Posted on August 31st, 2000 at 12:52 AM | Tags: Memoria | 0 Comments
È forse questo il destino di chi osa essere veramente diverso, veramente umano? Ogni immagine che custodiamo si spezza, come la memoria di chi se n’è andato. La morte di Lady Diana, quel 31 agosto 1997, è una ferita che non si rimargina mai # La sua figura, sempre in movimento, sempre un passo avanti, non si è mai fermata. La principessa Diana non è stata solo un volto dietro un sorriso perfetto. Era molto di più. Era un simbolo di speranza, di compassione, di una bellezza che non stava nei vestiti o nelle acconciature, ma in ogni gesto di cura, ogni parola che scivolava dolcemente in un mondo di superficialità e ipocrisia. Non è facile raccontare un dolore che non si placa. Non è facile scrivere di una morte che ha scosso il mondo intero. Forse perché io stessa, nel mio piccolo, l’ho vissuta come un’ingiustizia. Era il 31 agosto 1997, e Parigi piangeva. Lei, Diana, la principessa che sembrava invincibile, si stava sgretolando sotto gli occhi di tutti. La sua morte non è stata solo una tragedia personale, è stata l’ennesimo colpo a quella strana “normalità” che ci facciamo illusioni di controllare. Un incidente, dicono. Ma quanti incidenti...
Posted on June 23rd, 2000 at 2:00 PM | Tags: Memoria | 0 Comments
Il Tuffo nella Vita: Avventure, Amicizia e Sogni sotto le Stelle # Il momento è arrivato: tra pochi istanti, mi immergerò nell'acqua cristallina della piscina con Hikari, la mia compagna di risate e di sogni. Non è solo una giornata come tante, ma un’immersione totale nella bellezza semplice e disarmante della vita. Immaginate: i capelli bagnati che incorniciano il volto come una corona di mare, gli occhiali da sole che riflettono la luce di un sole impaziente, e la risata di Hikari che si diffonde nell’aria come un’onda calda. Non c’è niente di più puro e intenso di questo momento, un tuffo che è anche un salto nella nostra eterna giovinezza e nella nostra amicizia indissolubile. E ora, prepariamoci: la piscina è una tavolozza di possibilità e di libertà. Quando scivolo in quell’acqua fresca, mi sento come un pesciolino in un mondo che, per qualche ora, sembra perfetto. Il rumore delle risate si mescola al suono dell’acqua che si agita, e ogni bracciata è un’espressione di pura gioia. In questi attimi, il mondo esterno scompare. Esiste solo il qui e l’adesso, con la mia amica al mio fianco e il cielo sopra di noi. Ma la giornata non finisce qui....
Posted on June 9th, 2000 at 4:39 PM | Tags: Memoria | 0 Comments
L'alba si insinua tra i grattacieli, tingendo di rosa un cielo che ieri era grigio. La città si sveglia, lentamente, come un gigante assonnato.# Eccomi qui, in piedi sul balcone del mio appartamento al decimo piano. Il freddo mi morde le guance, ma non mi importa. Osservo la città che si sveglia, come faccio ogni mattina, ma oggi è diverso. C'è qualcosa nell'aria, una tensione palpabile, un'energia che non riesco a definire. Le strade, ancora semi-deserte, sembrano sussurrare segreti. Vedo un uomo che corre, forse in ritardo per il lavoro, forse in fuga da qualcosa. Chi può dirlo? In questa giungla d'asfalto, ognuno ha la sua storia, il suo dramma personale che si consuma dietro finestre illuminate e porte chiuse. Mi chiedo quante vite si intrecciano in questo momento, quanti destini si sfiorano senza saperlo. La signora anziana che apre la sua edicola, il ragazzo che consegna i giornali in bicicletta, la donna in tailleur che cammina a passo svelto verso la metropolitana. Sono tutti attori di un'immensa commedia umana, di cui nessuno conosce il copione completo. «La città è un organismo vivente», mi disse il mio professore di scienze. All'epoca pensavo fosse una metafora poetica, ma ora capisco. Vedo...
Posted on September 13th, 1999 at 7:00 AM | Tags: Memoria | 9 Comments
« Cammino in un tempo che non appartiene a nessuno, come se ogni passo fosse un eco di vite già vissute. » Ci sono giorni in cui il confine tra ciò che eri e ciò che stai per diventare si dissolve, lasciandoti sospesa in un attimo eterno # C'è un'aria diversa questa mattina. Mi trovo davanti alla porta di un luogo che ho imparato a chiamare casa, ma che ora mi sembra quasi estraneo. Il primo giorno di scuola è sempre un territorio sconosciuto, nonostante l'apparente familiarità. Le mie scarpe battono sul pavimento, ogni passo un'eco nel corridoio. Mi fermo un attimo, guardandomi intorno. I volti sono nuovi e vecchi allo stesso tempo. Gli occhi parlano lingue che non conosco ancora, ma che imparerò. Mi chiedo: chi diventerò quest'anno? La campanella suona, un richiamo che spezza il silenzio. Mi siedo al mio banco, che per anni è stato testimone di sogni e frustrazioni. La penna tra le dita è la mia arma, il quaderno il mio scudo. Eppure, sento un vuoto, come se qualcosa mi sfuggisse. Il professor B. entra, e con lui una sensazione di gravità. È il mio insegnante di storia, un uomo che parla come se ogni...