Nuovo anno 2013
Posted on January 1st, 2013 at 7:30 AM | Tags: | 0 CommentsÈ il 2013. Gennaio.
Non ho ancora capito cosa significhi davvero inaugurare un nuovo anno, se non il vuoto artificioso di numeri che avanzano. Mi trovo ad Amsterdam, cammino sotto un cielo pesante, grigio. È come se questo luogo mi parlasse in una lingua che non riesco a comprendere del tutto, eppure continuo ad ascoltare.
Il vento soffia freddo, tagliente, come una lama sottile che penetra senza chiedere permesso, e la mia mente divaga, vola oltre il tempo, oltre le mie decisioni, cercando risposte che non trovo. Il 2012 è passato, ma cosa ho veramente lasciato dietro di me?
Non riesco a fare a meno di chiedermi: cos’è che continuo a cercare?
Forse è la paura. Sì, la paura di quello che mi attende. E non parlo di paure banali, no, parlo di quella che si annida in ogni piega dell’esistenza, la paura che non cambierò mai davvero, che questo viaggio non avrà una destinazione certa.
«Perché sei qui, Ally?» mi chiedo. Ma le risposte non arrivano mai semplici. Forse sono sempre stata in fuga. Ma da cosa? Da chi? Da me stessa?
Amsterdam è una città che non perdona. Le sue strade silenziose sembrano cullarmi in una malinconia che non mi appartiene, eppure è qui, la sento, mi scava dentro, giorno dopo giorno. E allora penso a tutti i nuovi inizi, a tutte quelle promesse fatte a me stessa. Quante ne ho mantenute? Quante ho infranto nel silenzio delle mie notti insonni?
Le risposte non arrivano.
Mi rendo conto che forse non le troverò mai. Ma continuo a cercare.
Mi domando spesso se il cambiamento sia qualcosa che posso afferrare con le mani o se sia un concetto evanescente, destinato a sfuggirmi sempre, come un’ombra fugace nell’alba di una nuova era. Questo 2013, così giovane eppure già pesante di aspettative, mi appare come un mostro gentile che mi invita a danzare sul filo dell’incertezza.
È questo, allora, che significa vivere? Camminare nel buio con la speranza che, da qualche parte, ci sarà una luce ad accoglierci?
C’è un senso di incompletezza in tutto questo. Forse è l’anima che continua a ribellarsi, a desiderare ciò che non può avere. O forse è semplicemente la natura dell’essere umano: volere di più, sempre. Eppure, a volte, mi chiedo se tutto questo desiderio non sia solo un vuoto che cerco di colmare con promesse vane, con illusioni di felicità.
L’anno nuovo è appena iniziato, ma io non mi sento nuova. Sono ancora qui, con le mie cicatrici, i miei pensieri tumultuosi, le mie domande senza risposta. E forse è giusto così. Forse la vita non è fatta per essere capita, ma solo vissuta.
In qualche modo, cammino. Non so dove andrò, ma cammino