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Memoria: 11 settembre

Sospesi nel nulla #

Il cielo che ieri sembrava senza confini è oggi pesante, carico di polvere e macerie. Un silenzio irreale avvolge il mondo, eppure c’è un frastuono che non si spegne mai. Le parole sono affogate nel rumore di qualcosa che non riesco nemmeno a definire. Non sono più sicura di cosa stia accadendo. C’è un vuoto in me, una sensazione che mi cresce dentro, come se il mondo si fosse piegato su se stesso e avesse lasciato la mia vita fuori, in attesa di una risposta che non arriva. Non posso smettere di pensare a ieri, a quando tutto è cambiato, come un passo falso, un battito di cuore che ha scosso l’aria. Quando mi sono svegliata questa mattina, il mondo era diverso. La luce del giorno entrava dalla finestra con una dolcezza che non avevo mai notato prima, eppure qualcosa mi feriva. Una vertigine. La mente si agganciava a quei momenti eppure non riusciva a staccarsene. Le immagini delle torri, quelle enormi, imponenti strutture che avevano fatto da sfondo alla mia vita, crollavano, si polverizzavano davanti ai miei occhi, dentro quel televisore. Non era possibile. Ma era vero. Non c’era più dubbio: non era un film, non era uno scherzo, non era un incubo. Era tutto vero.

E adesso, che rimane? Solo un’ombra che attraversa la mia mente, e quel silenzio assordante che ti fa sentire lontana da te stessa. Come se la risposta fosse troppo pesante per essere portata. Mi chiedo perché, ma la domanda non ha una forma, non si fa parola. È come se la mia stessa domanda avesse paura di farsi sentire. E la risposta non arriva, mai. La realtà mi entra dentro, mi fa male. La vita sembra un filo troppo sottile, e il mondo ha perso quella sensazione di stabilità che avevo sempre creduto di conoscere. Abbiamo vissuto nell’illusione che tutto fosse al suo posto, che il nostro mondo fosse sicuro, che le guerre e la morte, la sofferenza, appartenessero a chi stava lontano da noi. Ma il nemico non è più là, in un angolo remoto, a migliaia di chilometri di distanza. È tra noi. È dentro di noi. E la debolezza che pensavamo di poter ignorare, ora ci esplode in faccia, ci sbatte contro come un uragano. E io? Che faremo adesso?

Non c’è più tempo per restare fermi. Le immagini di quei corpi che bruciavano nel cielo, l’orrore di quei volti, non posso dimenticarli. Non possiamo. Ogni vita spezzata è una scossa che ci fa tremare. C’è qualcosa che non va, che ci fa chiedere: siamo davvero pronti a difendere ciò che amiamo? Non è solo una questione di territorio, non è solo una guerra tra nazioni. È qualcosa di più profondo, più intimo. È un attacco al nostro cuore, alla nostra visione del mondo, alla nostra convinzione che la libertà possa essere qualcosa di immutabile. Ma nel silenzio che segue, tra la polvere, mi accorgo che non c’è spazio per l’arroganza, che non c’è più niente che possiamo dare per scontato. Perché questo non è solo un attacco fisico. È un attacco all’anima. All’idea che nulla possa davvero toccare la nostra essenza. Le domande continuano a crescere, a invadere ogni angolo della mente. Eppure, dentro, c’è un fuoco che non si spegne. Una sete di risposte che non trova pace. Perché, come? Come siamo arrivati a questo punto? Quante altre vite dobbiamo sacrificare per capire che la nostra sicurezza non è mai scontata? Cosa faremo quando il silenzio sarà davvero tutto ciò che ci rimarrà? E tu, cosa pensi? Come ti senti ora che il mondo è cambiato per sempre?

PEACE & love.
Remember me,
Eclipse

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