Accettare il Proprio Limite

Accettare il Proprio Limite

Posted on January 1st, 2009 at 12:00 PM | Tags: | 0 Comments

Quando la resa diventa un atto di saggezza #

Lasciamo stare i buoni propositi di inizio anno. Non è mai stato il mio forte, lo sapete bene. Ogni gennaio, mi dico che sarà diverso, che quest’anno finalmente seguirò la mia lista di cose da fare, che realizzerò tutto ciò che mi sono promessa. E ogni anno, inevitabilmente, mi ritrovo a ridere amaramente mentre la lista si trasforma in una pila di fogli strappati e accartocciati. Perché? Perché è così che funziona. Fare programmi, fare progetti, significa prepararsi per il grande spettacolo del fallimento. Ho deciso di rinunciare. Davvero. Mi arrendo alle aspettative irrealistiche di un nuovo anno e alle promesse fatte a me stessa che, a questo punto, suonano solo come una commedia tragica. Mi arrendo a quella pressione sociale di essere sempre al massimo, di essere sempre la migliore versione di me stessa. Ho imparato che, a volte, il miglior modo per affrontare il caos è semplicemente accettarlo.

Quindi sì, il mio proposito di quest’anno è non avere propositi. Un capolavoro di ironia, non trovate? È un inizio d’anno che potrebbe sembrare una sconfitta, ma in realtà è una forma di liberazione. Invece di inseguire ideali impossibili e obiettivi che non porteranno a nulla, ho scelto di abbracciare l’inevitabilità della vita così com’è. E sapete una cosa? Non è affatto male. È un modo per dare un senso a tutto ciò che si manifesta, senza la pressione di dover sempre essere migliori. Accettare il caos, abbandonare i propositi, non significa rinunciare a vivere. Significa solo che sono stanca di combattere contro correnti che non posso controllare e che ora preferisco galleggiare e godermi il viaggio.

Oggi, mentre mi muovo tra le stanze, i miei passi sono lenti, misurati. Non c’è fretta, non c’è bisogno di arrivare da nessuna parte. Le luci morbide della mattina filtrano attraverso la finestra e mi colpiscono come una carezza, rivelando una polvere dorata che danza nell’aria. Un piccolo battito di vita nel silenzio. Sento il profumo del pane appena sfornato, quel vapore caldo che mi avvolge e che sa di casa. Ma non è solo l’aroma di cibo che mi riempie, è una sensazione di calma che arriva dopo il tumulto della notte. Una calma che non mi aspettavo, che non avevo previsto, eppure è lì, in questo spazio che sembrava sempre troppo stretto.

Ogni angolo della casa racconta una storia, un frammento di tempo che si è cristallizzato in un’immagine. Oggi, mi soffermo su un vecchio libro di fotografie, che giace abbandonato sul tavolo. Le pagine ingiallite parlano di un passato che, sebbene lontano, non smette mai di brillare, di raccontarmi ciò che ero e ciò che non sono più. Mi chiedo se davvero riusciremo mai a liberarci del peso del tempo che scivola via, se la memoria non sia altro che una prigione con pareti invisibili. Eppure, in questo momento, qualcosa cambia. Non voglio più combattere contro il flusso. Voglio guardarlo scorrere, voglio sentirlo avvolgermi, sentirmi parte di qualcosa che non devo controllare.

Ho imparato che non possiamo farci schiacciare dai nostri fallimenti, ma dobbiamo imparare a ridere di essi. Non esistono piani perfetti, solo percorsi imprevedibili che ci conducono dove dobbiamo andare. Accettare che la vita è, semplicemente, ciò che accade. E che non serve a nulla resistere.

La mia mano sfiora la superficie del tavolo e sento il suo freddo sotto le dita. Un dettaglio insignificante che però riempie la stanza di una sensazione di completezza. È questo il punto. Non sono le grandi azioni che ci definiscono, ma i piccoli momenti, le piccole verità nascoste in ogni dettaglio.

Perché ci ostiniamo a voler sempre avere il controllo?

E tu, cosa ti impedisce di lasciare andare?
• remember me
• Eclipse •


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