Sabbia dorata, sogni nuovi. Non c’è modo di sfuggirvi, vero? Cambiare, lasciare tutto ciò che ti è familiare e partire verso l’ignoto. A volte sembra essere l’unico respiro che riesce a liberarti, a farlo. Quante volte, cercando di respirare l’aria densa della quotidianità, senti quel peso che ti soffoca, quella pressione che non riesci più a sopportare? Ed è allora che il cambiamento si fa necessario, come un soffio di vento che spazza via la polvere dal cuore. È come cambiare pelle, ma in modo impercettibile, una spinta che arriva da dentro e ti trascina. È una necessità. Un atto di sopravvivenza. Non è mai davvero una scelta, almeno non nel momento in cui accade. Succede. E basta. Sono qui, sulla sabbia di Alassio, e non è più solo il mare che sento. Lo so, suona strano. Ma è più che ascoltarlo. È come se il mare stesse parlando con me, non con le parole, ma con il suo essere, la sua presenza che mi avvolge. C’è qualcosa nel suo respiro che mi è familiare, eppure sconosciuto. Loano, la mia Loano, è lontana ormai, sfocata, quasi irreale, come un sogno che non riesci più a trattenere tra le dita. È un eco che si disperde lentamente nel vento, una memoria che si dissolve sotto il sole di un altro posto, di un altro mondo che mi sta accogliendo ora. Loano è un ricordo che ho messo da parte, che non rinnegherò mai, ma che non mi appartiene più. Il mio cuore, però, sa che tutto ciò che è stato rimarrà dentro di me come una cicatrice, come un marchio che non posso cancellare, ma che non mi impedisce di andare oltre.
Alassio, invece, mi stringe a sé. La sabbia qui non è la stessa. È più chiara, più luminosa, quasi dorata, e ad ogni passo la sensazione è diversa. Ogni granello sembra un frammento di luce catturato dal tempo, una promessa di qualcosa che ancora non comprendo. Il mare davanti a me non è più il vecchio amico che mi parlava con la sua calma, con il suo costante ritorno. Qui, il mare è un amante sconosciuto. Ogni onda è un segreto che si rivela e si nasconde di nuovo, come un sussurro che arriva appena alle orecchie e poi svanisce, lasciandoti con la voglia di scoprirne di più. Non è più la familiarità che mi aveva cullato, ma l’incertezza, l’inquietudine, la voglia di un nuovo inizio. Non posso fare a meno di chiedermi, mentre guardo l’orizzonte, perché ci si sente vivi solo quando si osa cambiare. Forse è proprio questo il segreto: non è il cambiamento a renderti vivo, ma l’atto di affrontarlo, l’incertezza che lo accompagna, il coraggio di abbandonarti a lui senza sapere dove ti porterà. Scrivere è il mio rifugio, la mia scusa per esistere in questo momento. Prendo un foglio e comincio, quasi senza pensarci. La penna scivola sulla carta come se fosse già una parte di me, come se ogni parola fosse un battito del cuore che non riesce a fermarsi. La sabbia che si insinua tra le dita, il calore che cresce sotto di me, il sole che mi segna la pelle, tutto questo non è solo un insieme di sensazioni. È il respiro della vita stessa che si fa spazio dentro di me. E così scrivo. Scrivo dell’odore salmastro del mare mescolato ai profumi delle piante che crescono lungo la riva. Scrivo dell’inquietudine che mi attraversa, della domanda che non ha risposta, della sensazione che qualcosa sta cambiando, ma che non so ancora cosa sia.
Il rumore dei passi dietro di me, le risate che arrivano come un’onda in lontananza. Persone che vivono. Vivono e basta. Mi volto e vedo un bambino, piccolo, che corre dietro a un pallone. I suoi capelli si scompigliano con il vento e il suo viso è illuminato da una felicità che non posso più riconoscere come mia. Quando è stata l’ultima volta che mi sono sentita così, davvero così? Forse troppo tempo fa. Forse un’altra vita. Ma è un ricordo che resta, che mi sfiora, e mi fa capire che c’è ancora tempo per ritrovare quella leggerezza, quella gioia che non chiede niente se non di esistere. Le sensazioni che Alassio mi regala sono nuove, come una seconda pelle che devo imparare a indossare. La brezza salata che arriva dal mare si mescola con il profumo della focaccia appena sfornata, con l’aroma del caffè che pervade le strade. Ogni angolo di questa città ha qualcosa da dirmi, come se ogni pietra fosse una parola che non avevo mai sentito prima. Gli angoli nascosti, i caffè che raccontano storie di vita vissuta, i volti sconosciuti che potrebbero diventare amici. Tutto questo mi avvolge, mi cattura, mi fa sentire viva in un modo che non avevo mai conosciuto prima. Ma in ogni passo che compio, sento la presenza di Loano. Non riesco a staccarmi da quel passato, da quei luoghi che mi hanno formato. Non si lascia mai davvero un posto che ti ha plasmato. Lo porti con te, dentro di te, e lo senti in ogni angolo nuovo che esplori, in ogni nuova strada che percorri.
La sera arriva silenziosa. Il cielo si tinge di arancio e viola, come se la luce stessa fosse stanca e volesse cedere il passo alla notte. Mi fermo un’ultima volta sulla spiaggia, cercando di fermare il tempo, di imprimerlo nella mente, come se potessi trattenere un tramonto per sempre. Ma so che non è possibile. E forse è proprio questo il senso del cambiamento: non è rinnegare il passato, ma accoglierlo dentro di sé, portarlo con sé mentre si va verso qualcosa di nuovo, qualcosa che ancora non sappiamo definire. Non è il luogo che cambia chi siamo, ma ciò che scegliamo di vedere in esso. Mi fermo. Il mio respiro si ferma, ma è solo per un attimo. Perché è in questo spazio sospeso che trovo la mia verità. Un passo avanti, un altro. E così il cammino continua, senza fine, senza arrivo.
Alassio.
Remember me,
Eclipse