Rabbia, Silenzio, Notte, Solitudine

Rabbia, Silenzio, Notte, Solitudine

Posted on August 1st, 2003 at 1:00 PM | Tags: | 0 Comments

PARTE UNO.

Cosa succede quando nessuna risposta arriva? Cosa facciamo quando il silenzio è più forte delle parole? La vita, forse, ci chiede solo di continuare a cercare, anche quando la risposta sembra lontana, e le ferite sono troppo profonde per essere guarite subito.

La rabbia che non riesce a svanire, e il silenzio che non dà respiro.
Una notte senza pace, una notte che diventa una trappola #

Mi sono addormentata stanca e confusa, il cuore schiacciato dalla rabbia, la mente che non sa dove andare, bombardata da mille pensieri sconnessi. La lotta con T. mi ha lasciato un peso addosso, una frattura che mi segna. Ho spento il cellulare per non sentire il rumore delle notifiche che mi trapassano, ma il silenzio che cercavo non è mai arrivato. La notte è diventata la mia prigione, la rabbia continua a bruciare come un incendio senza speranza di spegnersi.

Quando finalmente riapro gli occhi, il buio della stanza mi colpisce come una realtà impossibile da accettare. Il cellulare, spento, giace lì, accanto a me, come un testimone di una guerra che non ho voluto combattere. L’accendo, sperando che almeno un po’ di luce arrivi dalla sua schermata, ma non succede nulla. Un elenco interminabile di chiamate perse. Dieci, venti, non so. Un’infinità di messaggi che tentano di spiegare, di fare pace, ma io non voglio pace. Voglio sentire la sua voce, sentire che almeno per un momento potremo ritrovarci, ma la realtà mi colpisce con forza. Sono sola.

T. ha scritto, ma il suo silenzio è più forte di ogni parola. La sua voce non arriva, la sua scusa non basta. Ogni messaggio che leggo mi brucia di più, perché dentro di me c’è una sensazione che non so come spiegare. La rabbia si mescola con la delusione e una tristezza che mi lacera. Mi sento fragile, smarrita, come se tutto fosse troppo grande per essere compreso. Ma sono io che ho litigato, io che ho sollevato muri. L’incertezza è la mia unica compagna.

Provo a chiamarlo. Non ci sono risposte. Il suo telefono è spento. Un altro tentativo e poi un altro ancora, ma l’unica risposta che ricevo è la segreteria. Un vuoto imbarazzante. Una frattura che non può essere colmata. L’amarezza cresce, mi avvolge, e non c’è un posto dove possa rifugiarmi. Solo il silenzio.

Mi siedo sul letto, lottando contro la nausea che cresce dentro di me. Questo è ciò che ho voluto? Ho fatto il primo passo, ma non è servito. Le parole di T. non mi hanno dato quello che cercavo. La nostra lotta è finita in un silenzio che non posso accettare. Il buio della stanza mi soffoca, ma fuori è più buio ancora. Non voglio credere che sia finita. Non ora.

Mentre tutto scivola via, mi torna in mente una canzone che un tempo mi faceva sentire meno sola. Dilemma di Nelly e Kelly Rowland. La musica che prima dava sollievo, ora è solo una colonna sonora che non smette di ripetersi, come una ferita che non si rimargina. Le note sembrano riflettere il mio dolore, il mio stordimento, mentre la notte avanza e il giorno sembra lontanissimo.

Forse domani qualcosa cambierà. Forse troverò la forza di affrontare tutto. Ma per ora, non c’è niente. Solo il silenzio e una rabbia che mi brucia come il fuoco. Un’altra notte senza pace.

Stasera la cucina è vuota. Non c’è rumore, solo il fruscio dell’acqua che scorre nel lavandino. L’odore del caffè appena fatto è forte e pungente, e si mescola con quello delle pareti fredde e della solitudine che pesa nell’aria. Ogni passo che faccio sembra risuonare, ma non c’è nessuno a sentirlo. Il caffè inizia a evaporare, mentre io rimango ferma, a guardare il niente che mi circonda. Un gesto così semplice, eppure mi sembra immenso. Il silenzio mi entra dentro e si mescola alla rabbia.

Quante volte dobbiamo attendere prima di sentire che tutto torna al suo posto?


Leave a Reply