
Nel Cuore del Caos
Posted on June 16th, 2003 / Algoritmi / 10 CommentsOgni battito del cuore è un codice, ogni respiro una connessione invisibile.
Eppure, tra tanta connessione, siamo più soli che mai #
Seduta, gli occhi incollati allo schermo. La tastiera suona, la sua melodia costante come il battito di un cuore che non sa fermarsi. La luce blu mi avvolge, mi coccola. È l’unica compagnia che ho in questa realtà sempre più digitale, che cresce senza sosta, diventando sempre più esigente. La mia attenzione si disperde, ma è impossibile distogliere lo sguardo. Non posso smettere. È un bisogno che brucia, una compulsione a rimanere connessa, a non lasciar andare quella linea invisibile che mi collega agli altri. Il mondo sembra ridursi a questo, ad un flusso incessante di dati, a questa presenza che diventa una gabbia dorata, un’incatenatura sottile.
Cosa siamo diventati? … Viviamo nel cuore della più grande rete, eppure… Quanto restiamo noi stessi? Quanto di noi è davvero umano in un mondo che ci chiede di essere sempre presenti, sempre visibili, sempre a portata di clic? Ogni notifica è un battito di schiavitù. Ogni messaggio, ogni post che pubblichiamo, è una prigione in cui restiamo, senza riuscire mai a staccarci. Eppure non possiamo farne a meno. Perché restiamo lì, rinchiusi, senza sapere come uscirne.
E mi chiedo, senza riuscire a trovare una risposta: cos’è che ci manca? Ci siamo persi? O forse siamo solo diventati ciò che ci è stato imposto di essere?. Il digitale ci ha resi più vicini, ma allo stesso tempo ha amplificato la nostra solitudine. La solitudine di uno schermo che non guarda, di un mondo che ci parla, ma non ci tocca. L’anima del mondo sta cambiando, ma quale direzione prenderà? Ci avvicinerà o ci spezzerà, giorno dopo giorno, lasciandoci in un vuoto incolmabile?.
Mi fermo, lascio la tastiera. I pensieri scorrono come la luce del monitor. La pagina è piena, ma io sono vuota. La realtà digitale è un fiume senza fine, che scorre senza portare con sé nulla di tangibile. Cos’è che ci spinge a rimanere intrappolati in questa spirale senza fine?. Perché, senza il filtro dello schermo, non so più chi sono. Chi sono davvero? Non sono più io, sono solo un riflesso, una proiezione digitale che vive su un filo di codice. Cosa resta di me? Un avatar che respira ma non esiste, che parla ma non ha corpo. La mia essenza è ridotta a una linea di codice che si aggancia alla rete e non lascia tracce.
La realtà digitale è una trappola che seduce, che ci attira con promesse di libertà, ma che in realtà ci svuota. È davvero questa la nostra libertà? Oppure ci siamo fatti ingannare, credendo che il progresso ci avesse portato a qualcosa di migliore, quando in realtà ci sta allontanando sempre di più da noi stessi?.
«Ciò che ci rende liberi non è la connessione, ma la capacità di disconnettersi.»
Mi alzo dalla sedia, il pensiero che mi assilla. Quanto di tutto questo è davvero nostro? E quanto invece è stato imposto, modellato da un mondo digitale che non fa altro che chiedere di essere più presenti, più visibili, più reali… quando, in fondo, siamo sempre più lontani da noi stessi? …
Questa domanda mi tormenta, mi ossessiona.
E a voi, che cosa rimane quando vi disconnettete?
THE END.
• remember me
Eclipse •
Ci sono cose che scrivi che sembrano sussurrate direttamente all’anima. Eclipse, come ci riesci?
MisterX, forse perché scrivo da un’anima che non ha mai avuto paura di urlare. Grazie per ascoltarla.
Wow, Eclipse, hai una capacità di far riflettere anche un tipo come me, che di solito non pensa troppo! Ma tu fumi percaso? XD
Ciccio, a volte basta fermarsi e guardare oltre il rumore. Sono contenta che le mie parole ti arrivino. Grazie per il tuo spirito sincero. E comunque, no… Non fumo u.u
Eleganza e forza, Eclipse, le tue parole sono come un abito su misura.
Dolly, l’eleganza è sapere quando tagliare e quando cucire. Grazie per riconoscerlo.
Leggerti è come camminare su un filo sottile tra dolore e speranza. C’è sempre un equilibrio perfetto.
Farfalla, è il filo che ci tiene vivi, il rischio di cadere e la voglia di restare in piedi. Grazie per il tuo coraggio di camminare con me.
I tuoi post sono come un riff potente, Eclipse: ti entrano in testa e non ti lasciano più. Sembra un MAtrix. Ora ho capito quello che intendevano nel film.
LoZio, allora continuiamo a suonare forte. Matrix… Bellissimo film, Ho scritto anche di lui in passato. Il mondo ha bisogno di vibrazioni che non si dimenticano. Grazie per essere qui a sentirle.