Stamattina ho svegliato il mio coraggio con una frase breve.
“Glielo lascio davvero.”
Y. non sa che oggi è anche un po’ mio, questo giorno.
Perché ho pensato a lui per tutto il tragitto casa/scuola.
Perché avevo in tasca un bigliettino piegato in quattro.
E una penna blu che scrive meglio se la tieni in diagonale.
Durante l’intervallo, sono uscita nel cortile senza dire nulla a nessuno.
Lui non c’era. Ma c’era il suo scooter.
Nero, leggermente impolverato. Uguale a come me lo aspettavo.
Gli ho attaccato il biglietto sotto lo specchietto, con un pezzetto di nastro adesivo.
Il foglietto si è mosso un attimo col vento, come per esitare anche lui.
“Buon compleanno. Non servono firmatari quando le stelle si ricordano da sole chi guardano.”
Poi sono tornata in aula.
Durante latino ho sbagliato tre coniugazioni.
A ricreazione l’ho visto, passare tra i motorini. Ha rallentato.
Si è chinato. Ha letto. Ha sorriso.
Io l’ho guardato da lontano. Come si guarda qualcosa che si spera non voli via.
THE END.
Remember me,
Eclipse