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La Magia dell’Acqua

Il silenzio della notte viene interrotto solo dal tintinnio del cucchiaino contro la ceramica mentre mescolo il mio tè alla liquirizia. Le gocce d’acqua dei capelli ancora umidi cadono sulla maglietta, piccoli cerchi scuri che si allargano sul tessuto. La stanchezza di una giornata intensa mi avvolge come una coperta familiare, mentre ripercorro nella mente ogni istante di questo pomeriggio. Era iniziato tutto con un messaggio di T. sul gruppo: una semplice foto della sua piscina accompagnata da un “Vi aspetto”. Non serviva altro. In meno di un’ora, io e Ikari eravamo già pronte, il sole che filtrava attraverso i nostri occhiali da sole, la radio accesa e quella sensazione di libertà che solo l’estate sa regalare. Arrivando, abbiamo trovato il cancello spalancato e la musica che già riempiva l’aria. Il giardino di T. sembrava un piccolo paradiso terrestre: i lettini disposti strategicamente all’ombra degli alberi, alcuni al sole, il profumo di gelsomino che si mescolava all’aroma del caffè appena fatto, e quella decina di persone, il nucleo essenziale del nostro gruppo, già sparse tra il prato e il bordo piscina. P. era immerso fino al collo nell’acqua, gli occhiali da sole spinti sulla fronte, mentre discuteva animatamente con K. di calcio, qualcosa riguardante la partita del Milan. M. sonnecchiava su un materassino galleggiante, la mano che sfiorava pigramente la superficie dell’acqua. Sul bordo della piscina, R. ed E. stavano organizzando tornei immaginari, tracciando schemi impossibili su un foglio già mezzo bagnato.

T. si muoveva tra noi come un’ape operaia, assicurandosi che tutti avessero un estate’ in mano, che la musica fosse al volume giusto, che nessuno rimanesse isolato. Ha sempre avuto questo dono naturale per l’ospitalità, la capacità di far sentire tutti a casa propria. Anche i più timidi del gruppo, come S., che di solito sta in disparte, oggi ridevano e scherzavano come se non avessero fatto altro nella vita. L’acqua ci ha accolto uno dopo l’altro. C’era qualcosa di magico nel modo in cui il caldo opprimente di luglio si dissolveva al primo tuffo, portando via con sé anche l’ansia residua dell’esame di maturità. Le gocce d’acqua brillavano nel sole come piccoli diamanti quando B. ha iniziato a schizzare tutti, scatenando una battaglia acquatica che ha coinvolto anche i più restii. Il pomeriggio è scivolato via tra tuffi improvvisati, gare di apnea (vinte tutte da F., come sempre), e infinite chiacchiere a bordo piscina. H. raccontava dei suoi progetti per l’università, mentre D. condivideva sogni di viaggi impossibili. Ogni tanto qualcuno usciva dall’acqua per recuperare energie, sdraiandosi sui lettini con un libro o un gelato in mano, ma la conversazione non si è mai interrotta. Quando il sole ha iniziato a calare, tingendo il cielo di arancione, ci siamo trasferiti sotto il pergolato. T. ha acceso le lucine che decorano il giardino, creando un’atmosfera quasi surreale. N. ha tirato fuori la sua chitarra acustica, e presto l’aria si è riempita di vecchie canzoni cantate a squarciagola, alcune voci perfettamente intonate, altre decisamente meno, ma tutte ugualmente entusiaste.

La fame ha iniziato a farsi sentire, e come per magia sono apparse pizze di ogni tipo. Seduti in cerchio sull’erba ancora tiepida, passavamo le scatole da una mano all’altra, ridendo delle combinazioni di ingredienti più assurde ordinate da V. Le conversazioni si sono fatte più profonde, più intime. Parlavamo del futuro, dei nostri sogni, delle nostre paure, ma ogni preoccupazione sembrava più leggera condivisa sotto quel cielo che si riempiva lentamente di stelle. Y. ha iniziato a scattare foto con la sua polaroid, catturando momenti che ora sono sparsi sul tavolo del giardino: sorrisi spontanei, abbracci improvvisi, espressioni concentrate durante discussioni serie poi dimenticate. Ogni scatto è un piccolo tesoro, un frammento di questa giornata perfetta cristallizzato per sempre. Ora, mentre il tè si raffredda lentamente nella tazza, scorro le foto sul telefono. I messaggi continuano ad arrivare sul gruppo: ringraziamenti, emoticon, promesse di ripetere presto. La stanchezza fisica si mescola a una strana eccitazione, come se il corpo fosse esausto ma l’anima ancora volesse danzare. Il profumo di cloro persiste sulla pelle nonostante la doccia, un promemoria tangibile di questo pomeriggio. Fuori dalla finestra, il cielo è un velluto nero punteggiato di stelle, lo stesso cielo sotto cui, fino a poche ore fa, condividevamo risate e sogni. Il silenzio della notte è diverso ora, pieno di echi di conversazioni, di schizzi d’acqua, di accordi di chitarra.

Mi sdraio sul letto, lasciando che i ricordi della giornata mi avvolgano come onde gentili. Il sapore della liquirizia si mescola alle memorie: il sole sulla pelle, le risate nell’acqua, gli abbracci bagnati, le confidenze sussurrate. La stanchezza prende il sopravvento, ma lotto per rimanere sveglia ancora un po’, per trattenere questi momenti il più a lungo possibile. Domani tornerà la routine, torneranno i pensieri sul futuro e le responsabilità. Ma per ora, in questo momento sospeso tra la veglia e il sonno, esiste solo la perfetta semplicità di una giornata d’estate trascorsa con le persone giuste. Il sonno arriva dolcemente, portando con sé frammenti di risate e il suono dell’acqua, mentre un sorriso si disegna sulle mie labbra. Questi sono i momenti che rendono speciale la vita, penso, mentre mi lascio finalmente andare al riposo. Buonanotte.

Cheers.
Remember me,
Eclipse

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