L’intensità del respiro muto

L’intensità del respiro muto

Posted on June 11th, 2006 at 2:09 PM | Tags: | 0 Comments

Non posso fuggire, ma voglio sentire ogni battito, ogni sussulto del mio corpo #

Un respiro profondo. Il mare mi fissa, e io non posso distogliere lo sguardo. Giugno è arrivato e con lui, l’estate che mi invade, scivola sotto la pelle come un veleno che mi tiene sveglia, che mi costringe a sentire. Ho deciso di essere qui, di guardare il sole che si abbassa all’orizzonte, la pelle che brucia, i capelli che si sollevano come una promessa. Sento il caldo tagliente sulla pelle, e ogni granello di sabbia che si infila tra le dita è un ricordo di ciò che ho dimenticato durante l’inverno. Ogni momento si dilata, ogni respiro è un atto di ribellione contro la monotonia. Cammino sulla riva, passo dopo passo, la sabbia è una morsa che mi trattiene, ma la forza del mare è più forte. Il vento mi scompiglia, mi arruffa, ma in qualche modo mi fa sentire viva. In questo silenzio tra le onde, mi chiedo se ci sia un senso in tutto questo. Le onde non chiedono permesso, non aspettano. S’infrangono e basta, come il mio pensiero, che non smette mai di frantumarsi in mille direzioni. Eppure c’è una forza in tutto ciò, una spinta che mi tiene in piedi.

Questa non è una semplice passeggiata sulla spiaggia. Questo è un confronto. Un atto di sopravvivenza. Il mare non si ferma, non si preoccupa, ma io? Io sono qui, sotto il suo sguardo eterno. Sento il suo abbraccio, caldo e severo, che mi obbliga a riconoscere la mia insignificanza. Ogni respiro è un desiderio di fuggire e, allo stesso tempo, di restare. Ma posso restare davvero? La verità è che non posso. Eppure cammino, continuo a camminare come se ogni passo mi desse una risposta che ancora non capisco. Il sole mi scotta, ma non è solo il caldo. È la certezza che tutto questo è destinato a passare. La luce che brucia gli occhi è anche il ricordo di ciò che non torna. E io non so come affrontarlo. Perché in fondo il mare non aspetta, la vita non aspetta. Tutto va avanti, e io sono qui a cercare un senso tra la sabbia e il rumore delle onde.

Il mio respiro diventa più profondo. Ogni passo che faccio, ogni istante che trascorro in questo caos di sabbia e mare, mi ricorda che la vita è fatta di contraddizioni. Ci sono giorni in cui è sufficiente un respiro per sentirsi pieni, e giorni in cui quel respiro è tutto ciò che ci rimane. Mi fermo. Osservo. Un dettaglio, qualcosa che prima non avevo visto. Una conchiglia abbandonata sulla riva, piccola, quasi invisibile tra la miriade di sabbia e schiuma. Ma è lì, come me, come ognuno di noi. Un frammento che si perde nella vastità, ma che non può essere ignorato. Mi chiedo: Se non ci fosse questo, che cos’altro ci sarebbe? Il mare continua a muoversi, inesorabile, come una promessa di verità che nessuno potrà mai davvero conoscere. Ma io continuo a camminare. E, con ogni passo, mi chiedo se davvero voglio trovare quella verità o se preferisco perdermi nell’infinito di questo paesaggio.

La risposta non arriva. Ma forse non è quella che conta. La domanda, invece, mi scuote, mi ferisce, mi tiene sveglia. Cosa voglio davvero? Siamo sempre così pieni di risposte, ma è nelle domande che si nasconde la nostra umanità. L’estate è il tempo delle domande, senza risposte, senza certezze. E tu, caro lettore, cosa stai cercando? Cosa ti tiene in piedi, quando tutto il resto sembra crollare? Non troverai mai la risposta se non inizi a cercarla davvero.

Remember me,
Eclipse


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