
Onde, Amici, Incognite +17
Posted on July 8th, 2001 / Poesia / 50 CommentsIl sole si insinua tra le tende di lino bianco, accarezza il pavimento di legno e gioca con le ombre degli oggetti sparsi sul tavolo. Mi sveglio con un respiro profondo, quel tipo di respiro che sembra voler inghiottire l’aria e il mondo insieme. Fuori, il mare canta la sua solita canzone, ma oggi sembra diversa, più profonda, più urgente. C’è qualcosa nell’aria, qualcosa che non so nominare ma che sento scorrere sotto la pelle, come un brivido che non vuole andarsene. Mi alzo e apro la porta della terrazza. Il vento ha un odore salato, familiare, eppure oggi mi sembra nuovo, come se stesse cercando di raccontarmi un segreto. Il caffè borbotta pigro nella moka; il suo aroma si mescola con quello del mare, creando un’alchimia che mi avvolge e mi trattiene. Bevo il primo sorso, amaro e caldo, e chiudo gli occhi. È così che mi sento oggi: amara e calda, come il caffè.
M. è già lì, seduta sul bordo della terrazza, con le gambe che penzolano nel vuoto. Sorride, ma il suo sorriso è appena accennato, come se fosse un riflesso di qualcosa di lontano. Il blu dei suoi occhi cattura la luce del mare e la restituisce in una sfumatura che non avevo mai notato prima. Mi siedo accanto a lei senza dire nulla. Non c’è bisogno di parole quando il silenzio è così pieno di significato. Il mare, davanti a noi, è un eterno movimento. Le onde arrivano, si infrangono, si ritirano. Ogni volta sembra che vogliano raccontare qualcosa, ma prima che possano completare il loro discorso, vengono inghiottite da altre onde, altri racconti, altre voci. Mi chiedo se sia questa la vita: un continuo infrangersi e ritrarsi, senza mai riuscire a fermarsi davvero. M. spezza il silenzio con una risata leggera, quasi un sussurro. «Pensi mai a come sarebbe essere un’onda? Sempre in viaggio, senza una meta precisa, ma con uno scopo chiaro: arrivare.» La guardo e annuisco. Non rispondo, perché non serve. Lei ha già detto tutto.
Il resto del gruppo ci raggiunge poco dopo. Sono volti familiari, voci che riconoscerei anche nel caos di una folla. Ognuno porta qualcosa: un sorriso, una storia, una battuta. Ma oggi, tutto sembra diverso. C’è un’energia che non riesco a spiegare, un filo invisibile che ci lega in modo più stretto del solito. È il mio compleanno, eppure non sono le candeline o i regali a farmi sentire speciale. È questa connessione, questa presenza. Le ore scorrono lente, come sabbia che scivola da una mano aperta. Mangiamo, ridiamo, parliamo di tutto e di niente. M. racconta una storia di quando era bambina, di come sua madre le insegnava a riconoscere le conchiglie sulla spiaggia. «Ogni conchiglia ha una storia,» dice, «ma non tutte vogliono essere raccontate.» Questa frase mi rimane dentro, si insinua nei miei pensieri come un’onda che si infrange e si ritira.
Quando il sole inizia a calare, accendiamo le candeline. Diciassette piccole fiamme danzano nel vento, ognuna con un suo ritmo, una sua vita. Soffio con forza, ma una candela rimane accesa, testarda. M. ride e dice che è un segno di fortuna. Io penso che forse è un segno di qualcosa di più. Il mare continua a cantare, il suo ritmo non si interrompe mai. Mi perdo a guardare l’orizzonte, quel confine incerto tra cielo e acqua, e mi chiedo cosa ci sia oltre. È una domanda che mi porto dentro da sempre, ma oggi sembra più urgente. Mi alzo e cammino verso la riva. Le onde lambiscono i miei piedi nudi, fredde e vive. Ogni passo affonda nella sabbia, ma non mi fermo. Sento il peso del tempo, delle scelte fatte e di quelle ancora da fare. Sento il peso di ciò che sono e di ciò che potrei essere. M. mi raggiunge e mi prende la mano. Non dice nulla, ma il suo gesto è sufficiente. Rimaniamo lì, in silenzio, a guardare il mare che non smette mai di muoversi, di cambiare, di vivere.
Mi chiedo se riuscirò mai a trovare una risposta, o se, come le onde, continuerò a cercare senza mai fermarmi. Forse, la vera forza sta proprio qui: nel movimento, nell’incertezza, nel lasciarsi trasportare senza resistere. E mentre il sole scompare dietro l’orizzonte, sento che la domanda rimane, sospesa nell’aria: «E se la vita fosse proprio questo? Un viaggio senza fine, un’onda che non smette mai di cercare la riva?»
Happy Birthday, Alice.
Remember me,
Eclipse
Hai una profondità che mi disarma. Non trovo mai le parole giuste per commentare.
A volte, il silenzio dice più di qualsiasi parola. Grazie per sentire la mia profondità.
C’è qualcosa di ipnotico nei tuoi testi, come se ogni parola fosse una tessera di un puzzle che non posso smettere di ricomporre.
