Un attimo di luce spezza l’oscurità: è davvero solo il Natale? #
C’è qualcosa nell’aria stasera. Non so se sia l’odore di neve che si mescola all’aria gelida, o quella sensazione di sospensione, come se il tempo si fosse fermato. Mi trovo a camminare sotto le luci dorate che decorano la città, mentre il freddo morde la pelle e il cuore. Ogni passo su questo pavé riflette una luce che non posso ignorare, una luce che mi fa pensare: forse davvero, per un attimo, il mondo è migliore. Ma è solo un’illusione, o davvero c’è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione?
Il Natale. Per molti è una festa di tradizioni, una celebrazione che ci riporta a un passato che ci fa sentire leggeri, quasi sollevati. Ma per me è qualcosa di diverso: è un esperimento umano. Un momento in cui le persone si permettono di credere in qualcosa di più grande, più luminoso. Per un giorno, le persone si fermano, si guardano, si sorridono. E ci si chiede: perché solo in questo giorno? Perché abbiamo bisogno di una scadenza, di una data, per mostrarci più gentili, più sinceri?. Guardo le luci, quelle stesse luci che un tempo erano magia pura. Mi ricordo di quando ero bambina, e l’albero di Natale era un mondo intero. Le luci brillavano come stelle, ogni angolo era avvolto da una promessa di felicità. La casa era calda, piena di voci, di risate che riempivano l’aria. E io mi sentivo parte di qualcosa che non riuscivo nemmeno a comprendere, ma che sentivo nel profondo del cuore. Eppure, ora, da adolescente, quelle stesse luci sembrano più fredde, più lontane. La consapevolezza del tempo che scivola via mi fa guardare quel sorriso con un’ombra in più, con una domanda: quanto durerà ancora?
Il Natale, oggi, è un respiro profondo che mi ricorda che, nonostante tutto, la famiglia è il cuore pulsante di queste festività. Ma i volti sono cambiati. Le risate non sono più quelle di un tempo, nonostante il calore che riempie la casa. Forse è proprio questo che mi fa sentire il Natale in modo diverso: quella fragilità, quella consapevolezza che nulla è eterno, nemmeno le cose che più amiamo. E così, mi chiedo: quanto durerà questa fragile armonia?. Ma il mondo fuori non è così bello, così luminoso. Le ombre si allungano anche nelle notti più buie, si insinuano nelle stanze illuminate dalla luce delle candele. Quanti vivono in solitudine, senza una voce che li raggiunga? Quanti lottano con la perdita, con il peso di un vuoto che non si può colmare? Eppure, mi sento fortunata, in un modo che mi fa provare anche un po’ di colpa. Come posso celebrare questa luce, mentre il mondo è sommerso da ombre che non possiamo ignorare?
Ma il Natale, nella sua essenza, è qualcosa di diverso da una data sul calendario. Non è un giorno, ma un attimo che si fa spazio nel cuore, un istante in cui scegliamo di credere nella possibilità di vedere la luce, anche quando tutto intorno è buio. È questo il miracolo. È ricordarci che, nonostante le crepe, possiamo ancora brillare. E forse il segreto è proprio qui: trovare bellezza nell’imperfezione. Le luci continuano a danzare sugli alberi e sui volti delle persone. Ma cosa vedono davvero negli occhi degli altri? È speranza che riflette la luce? O forse è malinconia, la consapevolezza che quello che abbiamo è fragile e temporaneo?
E mentre cammino, penso che forse il Natale non è solo una scusa per fermarsi, ma un invito. Un invito a guardarci negli occhi, senza paura, senza scappare dalle domande che ci fanno tremare dentro. E a riflettere: quanta luce siamo disposti a lasciare entrare nelle nostre vite, anche quando non c’è niente di certo?
THE END.
Remember me,
Eclipse