
Viaggio nel Non Detto
Posted on June 18th, 2003 / Memoria / 20 CommentsC’è un momento in cui il silenzio diventa più assordante delle parole. Quel momento in cui il passato smette di essere un rifugio e si trasforma in un’ombra. Lo senti dentro, come un respiro che non ti appartiene.
Rileggo le pagine del mio diario, cercando risposte che non ho mai avuto il coraggio di formulare. Sono qui, nella stessa stanza che mi ha visto crescere. Eppure, tutto sembra diverso. L’aria è più pesante, il sole filtra con meno forza, quasi esitante. È come se il tempo avesse lasciato solo le sue impronte, senza portare via nulla. Sono ferma, ma qualcosa si muove dentro di me. Le parole che ho scritto anni fa mi sembrano estranee, quasi appartenessero a qualcun’altra. Parole piene di certezze, di sogni che credevo invincibili. Dove sono finiti quei sogni? Che cosa resta di quel senso di onnipotenza, di quella luce che mi faceva credere di poter toccare il cielo?. Forse non era reale. Forse non lo è mai stato.
Ricordo i volti, le risate, gli sguardi. Ci sono immagini che non svaniscono, che restano incise come ferite. Ci sono odori che tornano all’improvviso, come fantasmi. Il profumo di una giornata d’estate, il suono di passi leggeri sul parquet, un raggio di sole che scalda la pelle. Momenti così piccoli, così insignificanti, eppure più vivi di ogni parola. Ma ciò che rimane sospeso, ciò che non ho mai osato dire, pesa più di tutto il resto. È come un sasso gettato in acqua: il rumore svanisce, ma le onde continuano a propagarsi. Mi chiedo perché non ho mai avuto il coraggio. Perché ho lasciato che il silenzio parlasse al posto mio. Forse avevo paura. Paura di non essere capita. Paura che le parole fossero lame troppo affilate per chi le avrebbe ascoltate. O forse, paura di guardarmi davvero, senza filtri. Il passato è una somma di scelte non fatte. Di strade che ho osservato senza percorrerle. Quante volte mi sono detta: «Non ora, non qui, non con loro»?. Eppure, quelle scelte mancate mi seguono come ombre, silenziose e inesorabili.
Se potessi tornare indietro… Lo dico spesso. Ma cosa farei, davvero?. Avrei il coraggio di dire tutto quello che ho taciuto?. Di guardare negli occhi chi ho amato e confessare le mie verità?. O resterei di nuovo ferma, intrappolata nei miei pensieri, incapace di muovermi?… E tu… Sai cosa mi spaventa di più? Il peso di quei silenzi. Il modo in cui si insinuano, si ancorano al cuore, rendendolo pesante. Avrei voluto dire molte cose. A chi mi ha amato, a chi mi ha ferito, a chi non ha mai saputo davvero chi fossi. Ma non l’ho fatto. E ora mi chiedo se quel silenzio abbia cambiato il corso della mia vita. Quella strada che ho scelto di percorrere. Mi tornano in mente le strade che non ho mai percorso. Scelte rimandate, parole ingoiate, emozioni soffocate. Che cosa sarei diventata, se avessi osato di più?. Eppure, c’è una parte di me che sa che il passato non si cambia. È lì, immobile, come uno specchio che riflette ciò che siamo stati.
Ma cosa siamo, oggi?. Frammenti di ciò che abbiamo scelto di essere, o di ciò che abbiamo avuto paura di diventare?. Mi chiedo se il tempo ci lasci mai davvero liberi, o se siamo solo prigionieri delle nostre omissioni. «Il passato ci insegna a essere ciò che siamo, ma non ci dice mai come essere ciò che dovremmo essere».
Vorrei tornare indietro.
Non per cambiare tutto, ma per dire quello che non ho mai avuto il coraggio di dire.
Per guardare negli occhi chi ho lasciato indietro e confessare: «Ho avuto paura. Ma ora ci voglio provare, ancora una volta».
Ma la vita non da seconde possibilita’, almeno, non sempre. È troppo tardi?. Forse, non lo so. Forse sì. Forse no.
Ma una cosa è certa: ogni silenzio ci separa un po’ di più da chi siamo davvero.
E tu? Cosa stai nascondendo al mondo? Quante parole non dette ti porti dentro?
Le risposte non arriveranno mai, se non proviamo a pronunciarle.
THE END.
• remember me
Eclipse •
Ogni volta mi sembra di leggere una riflessione di Sartre. C’è un’essenza profonda nei tuoi scritti che non smette di sorprendermi.
Filosofetta, se Sartre fosse qui, mi chiederebbe: “Ma qual è la tua libertà?”. E tu, qual è la tua risposta?
Eclipse, ma come fai a trovare le parole giuste ogni volta? È come leggere la mia anima. Grazie per questo post, è una carezza al cuore.
Stellina, se davvero tocco la tua anima, allora le mie parole non sono state vane. Ma ricordati, la dolcezza a volte cela una lama. Tu che ne pensi?
Che bello iniziare la giornata con il tuo post! È come una boccata d’aria fresca. Sei unica.
Cielo, unica è una parola grande. Io mi sento parte di un tutto, e le mie parole respirano con te. Ma dimmi, che aria ti manca?
Senti, non so come fai a scrivere così, ma spacchi. E sì, lo dico con tutto il cuore. Questo post ha ritmo, è come una canzone rock.
RockandPop, se senti il ritmo, allora ho suonato le corde giuste. Ma dimmi, quale sarebbe il tuo riff in questa melodia?
Tu lo sai che quello che scrivi mi fa sempre riflettere, ma stavolta non sono d’accordo. È troppo romantico per me, sembra un film degli anni ’50.
Gabberina, non ti aspetterai mai che scriva per compiacere, vero? Ogni parola è un pezzo della mia verità, che può piacere o irritare. Ma dimmi, cos’è che ti stride così tanto?
Mi sono persa tra le righe del tuo post. È come leggere un pezzo di poesia non ancora finita. Grazie per questo.
Farfalla, la bellezza di ciò che non è finito è proprio nella sua incompletezza. È lì che nascono le domande. Tu cosa vedi nel vuoto tra le righe?
Mi piace molto il tuo stile, ma questa volta sembra che tu sia stata meno “te”. Forse un po’ più impulsiva del solito?
Bellama, la mia impulsività è parte di me quanto lo è la mia lucidità. A volte scrivo col cuore in fiamme. Forse è un male?
Ok, mi piace quello che hai scritto, ma manca il graffio. Dove sta il pugno nello stomaco? Dai, sei capace di farlo meglio.
LoZioRock, hai ragione, stavolta il pugno è stato più un sussurro. Forse volevo lasciare spazio alla riflessione. Ma dimmi, tu come avresti colpito?
Ma sei seria? Questo post sembra un trattato filosofico! Dai, mettici un po’ di pepe la prossima volta.
Ciccio, il pepe lo metto quando ci vuole. Stavolta volevo portarti nel mio caos interiore. E tu, cosa ci avresti aggiunto?
È pazzesco come riesci a rendere il quotidiano straordinario. Mi fai pensare che c’è davvero qualcosa di più grande oltre tutto questo.
Raging, il quotidiano è il nostro campo di battaglia. Se ci vedi qualcosa di grande, forse è perché sei pronto a combattere. Sei d’accordo?