Forse il puzzle è fatto per rimanere incompleto, ma sapere che ci provi mi fa sentire meno sola.
Non sono sempre d’accordo con quello che scrivi, ma non posso negare che hai coraggio da vendere.
Non cerco consenso, ma sapere che riconosci il mio coraggio mi basta. Grazie.
Leggerti è come indossare un abito su misura: ogni parola cade perfettamente al suo posto.
Forse è perché scrivo come se cucissi la mia anima. Grazie per indossarla con grazia.
Ogni parola un pugno nello stomaco. Non so se è rabbia o passione, ma sento ogni tua frase come un graffio sulla pelle. Continua così.
Graffiare è l’unico modo che conosco per lasciare il segno, per urlare quando tutto il resto sembra muto. Grazie di sentire la mia voce così forte.
Le tue parole mi fanno sognare e riflettere allo stesso tempo. Hai un dono raro.
Forse il dono è nel modo in cui le mie parole trovano riflesso nei tuoi sogni. Grazie.
La tua scrittura è potente, ma lascia spazio alla speranza. È come un arcobaleno dopo la tempesta.
Un arcobaleno è tutto ciò che posso offrire dopo aver urlato alla tempesta. Grazie per vederlo.
Ogni tuo post è una ribellione. Amo la tua forza e il tuo coraggio.
Ribellarsi è tutto ciò che conosco. Grazie per sentire la mia forza.
Non sono sicura di condividere tutto, ma non posso negare che mi hai fatto riflettere.
Non chiedo condivisione, ma sapere che le mie parole portano riflessione mi basta. Grazie.
Leggerti è come osservare un quadro di Caravaggio: luce e ombra in continuo conflitto. Non smettere di creare.
Il conflitto è l’unico modo che conosco per dipingere, e sapere che lo percepisci mi dà forza.
Le tue parole mi scavano dentro come radici di alberi antichi. Non posso fare a meno di perdermi in esse.
Perderti nelle mie parole significa che anche io, in qualche modo, trovo radici in te. Questo pensiero mi commuove.
La tua scrittura è come un rave: esplosiva e piena di energia. Non fermarti mai.
Non mi fermerò, perché scrivere è la mia unica forma di sopravvivenza. Grazie per ballare con me.
Hai un modo unico di far male con le parole, ma è un dolore che risveglia. Continua.
Se il dolore risveglia, allora vale la pena infliggerlo. Grazie per accoglierlo.
La tua rabbia è contagiosa, e lo dico come un complimento. Abbiamo bisogno di più voci come la tua.
Se la rabbia può essere una scintilla, allora spero di accenderne molte altre. Grazie.
Amo il tuo stile diretto, senza fronzoli. Ma, forse, in alcuni punti potresti concedere spazio al silenzio, per lasciare che il lettore respiri.
Il silenzio mi spaventa, ma hai ragione: a volte bisogna lasciare che il vuoto parli. Proverò, anche se non prometto nulla.
Sei un po’ come una canzone che resta in testa. Non riesco a smettere di pensare a quello che scrivi.
Se le mie parole diventano una melodia, allora il mio messaggio vive. Grazie.
Non tutti capiranno il tuo messaggio, ma chi lo farà non ti dimenticherà.
Non scrivo per essere capita da tutti, ma per chi sente le mie parole come una necessità.
Il ritmo delle tue parole è travolgente. Sei una vera artista.
L’arte sta nel trovare un ritmo che risuoni. Grazie per sentirlo.
Leggerti è come sfogliare una poesia che brucia lentamente. Trovo così tanta bellezza nel tuo dolore, che a volte mi fa male ammirarla.
Forse è il dolore che dà vita alla bellezza, o forse è solo l’eco di qualcosa che non smetterà mai di bruciare. Grazie per averlo visto.
La tua scrittura è un vortice che risucchia e lascia senza fiato. È impossibile distogliere lo sguardo.
Non distogliere lo sguardo, perché anche io non riesco a fermarmi.
Hai un modo di scrivere che è al contempo serio e ironico. Mi piace, è diverso.
Forse perché la vita è tutto questo: serietà e ironia in equilibrio precario. Grazie.
Il tuo post mi ricorda i testi di Kurt Cobain: crudi, sporchi, ma incredibilmente veri. Non cambiare mai.
Non cambierò, perché scrivere così è l’unico modo che conosco per restare viva. Grazie per vedermi così chiaramente.
Ogni volta che leggo un tuo post, mi sembra di tornare indietro nel tempo, a quando tutto era più vero.
Forse è perché scrivo per non dimenticare quella verità, anche se a volte fa male.
Sei come un vulcano in eruzione: imprevedibile, potente e terribilmente affascinante. Grazie per il fuoco che accendi.
Il fuoco è tutto ciò che ho, ma è il modo in cui lo vedi che lo rende così vivo.
La tua scrittura è un raggio di luce in una stanza buia. Grazie per illuminare.
La luce nasce solo dopo aver conosciuto il buio. Grazie per vederla.