare.

E allora, cosa succede dopo? Dopo che il silenzio ha assorbito ogni parola, dopo che le ombre hanno inghiottito ogni speranza. Cosa rimane, davvero, quando il buio ci avvolge e ci impedisce di vedere chi siamo? È una domanda che non so rispondere, ma che mi brucia dentro, come un incendio che non si spegne mai. E tu, caro lettore, cosa cerchi davvero? Cosa speri di trovare nel buio, nel silenzio, nel vuoto che ci circonda?


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