Venti anni di mare

Venti anni di mare

Posted on July 8th, 2004 at 9:30 PM | Tags: | 0 Comments

Ogni onda che si infrange è una storia che non abbiamo vissuto #

Il vento di Alassio sussurra al mio orecchio come un vecchio amico che conosce tutti i miei segreti. Oggi celebro vent’anni di me stessa, qui, in questo luogo che mi ha vista crescere, cadere, rialzarmi. La sabbia sotto i piedi è fredda, un richiamo discreto alla realtà che il sole caldo sul viso sembra voler ignorare. Il sale nell’aria mi pizzica le labbra; ha il sapore di ricordi dolci e amari intrecciati in un nodo che non riesco ancora a sciogliere.

Cammino lenta verso il mare, come se ogni passo mi spingesse indietro nel tempo. Le onde si infrangono pigre contro gli scogli, e il loro suono mi sembra familiare, quasi confortante. È lo stesso ritmo che ascoltavo da bambina, seduta su queste spiagge, immaginando mondi che esistevano solo nella mia mente. Un gruppo di bambini gioca poco distante. Ridono, urlano, si rincorrono senza pensieri. Mi fermo un attimo e li osservo. Mi chiedo se si ricordino di questo momento quando avranno la mia età. Sarà uno di quei ricordi che affiorano all’improvviso, in una giornata qualunque, mentre si affrontano le complicazioni della vita adulta?

Il profumo del mare è interrotto dal sentore di focaccia appena sfornata che proviene da una piccola panetteria alle mie spalle. La combinazione è un contrasto perfetto: la rusticità del forno e l’infinita vastità del mare. Sorrido. Anche questo, penso, è un ricordo. Ma sarà abbastanza forte da restare? Mi siedo sulla sabbia, lasciando che il freddo mi attraversi. Guardo il mare, ma è come se fosse lui a guardare me. Cosa vede? Una giovane donna che cerca risposte? O una bambina che non vuole lasciar andare i suoi sogni? Mi scopro a fissare l’orizzonte, quel punto in cui il cielo incontra l’acqua, e penso: Cosa c’è oltre?

La canzone di Keane, «Somewhere Only We Know», risuona nella mia testa. Parla di un luogo segreto, di un rifugio nascosto dal tempo e dallo spazio. Forse, penso, questo posto è il mio. Non perché sia perfetto, ma perché mi appartiene in tutta la sua imperfezione. Chiudo gli occhi e respiro profondamente. L’aria salmastra è un balsamo per l’anima, un promemoria che, nonostante tutto, sono qui. Vivo. E questo, forse, è già abbastanza. Mi alzo, scuotendo la sabbia dai jeans. Il sole è alto ormai, e la città si anima. Mi dirigo verso il centro, lasciandomi alle spalle la spiaggia, ma porto con me il suono del mare e le domande che non smettono di tormentarmi.

Qual è il mio prossimo capitolo?
E se l’orizzonte che vedo fosse solo l’inizio?


Leave a Reply