
Ombre scolpite dal tempo
Posted on July 20th, 2004 / Esperienze / 0 CommentsCi sono luoghi che non sono semplici spazi. Luoghi dove il tempo non dorme mai, ma respira, dove le pietre non sono solo pietre, ma custodi di storie e di memorie, dove l’aria stessa vibra di echi lontani che non si sono mai davvero dissolti. Mi ritrovo in questi luoghi, mi smarrisco nel loro abbraccio, come se fossi trascinata da qualcosa di invisibile ma irresistibile, qualcosa che mi chiama senza dire una parola, ma che mi tocca nel profondo. Oggi, la Liguria è il mio rifugio. Qui il rumore del mondo, che per giorni è diventato insopportabile, si fa lontano, quasi sfocato. Il treno mi porta senza destinazione, senza una meta definita. Sono solo in cerca di quel silenzio che in altre terre trovo difficile respirare. Ma qui, tra i vicoli stretti e le case che sembrano vivere del respiro del mare, il silenzio non è mai vuoto. È denso, ricco, pieno di una storia che non smette mai di raccontarsi. Ogni passo su queste strade di pietra è una riscoperta di me stessa, eppure, in qualche modo, è anche un ritorno a qualcosa di più grande, un legame invisibile che lega il passato al presente, come se le case colorate, le mura scrostate, le porte antiche fossero testimoni silenziose, ma onnipresenti, di vite che non sono mai davvero scomparse. Il sole, ormai basso, sfiora le pietre, baciandole con una luce che non fa che accentuare la loro bellezza imperfetta, fragile, ma eterna. In ogni angolo c’è qualcosa che mi sussurra, che mi dice che non esiste niente di definitivo, nulla di assoluto. Ogni cosa è destinata a cambiare, eppure in quel cambiamento risiede una bellezza che non può essere spiegata, ma solo vissuta.
Un piccolo negozio cattura la mia attenzione, un odore di basilico che mi avvolge come una carezza. È un richiamo forte, che parte dalla terra e dal mare, che mi fa sentire in pace, come se fossi parte di qualcosa che è più grande di me, come se la mia anima fosse legata a quel profumo, a quella sensazione di intimità che solo la Liguria sa dare. Entro, una vecchia signora mi sorride mentre prepara il pesto. Le sue mani sono segnate dal tempo, ma nei suoi gesti c’è una cura, una precisione che mi lascia senza fiato. Quando mi porge il barattolo, i suoi occhi incontrano i miei. Non servono parole. Il suo sguardo dice tutto, una verità che si fa spazio nel silenzio che ci circonda: «Questa terra non dimentica mai chi la rispetta.» Ed è come se il tempo stesso si fermasse per un attimo. Tutto si ferma, tutto si sospende. È una verità che mi entra dentro senza preavviso, una verità che non chiede permesso. Esco, il mio tesoro verde nelle mani, e mi perdo di nuovo nei vicoli, ogni passo una danza che mi unisce a questa terra, a queste pietre, a queste ombre. Un gatto nero mi osserva da un muretto, i suoi occhi sono due fessure nel buio, due giudici che scrutano ogni mio movimento. Mi chiedo se anche lui porti il peso delle storie che la terra non ha mai dimenticato. Forse sì, forse no. Non lo saprò mai. Ma la sua presenza, il suo silenzio, il suo sguardo mi ricorda che ogni luogo ha i suoi segreti, e che ci sono cose che non si possono capire, ma solo sentire.
Raggiungo una piccola piazza. Al centro, una fontana di pietra bianca sembra respirare, come se avesse una vita tutta sua, un respiro che non è solo acqua che scorre, ma la vita stessa che continua, impercettibile, incessante. Mi siedo su una panchina, il mio cuore sembra calarsi nel silenzio che mi avvolge. Le risate dei bambini che giocano si mescolano al suono dell’acqua, creando una melodia dolce e struggente, come un ricordo che scivola via senza lasciare traccia. Una ragazza si avvicina, portando con sé una leggerezza che io non conosco più. Mi sorride, un sorriso semplice, senza complicazioni. Mi fa pensare a quella bellezza che ho perso, o che forse non ho mai davvero avuto. Ma in quel sorriso, in quella leggerezza, c’è qualcosa che mi fa sentire viva, come se anche io potessi tornare a respirare, a guardare il mondo con occhi nuovi. Il mare, però, mi chiama. Non posso ignorarlo. Lascio che il vento mi prenda, portandomi via tra gli ulivi, lungo un sentiero stretto che mi conduce alla sua vastità. Il profumo della salsedine mi avvolge, mi fa venire voglia di correre, di tuffarmi in quel vasto abisso che sembra promettere risposte, ma che invece ti lascia sempre con più domande. Arrivo alla spiaggia, piccola, nascosta, come se volesse custodire un segreto che non posso capire. Mi tolgo le scarpe, il freddo dell’acqua mi sorprende, ma è una sorpresa che accetto, perché è un richiamo che non posso ignorare. Ogni passo nella sabbia è una dichiarazione, un ritorno al primitivo, al semplice, al puro. Guardo l’orizzonte, dove il cielo e il mare si incontrano, e in quel punto, dove tutto sembra sfumare, mi perdo. Penso a tutto ciò che ho lasciato, ma anche a ciò che mi aspetta. La domanda non ha risposta, eppure il viaggio mi rende viva. La risposta non conta, è il viaggio che conta.
Ci sono luoghi che non ti lasciano mai andare. Perché una volta che li hai vissuti, diventano parte di te. È un legame che non si spezza, un legame che non chiedi, ma che ti scivola dentro senza preavviso. Esistiamo davvero, se nessuno ricorda la nostra storia? O siamo solo ombre, destinate a scomparire, come le onde sulla sabbia, che non lasciano traccia? Non lo so. Non importa. Forse la risposta non conta. È il viaggio a renderci vivi. Ogni passo, ogni silenzio, ogni respiro. È il cammino che ci fa essere chi siamo, è la ricerca che ci dà un senso. La ricerca non ha mai fine. E così, anche se il mare mi chiama e il vento mi accarezza, la ricerca continua. Senza risposta, senza conclusione, ma sempre, sempre in movimento.