Mood
Le pareti raccontano storie: Einstein e Hawking osservano silenziosi, mentre una foto di un’eclisse lunare cattura l’istante in cui l’universo si ferma. Colleziono oggetti anni ’80 e ’90, un’epoca che non smette di affascinarmi. Sono tesori di un tempo che è stato, eppure continua a vivere nella mia realtà quotidiana.
Il mio amore per la scienza è palpabile, ma non è solo un interesse. È una passione che brucia dentro di me, un fuoco che illumina le ombre e dà senso a un mondo che spesso appare caotico e privo di ordine. Questi oggetti, queste luci, sono il riflesso di una ricerca continua, di un’ansia di comprendere e di esplorare.
In questa stanza, ogni elemento è una dichiarazione. La mia passione per la scienza è ben visibile, eppure c’è sempre qualcosa di irrisolto, un mistero che aspetta di essere svelato. I miei oggetti parlano di una continua ricerca, di una vita dedicata alla scoperta e all’esplorazione. L’armonia che cerco di mantenere in questo spazio è un riflesso del mio desiderio di equilibrio interiore.
L’unica cosa che manca nella mia stanza sono i dinosauri. Da piccola avevo un’enciclopedia che parlava solo di essi, e una mini collezione su di essi. Li ho chiusi in cantina in Italia, e non ho intenzione, per il momento, di prenderli in considerazione. Ma quei dinosauri rappresentano una parte importante della mia infanzia, un’epoca di meraviglia e scoperta che ha contribuito a formare la mia passione per la scienza e l’esplorazione.
Ma c’è qualcosa di più profondo, un mood che definisce il mio spazio. Non è solo un ambiente fisico, è un’estensione di me stessa. Le foto, gli oggetti, le luci: tutto è un frammento di un viaggio personale, un diario visivo e sensoriale che racconta chi sono e cosa amo.
Questo mood eclettico, che può sembrare disordinato a chi osserva dall’esterno, è in realtà un espressione di chi sono. Ogni oggetto, ogni luce, ogni ombra ha un significato che va oltre la superficie.