Un tuffo nel passato

Un tuffo nel passato

Posted on April 12th, 2007 at 2:34 PM | Tags: | 0 Comments

Il destino non bussa, sfonda porte e finestre con la precisione di un ladro d’anime #

Oggi il tempo sembra aver deciso di giocare con me. Sono seduta a un tavolino del caffè che un tempo chiamavo casa. I colori delle pareti sono gli stessi, un beige stanco che profuma di vecchie storie mai raccontate. C’è ancora quell’odore, una miscela di legno invecchiato e spezie dimenticate. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso. Di fronte a me, c’è lui, un frammento di un passato che credevo sepolto. Lo guardo, ed è come scrutare attraverso una finestra appannata. Gli occhi sono gli stessi, pieni di curiosità e di quella ribellione che ci aveva uniti. Ma c’è un peso nuovo, un’ombra che solo il tempo può imprimere sul volto di chi ha vissuto troppo.

Parliamo. Le parole danzano tra noi come fumo di sigarette in una stanza chiusa. Torniamo a quei giorni in cui la vita era un palcoscenico e noi recitavamo senza copione. Le nostre ambizioni erano giganti, i nostri sogni così luminosi da far male. Ricordo le notti insonni passate a discutere, a sfidare le nostre stesse convinzioni, come se il mondo potesse essere ridisegnato con le nostre parole. Ma oggi… Oggi c’è una consapevolezza diversa. Mentre lui racconta, vedo le linee di un percorso che non avevo mai immaginato. Ha amato, ha sofferto, ha perso. Ed io? Io ho percorso le mie strade, ho raccolto i miei frammenti. Eppure eccoci qui, due storie che si intrecciano di nuovo, come se il destino avesse deciso di riscrivere un capitolo che credevamo concluso.

Osservo le sue mani mentre parla, mani che un tempo conoscevo così bene. Non sono più le stesse: ci sono calli, segni di lotte silenziose, di lavori mai raccontati. Quanto di ciò che siamo rimane intatto? L’atmosfera attorno a noi è densa, quasi palpabile. Il caffè è rumoroso, ma i suoni si dissolvono in sottofondo, come una colonna sonora mal calibrata. Qui, al centro di tutto, c’è il nostro dialogo, un piccolo universo che esiste solo per noi.

Quando ci salutiamo, c’è un peso che non avevo previsto. Un misto di nostalgia e gratitudine, un riconoscimento silenzioso che, nonostante tutto, certi legami non muoiono mai davvero. È come se le cicatrici del passato si fossero trasformate in ancore, tenendoci saldamente legati a un tempo che non possiamo dimenticare. Mentre mi allontano, un pensiero mi colpisce con la forza di una rivelazione: quanto siamo disposti a lasciare andare per poter andare avanti?… E così, con un sorriso stanco ma sincero, rivolgo un ultimo sguardo al caffè che ha custodito i nostri segreti. Non è più il nostro regno, ma rimane un luogo sacro, un santuario delle nostre memorie.

Ci sono incontri che non cambiano il corso della vita, ma ti ricordano chi sei.
Forse, è questo il loro vero potere.

Eclipse.


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