L’indipendenza è un’isola

L’indipendenza è un’isola

Posted on May 22nd, 2003 at 2:38 PM | Tags: | 0 Comments

C’è una frase che mi tormenta oggi. John Donne scrisse: «Nessun uomo è un’isola intera in sé». Forse è vero per molti, ma non per me. Io voglio essere un’isola, almeno per un attimo, almeno oggi.

Essere sola non è solitudine. Essere unica è ribellione #

C’è una frase che mi rimbalza nella mente come un’eco ogni volta che rifletto su chi sono: «Nessun uomo è un’isola intera in sé». John Donne lo scrive con il peso di una verità universale, eppure io mi chiedo: è davvero così? Io, donna, posso essere un’isola. Non per scelta, ma per necessità.

Oggi il mondo corre veloce, troppo veloce. Siamo sommersi da aspettative, connessioni, volti che ci circondano. Ma c’è un momento in cui tutto questo diventa insostenibile. Io lo vivo come un’onda che si abbatte senza preavviso. Ed è lì che emerge il desiderio di isolarmi. Di trovare quel posto che mi appartenga, dove nessuno mi può raggiungere.

Essere un’isola non significa rifiutare il mondo.
Vuol dire scegliere di ritirarsi, per respirare, per ritrovarmi. Ho imparato a farlo ascoltando il silenzio, osservando le ombre che attraversano le pareti della mia stanza. Mi siedo, chiudo gli occhi, e per un istante sono libera. Libera dal bisogno di compiacere, libera dal timore del giudizio.

Perché siamo così spaventati dalla solitudine?
Ci hanno detto che da soli non possiamo farcela. Che abbiamo bisogno degli altri per essere completi. Ma io credo che sia una bugia rassicurante. Il coraggio di stare con se stessi è raro. Io lo chiamo il dono dell’indipendenza.

Eppure, l’indipendenza non è una fuga. È una costruzione. Ogni volta che scelgo di essere un’isola, non mi perdo: mi ritrovo. Mi osservo mentre scrivo, leggo, cammino per le strade fredde di questa città che mi accoglie e mi ignora allo stesso tempo. Ogni passo è una rivolta silenziosa contro ciò che ci impone di essere sempre connessi, sempre disponibili.

Essere un’isola è una sfida.
Richiede forza. Richiede di accettare che a volte ti mancherà qualcosa: il calore di una voce, l’abbraccio di una spalla su cui piangere. Ma è anche una liberazione. Il mondo ci consuma con la sua frenesia, e noi dimentichiamo chi siamo davvero.

Io scelgo di ricordarlo. Ogni giorno.

E voi, avete mai pensato di essere un’isola? Non un rifugio permanente, ma un luogo di rigenerazione. Forse è lì che troverete quella parte di voi che il rumore del mondo ha soffocato.


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