
Sogni, risate, progetti impossibili
Posted on January 15th, 2001 / Celebrazioni / 22 CommentsSiamo seduti a terra, circondati da cuscini che sembrano essere stati buttati lì a caso, come frammenti di un caos che ci somiglia. Le luci sono soffuse, quasi timide, e trasformano il salotto in un universo parallelo. Le tende sono socchiuse, lasciando entrare quella luce gialla dei lampioni che dipinge ombre tremolanti sulle pareti. Fuori, l’inverno bussa con la sua prepotenza, ma qui dentro c’è un calore che nessun termosifone potrebbe mai replicare. È il calore dei sogni intrecciati, condivisi. «Allora, cosa facciamo quest’anno? Ma sul serio, niente cose scontate!» esclamo, incrociando le gambe e fissando gli altri. Gli occhi brillano di una sfida sottile, un gioco che conosciamo bene. Mi piace questo momento: il silenzio carico di promesse non dette, che aspetta solo di essere spezzato. M. alza la mano, come se fosse un bambino al primo banco. Il suo sorriso ha quella sfacciataggine che riesce sempre a spiazzarci. «Io lo so già: costruirò una nave pirata! Una vera, con vele nere e cannoni. E navigherò fino ai confini del mondo, alla ricerca di tesori che nessuno ha mai trovato.»
La stanza esplode in una risata che ci scuote tutti. Mi piego in avanti, le mani sullo stomaco, cercando di trattenere le lacrime. «Una nave pirata? Ma dove pensi di trovarla? E soprattutto, dove pensi di navigare? Nei navigli della città?» M. scrolla le spalle, solenne come un capitano che non si lascia intimidire. «I dettagli non contano. Contano solo i sogni.» Ecco, questa è la magia di M. Crede davvero nell’impossibile, e quando lo dice, riesce a trascinare anche noi nel suo mondo fatto di mappe immaginarie e avventure disegnate a matita. Ma questa volta non riesco a trattenermi: «E se il vero tesoro fosse già qui? Se lo stessimo vivendo, proprio adesso, senza accorgercene?» Il silenzio cala come un sipario. È un silenzio diverso, carico di qualcosa che non sappiamo ancora nominare. Poi S. si schiarisce la gola e spezza l’incantesimo. «Io dico che dovremmo fare qualcosa di semplice. Tipo una maratona di film. Tutta la notte svegli, con popcorn, cioccolata calda e una coperta gigante. Ridere, piangere, e ricordare perché amiamo ancora sognare.»
Non so perché, ma quelle parole mi toccano più di quanto avrei mai immaginato. S. ha questo modo di parlare che ti fa sentire che ogni cosa, anche la più banale, ha un significato più profondo. Mi giro verso di lui e vedo nei suoi occhi una luce tranquilla, una pace che sembra lontana anni luce dalla mia inquietudine. «Mi piace,» mormoro, annuendo piano. «Forse è proprio questo il punto. Non dobbiamo costruire navi o attraversare oceani per trovare quello che cerchiamo. A volte, basta fermarsi.»
Le risate si affievoliscono, come una fiamma che si consuma lentamente. Eppure, il silenzio non è vuoto. È pieno di riflessioni, di domande che nessuno osa fare ad alta voce. R. sorseggia il suo tè al limone con la solita aria sorniona. Ci osserva come farebbe un gatto con i suoi umani. «Sapete una cosa? M. ha ragione. Ogni tanto, fare un salto nell’impossibile è quello che ci serve. Ma anche S. ha ragione: il vero tesoro è stare insieme. Forse dovremmo fare entrambe le cose. Costruire una nave… Anche solo di carta. E usarla per trasportare i nostri sogni più semplici.»
Resto colpita. Com’è possibile che R. riesca sempre a trovare un equilibrio tra due idee opposte? Forse ha ragione lei. Forse possiamo avere tutto.
La serata cambia ritmo. Ogni sogno diventa una piccola fiamma che illumina la stanza. Parliamo di viaggi che non faremo mai, di luoghi che non abbiamo mai visto, di promesse che sappiamo già che non manterremo. Ma in quel momento, non importa. Ogni parola, ogni risata, ha un peso che riempie l’aria di magia. Mentre la notte avanza, mi rendo conto di una cosa: questo è il vero tesoro. Non è una nave, non è un viaggio, non è un traguardo. È qui, ora. È questa sensazione di calore che ci avvolge, questa certezza che nulla è impossibile quando siamo insieme.
