Il 2002 inizia, ma non è solo una data che scivola via. È un accenno di cambiamento, una sensazione che avvolge ogni passo che faccio, che mi sfiora come una brezza sottile. Ogni momento che si sussegue è segnato da un’inquietudine che non riesco ad ignorare. Le giornate che passano non sono mai uguali a quelle precedenti, eppure qualcosa dentro di me sembra non cambiare mai. Il suono dei passi, il profumo dell’aria, la luce che filtra dalle finestre. Ogni dettaglio mi ricorda che sono viva, che sono qui, ma che il tempo non è mai una certezza. Le passeggiate in città con mia madre sono sempre più lunghe, ma il silenzio che ci avvolge pesa più di ogni parola non detta. Il sorriso di mia madre è lo stesso di sempre, ma c’è qualcosa negli occhi che non trovo più familiare. Forse sono io a guardare in modo diverso, ma avverto un cambiamento, una distanza che cresce tra noi, impercettibile ma profonda. E il tempo scivola via, impercettibile. Come un fiume che scorre sotto la superficie, mentre tutto il resto sembra fermo.
Lugano è uno di quei luoghi che ti entra dentro senza preavviso. Il lago, le montagne, l’aria fresca del mattino. Non ci sono parole per descrivere la sensazione che mi attraversa mentre cammino lungo le rive. È un sogno senza tempo, una realtà che ti si svela piano, come se volesse dirti qualcosa senza mai farlo. Eppure, c’è un pensiero che non mi lascia, una domanda che mi assilla in ogni angolo di quella città: «Che cosa resterà di questa giornata?». Ogni sorriso, ogni risata, sembra svanire mentre le ore passano. Quello che mi colpisce non è tanto il passato, ma ciò che il futuro ci chiede di accettare. La felicità non è mai completa, non può esserlo. E mentre camminiamo fianco a fianco, con mia madre che non sa più dove guardare, mi rendo conto che anche noi, in qualche modo, stiamo cambiando. Ma come fare a non farsi travolgere da questo fluire inarrestabile del tempo?
Ogni anno ci cambia, anche quando non lo vediamo. Anche quando non vogliamo guardarlo in faccia. La nostra relazione è diversa, i silenzi sono più lunghi, le risate sono più lontane. Forse il cambiamento è inevitabile, ma non mi sento mai davvero pronta a perderlo. Eppure, c’è una certa forza in questo: nel sapere che tutto è destinato a mutare, ma che ogni passo che facciamo ha il suo significato, piccolo o grande che sia. In questa città, tra il riflesso del lago e il rumore dei miei pensieri, mi accorgo che l’unica costante che mi resta è il cambiamento. Nulla dura per sempre, ma ogni momento è un segno che lascia qualcosa. Non posso più ignorarlo. Il tempo, sebbene ci sfugga, è la sola verità che ci appartiene.
Ci sono giorni in cui il peso di tutto questo sembra troppo grande, come se ogni passo che facciamo fosse troppo pesante da sopportare. Eppure, camminiamo. Nonostante tutto. Perché ogni passo è il nostro, e ogni giorno è la possibilità di scegliere come viverlo. Forse, alla fine, è questo che conta: non fermarsi davanti alla paura del cambiamento, ma accoglierlo come parte del nostro viaggio. E mentre il tempo scorre, come un fiume che non si può fermare, mi trovo a riflettere su tutti quei momenti che non potrò più rivivere. Ma la consapevolezza non è una condanna. È un invito. Mi chiedo, allora, cosa farei se ogni istante fosse l’ultimo? Se ogni parola, ogni gesto fosse l’ultimo che posso offrire? Come cambierebbero le mie scelte? E le tue? La domanda resta lì, sospesa, come il respiro che non si ferma mai. Cosa faresti tu, se oggi fosse l’ultimo giorno che hai con chi ami?