Linea Invisibile, Oltre il Confine
Posted on September 9th, 2024 at 11:50 AM | Tags: Rivelazioni | 5 CommentsOgni uomo nasconde dentro di sé una linea invisibile, un confine che separa l’umanità dalla bestialità. E se quella linea si rompe?
L’assassino non nasce tale. Nessuno lo fa. Ci sono momenti, istanti silenziosi in cui la normalità diventa un velo sottile. Un velo che copre l’abisso. Ma a chi importa veramente? Siamo tutti troppo occupati a pensare a ciò che vogliamo, a ciò che siamo, per guardare la fragilità che ci scivola via tra le mani. Mi chiedo: cosa ci spinge oltre quel limite? Cosa ci fa sprofondare nel lato oscuro dell’animo umano? Forse è il peso di una vita che implode, o è solo la somma di mille piccoli attimi di non curanza.
Ogni giorno vedo le persone camminare. I loro passi sembrano così leggeri, ma so che nella loro testa, in un angolo nascosto, cresce qualcosa. Forse è rabbia. Forse è paura. O forse è qualcosa che nessuno è mai riuscito a vedere, nemmeno loro. E quando quel qualcosa esplode, non esistono più ritorni. La scienza parlerebbe di “stress”, di “soglie di rottura”. Ma noi, noi che viviamo al di là delle etichette, riconosciamo davvero il momento in cui la linea si dissolve?
Mi siedo e penso a chi ha compiuto l’irreparabile. Come si svegliano? Cosa mangiano? Come guardano il mondo che li circonda, sapendo che è tutto destinato a cadere, a rompersi? Non è la rottura che ci spaventa. È il pensiero che quella rottura potrebbe essere invisibile, che tutto ciò che crediamo di sapere su noi stessi potrebbe non essere altro che una comoda illusione.
Immaginate un cambiamento. Un cambiamento che non arriva con un urlo, ma con il sussurro di una coscienza che si spegne. Quante volte ci siamo convinti che “quella cosa” non sarebbe mai successa a noi? Quante volte abbiamo creduto che il nostro confine fosse al sicuro? Ma c’è un punto, una soglia, che è più sottile di un capello. E quando quella linea si rompe, non lo sappiamo nemmeno.
Ci raccontano storie di serial killer, di assassini che vediamo in tv, eppure non possiamo fare a meno di chiederci: «Cosa sono stati prima?». Non per giustificarli, no. Ma per capire dove quella linea si è infranta. Dove la normalità ha preso una piega che nessuno ha visto arrivare. Non ci sono risposte facili. Solo domande. Domande che ci bruciano dentro, domande che non vogliamo fare.
La verità è che quella linea non è chiara. Non è una linea netta, ma una nebbia sottile, sempre pronta a dissolversi. La moralità non è un muro, è un campo di battaglia. E quando lo attraversi, è già troppo tardi.
La mia linea, dove si trova? A che punto sono io, a che punto sei tu, a che punto siamo tutti? Guardiamo avanti, credendo che tutto sia sotto controllo, ma basta un attimo e tutto cambia. Quella piccola spinta. Quel piccolo passo oltre il limite. Non lo vediamo arrivare. Non lo vediamo nemmeno quando è troppo tardi.
Siamo pronti a guardare dentro di noi? A riconoscere quella fragilità che ci tiene tutti insieme, ma che potrebbe cedere da un momento all’altro?
Remember me,
Eclipse
Questo testo mi fa riflettere su quanto poco conosciamo di noi stessi. Siamo veramente in grado di prevedere come reagiremmo in una situazione estrema? Ognuno di noi ha il potenziale per il bene e per il male, e forse è questa incertezza che ci spaventa di più.
È inquietante pensare che quella linea possa essere così sottile. Ma allo stesso tempo, non credo che sia così per tutti. Alcuni di noi hanno valori talmente radicati che sarebbe impossibile oltrepassare certi confini. Il male, secondo me, è una scelta consapevole, non un semplice scivolamento.
Interessante prospettiva, ma mi chiedo: e se invece non ci fosse una vera linea? Se fosse tutto più caotico di quanto immaginiamo? Il bene e il male potrebbero essere solo costruzioni sociali, e ciò che consideriamo moralità è forse una convenzione per sentirci al sicuro.
Concordo con il fatto che ignoriamo i segnali. Viviamo le nostre vite in modo superficiale, senza mai guardare veramente in profondità nelle persone. Forse è questa indifferenza a spingere alcuni oltre il limite. Un’umanità più attenta potrebbe prevenire certe derive.
Il concetto che hai espresso mi ha fatto pensare ai dilemmi morali che affrontiamo ogni giorno. Spesso le piccole decisioni quotidiane riflettono la nostra capacità di resistere a quella ‘spinta’ che ci porta oltre il confine. È un equilibrio delicato, ma forse, con consapevolezza, possiamo mantenerlo.