Alla fine, ci ritroviamo sdraiati sui cuscini, esausti ma felici. La stanza è avvolta da un silenzio che non è mai stato così pieno. Guardo il soffitto, e mi chiedo: cosa ricorderemo di questa sera? Saranno i sogni folli? Le risate? O forse, sarà qualcosa che non riusciamo nemmeno a descrivere?
Forse non importa. Forse la vera avventura è vivere ogni momento come se fosse unico, irripetibile. Anche se è solo una serata in salotto, tra amici, popcorn e sogni che si dissolvono come fumo. Avremo il coraggio di sognare ancora, anche domani?
Pirate ship.
Remember me,
Eclipse
Le tue parole sono un soffio d’aria fresca. Mi sembra di leggerti e sentire una melodia al tempo stesso. C’è una musica in ciò che scrivi.
Cara Alessandra, grazie di cuore. Il tuo commento è poesia pura, e mi emoziona sapere che percepisci questa melodia tra le righe.
Bello. Mi piace come riesci a trovare sempre il lato positivo delle cose, anche quando sembra impossibile. Sei un’ispirazione.
Ciao, grazie per il tuo commento. Sapere di poter ispirare positività mi riempie di gioia.
Ok, interessante tutto questo sentimentalismo, ma dove sta il fuoco vero? Voglio leggere rabbia, voglio leggere rivoluzione. Questo mondo non si cambia con le emozioni, ma con l’azione.
Ciao Riot, grazie per il tuo contributo. Capisco il tuo punto di vista, ma penso che le emozioni possano essere il carburante per quella rivoluzione che cerchi. Sono due facce della stessa medaglia.
Leggerti è sempre un’esperienza particolare, ma stavolta ho trovato tutto un po’ troppo velato, quasi come se volessi dire di più ma non avessi il coraggio di farlo.
Ciao Ema, grazie per aver notato questo aspetto. Hai ragione, a volte trattengo qualcosa, ma forse è solo un modo per lasciare spazio all’immaginazione di chi legge.
Che delicatezza nelle tue parole, Alice. Mi hai fatto venire voglia di sedermi e scrivere anch’io, come se la vita meritasse di essere raccontata in ogni sua sfumatura.
Cara Giulia, grazie per questo commento dolce. Sapere che le mie parole ispirano altre storie è la più grande soddisfazione per me. Continua a scrivere, voglio leggerti.
Non saprei. A volte mi sembra che tu scriva più per te stessa che per chi ti legge. Non è un male, ma può diventare un limite.
Ciao, grazie per questa riflessione. Scrivere per me stessa è sicuramente il punto di partenza, ma voglio sempre riuscire a dialogare con chi legge. Cercherò di migliorare.
Il post è buono, ma troppo sentimentale per i miei gusti. Mi aspettavo più concretezza, meno introspezione. Non tutto deve essere una poesia.
Ciao MetalManzoni, grazie per il feedback onesto. La poesia è una parte di me, ma cercherò di bilanciare meglio in futuro. La concretezza ha il suo posto.
Non so se sia il post più bello che hai scritto, ma sicuramente è il più intenso. Le tue parole sembrano tagliare l’aria, come lame. Hai una capacità unica di descrivere i dettagli emotivi senza cadere nella banalità.
Cara Alexiel, grazie per il tuo affetto e la tua sincerità. È bello sapere che le mie parole ti raggiungono così profondamente. Sei parte di questo viaggio fin dall’inizio, e questo significa molto per me.
Quanta forza nei tuoi pensieri, Alice. Leggere il tuo post mi ha fatto riflettere sul concetto di resilienza che tanto amiamo nella nostra cultura. Come il bambù, piegarsi senza spezzarsi.
Cara Hikari, il tuo riferimento al bambù è perfetto. Hai colto un aspetto essenziale di ciò che volevo trasmettere. Grazie per il tuo commento, sei sempre una fonte di ispirazione.
Non posso fare a meno di apprezzare il tuo stile così raffinato, ma mi chiedo: non è troppo? A volte meno è più, anche nella scrittura.
Ciao, grazie per il tuo punto di vista. Apprezzo molto la tua osservazione, e forse hai ragione: devo imparare a lasciare più spazio ai silenzi.
Che energia positiva in questo post! Sai trasmettere qualcosa di speciale, come una luce che illumina anche i pensieri più grigi.
Ciao, grazie mille per queste parole. Sapere di portare luce è un dono immenso per me.