Luci e ombre sulla pelle
Posted on July 4th, 2007 at 4:03 PM | Tags: Progresso | 0 CommentsSono entrata in questo mondo per caso, quasi per sfida. Lavorare in un solarium non era un sogno, ma un esperimento. Volevo vedere come sarebbe stato stare al confine tra tecnologia e vanità, tra la cura di sé e l’illusione. Qui, nel cuore di Milano, la luce non dorme mai. Le vetrine riflettono bagliori incessanti, e io sono immersa in un flusso continuo di corpi e volti. Ogni cliente porta con sé una storia: una donna cerca di nascondere il tempo che corre, un ragazzo vuole solo una pelle dorata per il weekend. Io ascolto, consiglio, osservo.
Le lampade a LED sono le protagoniste del nostro tempo. La loro luce fredda e precisa promette di riscrivere la trama della pelle: collagene ed elastina, due parole che ripeto come un mantra, sembrano segreti di giovinezza distillati. Eppure, quando accendo una di queste macchine, mi chiedo quanto possa essere reale tutto questo, e quanto di tutto cio’ è solo un riflesso di ciò che desideriamo vedere. Il calore delle lampade UV, invece, ha qualcosa di primitivo, quasi primordiale. Un richiamo al sole che ci manca, una medicina luminosa che si insinua nei pori. Mi sorprendo a pensare alle vite che si intrecciano qui, alla strana intimità che nasce quando qualcuno si affida a te per migliorare una parte del suo essere.
Oggi ho passato del tempo con un uomo di mezz’età. La sua pelle raccontava una storia di giornate sotto il sole e serate dimenticate. Cercava qualcosa che potesse «fermare il declino». Ho sorriso, gli ho mostrato una lampada a luce rossa, gli ho parlato di circolazione sanguigna e guarigione. E mentre lui annuiva, io osservavo le sue mani, nervose, insicure. «Cosa cerchiamo davvero quando proviamo a cambiare ciò che vediamo nello specchio?». Nel negozio, l’aria ha un odore particolare. È un misto di plastica calda, crema per la pelle e speranze vaporose. Fuori, la città pulsa, ma qui dentro il tempo si ferma. Le luci artificiali creano un mondo parallelo, dove il sole non serve e la perfezione sembra a portata di mano.
A fine giornata, spengo le lampade una a una. Il silenzio ritorna, ma le domande restano. È giusto inseguire un’idea di bellezza creata dalla tecnologia? O stiamo solo cercando di sfuggire a ciò che siamo?. Se potessimo vedere le nostre ombre per quello che sono, senza paura, saremmo capaci di accendere una luce dentro di noi?.
• Remember me,
Eclipse •