Il coraggio di chiedere troppo
Posted on March 18th, 2009 at 12:55 PM | Tags: Esperienze | 0 CommentsMi guardo intorno e mi accorgo che il silenzio può urlare più di qualsiasi parola #
Chiedere troppo. Due parole che mi martellano nella mente mentre preparo il pane. Le mani impastano con forza, quasi a voler trasformare ogni pensiero pesante in un movimento concreto. La farina bianca si solleva in una nuvola, invadendo la cucina di quel profumo primordiale, grezzo e rassicurante. La consistenza dell’impasto sotto i polpastrelli mi ricorda che, a volte, è necessario sporcarci le mani per dare forma a ciò che desideriamo. Ma quanto possiamo chiedere alla vita senza sentirci egoiste?
Fuori, il sole lotta per attraversare le nubi grigie di marzo. L’aria è densa di pioggia imminente, e ogni respiro sembra carico di attesa. Osservo una goccia che scivola lenta lungo il vetro della finestra, disegnando un sentiero solitario. Mi perdo in quel movimento, come se la sua traiettoria potesse offrire una risposta alle mie domande. È sbagliato voler di più?
Ogni giorno mi confronto con questo dubbio. Quando desidero un amore che mi travolga, un lavoro che mi renda viva, una vita che sia più di una serie di giorni ben allineati sul calendario. Chiedo troppo? Questa società sembra dirlo. Mi suggerisce di accontentarmi, di essere grata per quello che ho. Ma non riesco ad accettarlo. Mi sento come un vaso troppo piccolo per contenere l’acqua che mi scorre dentro.
Ricordo una conversazione con mia madre, anni fa. Mi diceva che chiedere troppo spaventa gli altri, che ciò che sogniamo è spesso più grande di quanto il mondo sia disposto ad offrirci. Le sue parole mi hanno ferito allora, e ancora mi tornano in mente. È vero? O è solo una giustificazione per non osare?
Inforno il pane, e il calore del forno invade la cucina. L’odore cambia, si fa più intenso, più vivo. Mi fermo, osservo la trasformazione. Forse è questo il segreto: lasciare che il tempo e il calore modellino ciò che chiediamo. Ma quanta pazienza serve, e quanto coraggio per sopportare l’attesa?
Mi siedo al tavolo ed apro il mio quaderno, il solito rifugio delle mie inquietudini. Scrivo una frase: «Chiedere troppo significa avere paura di esistere troppo?». La penna si ferma, sospesa. Rileggo quelle parole e sento una piccola scintilla accendersi dentro. No, non si tratta di paura. Si tratta di vivere. Osservo ancora la goccia sul vetro. Nonostante il suo percorso incerto, scivola verso il basso, attratta dalla forza di gravità. La natura non si chiede mai se stia chiedendo troppo. Esiste, semplicemente. Perché noi dovremmo fare diversamente?
Concludo il mio pensiero mentre il pane è pronto, dorato e profumato. Lo estraggo dal forno con mani sicure, e per un istante il calore mi avvolge. Sorrido. Non importa quanto sia difficile, quanto il mondo voglia farmi dubitare: continuerò a chiedere troppo.
È una colpa vivere pienamente?
Oppure è il modo più autentico per onorare la vita che ci è stata data?