Il vero contatto perduto
Posted on January 3rd, 2009 at 12:50 AM | Tags: Algoritmi | 0 CommentsC’era una volta il mondo reale, dove le anime si toccano senza schermi #
È gennaio, il cielo è coperto, ma Milano non sembra rinunciare alla sua eleganza silenziosa. Le strade sono vuote, ma non completamente. C’è una calma che fa quasi paura. Oggi mi sono ritrovata a camminare senza una meta precisa, vagabondando tra vicoli che sembrano voler raccontare storie dimenticate. Non è la città frenetica di sempre. Oggi è diversa, come se avesse deciso di prendersi una pausa, di respirare un po’. Un respiro che spero duri.
Ogni passo è un atto di ribellione. La gente che incontro sembra avere il volto di chi sa che non ha tempo da perdere. Non siamo più in un mondo dove possiamo permetterci di ignorarci, dove tutto è solo uno scorrere di notifiche e messaggi che distraggono l’anima. Cammino e noto i dettagli: il riflesso dei miei stivali lucidi nelle pozzanghere, il respiro che si fa visibile nell’aria gelida. Ogni passo sembra un ritorno a qualcosa che avevamo dimenticato.
Poi, senza preavviso, loro. Non sono facce anonime che scorrono via senza lasciar traccia. Sono persone vere. Con occhi che raccontano, con mani che si tendono. Ci incontriamo in un caffè che ha il sapore di un’epoca passata, come Marchesi, un angolo che sembra non essersi mai lasciato intaccare dal tempo. Sediamo attorno a un tavolo, non più separati da vetri, schermi o distanze. Parliamo. Di tutto e di niente, ma con una sincerità che non sentivo da tempo.
Le voci si intrecciano, i sorrisi non sono schermati da emoji o da filtri. È una conversazione viva, fatta di voci e risate, senza bisogno di pause artificiali per “ricaricare”. L’aria sa di carta di giornale, di caffè appena macinato, ma soprattutto di un tempo che non tornerà mai più. Eppure, proprio lì, in quel momento, io e gli altri siamo parte di qualcosa che non possiamo nemmeno definire, ma che ci unisce. Gli sguardi sono più profondi, le parole non si perdono mai davvero. Mi chiedo, perché non accade più così? Il mondo corre e noi ci rincorriamo. Perché siamo diventati così lontani, quando basterebbe poco per avvicinarci? Perché stiamo sacrificando la realtà in nome di un’illusoria connessione digitale?
La vita non si vive attraverso uno schermo. Lo sappiamo, ma ogni giorno facciamo fatica a ricordarcelo. Mi guardo intorno e vedo volti immersi nei loro telefoni, mentre la città che ci circonda si perde nella nebbia del non essere presenti. Ma ci sono anche quelli che lottano contro questa invisibile schiavitù, che scelgono di incontrarsi per strada, in un caffè, nel cuore pulsante di Milano. Il rumore delle chiacchiere si fa più forte. È un suono che mi riempie, mi nutre, mi fa sentire viva. La relazione autentica è ancora possibile, o siamo troppo lontani da essa? Non è la tecnologia a rendere la vita vuota, siamo noi che le permettiamo di farlo. Siamo noi che ci lasciamo inghiottire dalla convinzione che sia sufficiente un like, un messaggio, per sentirci in contatto. La realtà è che non basta. Non basta più. La mia mano che stringe quella di un altro è qualcosa che nessuna app potrà mai replicare. Questo è il contatto che conta, quello che fa tremare il cuore e che non può essere registrato in un file.
Cosa accadrà domani? Continueremo a essere immersi in mondi virtuali che non ci appartengono, o torneremo a cercare il calore delle relazioni reali, quelle che scaldano senza bisogno di una schermata? Mentre mi avvio verso casa, il peso delle parole dette rimane dentro di me. Ci sono incontri che non dovrebbero mai finire, eppure li lasciamo scivolare via come sabbia tra le dita. Non possiamo più permetterci di vivere solo nei mondi virtuali, dove tutto è filtrato, tutto è costruito. Che ne sarà di noi, quando la nostra umanità si ridurrà a pixel e notifiche? Quando ci dimenticheremo davvero come si guarda negli occhi un altro essere umano?
Ogni riflessione lascia un segno, ma la vera domanda è: siamo pronti a ritrovare noi stessi, senza schermi, senza filtri?
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