Ogni onda che si infrange è una storia che non abbiamo vissuto. Eppure, qui, oggi, mentre il vento di Alassio sussurra al mio orecchio come un vecchio amico che conosce ogni angolo nascosto della mia anima, tutto appare come una memoria da ricostruire, come un frammento che rifiuta di restare al suo posto. Il mare, il cielo, la sabbia sotto i piedi, tutto è sempre stato lì, eppure, adesso, mi appare diverso, come se ogni dettaglio mi stesse guardando con occhi nuovi, come se mi stessi svegliando da un lungo sonno, o forse da un sogno troppo intenso per durare. Vent’anni. Vent’anni di me stessa, eppure, qui, tra questi scogli, il tempo sembra restare sospeso. Il sole scalda il mio viso, ma sotto i piedi la sabbia è fredda, un piccolo richiamo alla realtà che il calore di questa giornata pare volere ignorare. Il sale nell’aria pizzica le labbra, un sapore che non è mai solo salato, ma un misto di ricordi dolci e amari, di amori mai vissuti e speranze mai espresse. Un nodo che non riesco a sciogliere, un filo invisibile che mi lega a un passato che non posso più toccare, ma che continua a bruciare dentro, in un angolo nascosto del mio cuore. Cammino lentamente verso il mare, ogni passo un piccolo viaggio indietro nel tempo, ogni granello di sabbia che si insinua tra le dita mi trascina sempre più lontano. Le onde si infrangono pigre contro gli scogli, ed è un suono che mi sembra tanto familiare, tanto confortante, che potrei restarci ore ad ascoltarlo senza stancarmi. È lo stesso ritmo che ascoltavo da bambina, quando ero qui, seduta su questa spiaggia, a immaginare mondi che esistevano solo nella mia mente. Quante volte, da piccola, ho sperato che un giorno sarei riuscita a vederli, quei mondi. E ora, mentre i bambini giocano poco distante, ridendo e urlando senza pensieri, mi fermo un attimo ad osservarli, come se fossi diventata una straniera in un posto che un tempo mi apparteneva. La loro innocenza mi fa sorridere, ma dentro di me cresce la domanda che mi tormenta: Si ricorderanno di questo momento? Quando saranno adulti, quando la vita gli avrà chiesto di crescere, si ricorderanno di queste risate? Si ricorderanno di questo cielo, di queste onde? Oppure anche questo, come tutte le cose, svanirà? Sarà uno di quei ricordi che affiorano all’improvviso, in una giornata qualunque, senza avvertire, senza chiedere permesso, mentre ci si ritrova a fare i conti con la complicazione della vita adulta?
Il profumo del mare è interrotto dal sentore di focaccia appena sfornata che proviene da una piccola panetteria alle mie spalle. Un contrasto che non può essere spiegato, ma che è lì, palpabile, nella sua bellezza semplice, nella sua imperfezione. Il forno, la rusticità del suo calore, e la vastità infinita del mare che si estende davanti a me. Sorrido, ma non so se per la gioia che mi dà o per la consapevolezza che anche questo, come tutto, è destinato a diventare ricordo. Eppure, penso, sarà abbastanza forte da restare? Questo sapore di focaccia, questo calore che mi avvolge, resterà con me? O anche questa piccola felicità svanirà come sabbia tra le dita? Mi siedo sulla sabbia, lasciando che il freddo mi attraversi, come un richiamo a non dimenticare. Guardo il mare, ma è come se fosse lui a guardare me, a cercare dentro di me qualcosa che neanche io so se posso trovare. Cosa vede? Una giovane donna che cerca risposte in un mondo che sembra non avere più spazio per rispondere? O una bambina che non vuole lasciare andare i suoi sogni, che si aggrappa a qualcosa che, forse, non potrà mai tornare? Fisso l’orizzonte, quel punto dove il cielo e il mare si fondono in un’unica linea, e mi chiedo, senza aspettarmi risposta, cosa ci sia oltre. Forse nulla. O forse, qualcosa che non posso ancora vedere, ma che sento già come una promessa che non si è mai fatta, come un sogno che non ha smesso di chiamarmi.
La canzone di Keane, «Somewhere Only We Know», risuona nella mia testa, e mi sembra che la sua melodia si adatti perfettamente a questo momento, a questa ricerca senza fine, a questa sensazione di perdersi in un luogo che non è mai davvero perduto, ma che non esiste se non nel ricordo. Un rifugio nascosto dal tempo e dallo spazio, un posto che è solo mio, non perché sia perfetto, ma perché mi appartiene con tutte le sue crepe, con tutte le sue ombre. Chiudo gli occhi e respiro profondamente, lasciando che l’aria salmastra entri nei polmoni, come un balsamo che mi ricorda, ancora una volta, che sono qui. Vivo. E forse, questo, in fondo, è già abbastanza. Mi alzo, scuotendo la sabbia dai miei jeans, e il sole è ormai alto. La città si anima, il tempo non si ferma. Mi dirigo verso il centro, lasciandomi alle spalle la spiaggia, ma porto con me il suono delle onde, il respiro del mare, e le domande che non smettono di tormentarmi. La vita continua a scorrere, ma io sono ancora qui, a cercare la risposta che non so se troverò mai. Qual è il mio prossimo capitolo? E se l’orizzonte che vedo non fosse che l’inizio di tutto ciò che ancora deve venire?
Remember me,
Eclipse