Padri Assenti
Posted on December 10th, 2008 at 12:27 AM | Tags: Memoria | 0 CommentsUn’assenza non è mai silenziosa: parla con la voce del dolore, dell’attesa, del desiderio che resta sospeso #
C’era una volta un padre, o forse no.
Il vuoto che lascia una figura paterna assente è una melodia stonata, una nota che si ripete all’infinito, ogni giorno più stridente. Non è un’assenza che puoi ignorare, come un vecchio quadro che si sbiadisce sul muro; è più come un soffitto crollato, che ti costringe a guardare in alto e a chiederti quando avverrà il prossimo cedimento. Oggi il mio passo è lento, pesante, mentre cammino per il parco. L’aria è intrisa di quel profumo pungente che solo l’inverno sa regalare: terra bagnata e foglie marce, una fragranza che non consola ma che racconta storie di cicli che si chiudono. Un padre con il figlio gioca vicino a una fontana. Lo osservo: il bambino ride, le mani tese verso il cielo, mentre il padre lo solleva in alto. Non riesco a distogliere lo sguardo. È come se ogni loro gesto fosse un piccolo coltello che gira nella mia ferita più profonda.
Mi fermo su una panchina fredda, le mani avvolte nelle tasche del cappotto. Lo faccio spesso, fissare qualcosa o qualcuno fino a quando non diventa un’immagine incisa nella memoria. Non so perché, ma sento il bisogno di portare con me questi momenti, come pezzi di un puzzle che non ho mai avuto il coraggio di completare. Il silenzio di mio padre pesa ancora. Ricordo compleanni trascorsi ad aspettare una chiamata che non sarebbe mai arrivata, regali mai consegnati, parole mai dette. Ogni assenza è una lezione di resilienza: impari a non aspettarti nulla, a costruirti un guscio che nessuno possa perforare. Ma quel guscio, oggi, sembra fragile come vetro sottile.
Il profumo di cera calda e cannella si mescola all’odore metallico della pioggia che scivola lungo le finestre. È un contrasto strano: il calore dentro, il gelo fuori. Apro un vecchio libro e trovo una dedica mai finita. Mia madre me lo regalò quando ero piccola, scrivendo poche parole in fretta, forse per paura di dire troppo. «E se avessi avuto un padre diverso?». La domanda è un filo che si avvolge intorno al mio cuore, stringendo piano ma inesorabile. Avrei avuto meno paura di cadere? Avrei trovato il coraggio di fidarmi degli altri? O forse sarei stata più debole?. La verità è che non so rispondere. Posso solo immaginare, e l’immaginazione è una tortura sottile, che ti mostra tutto ciò che non hai avuto senza mai lasciarti toccarlo.
Fuori, il cielo si sta scurendo. I lampioni del parco si accendono, proiettando ombre lunghe e distorte sul marciapiede. Mi alzo, stringendo il cappotto attorno a me. Il freddo mi ricorda che sono viva, che nonostante tutto sono ancora qui. Forse non ho avuto una guida, ma ho trovato in me stessa una forza che non sapevo di avere. Forse non ho ricevuto quella telefonata, ma ho imparato a contare sul suono della mia voce, sulla mia determinazione. «La mancanza ci plasma,» penso, «ma non ci definisce.»
E tu? Ti sei mai chiesto cosa hai perso e cosa hai trovato in quel vuoto?
La vita ci priva di tante cose, ma ci offre anche la possibilità di scoprire chi siamo davvero.
Sei pronto a guardare dentro quel vuoto e trovare la tua forza?