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La Verità e il Dolore

C’è una bellezza che non si vede, ma si sente. È quella che mi spinge a scrivere, a dare forma a ciò che altrimenti rimarrebbe chiuso dentro di me. Non è vanità, non è ricerca di approvazione. È necessità. Ogni parola è un pezzo di me, un frammento di un puzzle che non sarà mai completo, ma che racconta la storia di chi sono. Scrivere è un atto di coraggio. Mettersi a nudo, mostrare le proprie fragilità, le proprie paure. È un rischio, lo so. Ma è anche l’unico modo per sentirsi vivi, per dare un senso a questo caos che ci circonda. Le parole sono armi a doppio taglio: possono ferire, possono curare. Ma io non posso farne a meno. Sono il mio respiro, il mio rifugio, la mia ancora di salvezza. Mi chiedo spesso cosa resterebbe di me se non potessi scrivere. Se le parole mi abbandonassero, cosa rimarrebbe? Un guscio vuoto? Un’ombra? Forse. Ma anche nel silenzio più profondo, qualcosa continuerebbe a vibrare dentro di me. La necessità di comunicare, di condividere, di lasciare un segno.

Scrivere è un atto di solitudine, ma anche un grido al mondo. Un tentativo di trovare un contatto, di creare un legame con chi legge. Non so perché lo faccio. Forse per esorcizzare i miei demoni, forse per trovare un po’ di luce in questa oscurità che mi avvolge. O forse, semplicemente, perché non posso fare altrimenti. E poi ci sei tu, lettore. Un’incognita, un mistero. Non so chi sei, cosa provi, cosa pensi. Ma so che sei lì, da qualche parte, a leggere le mie parole. E questo mi basta. Perché in quel momento, per un istante, non sono più sola. Siamo connessi, in un modo che va al di là delle parole. Scrivere è un atto di speranza, ma anche di disperazione. È la consapevolezza che le parole non saranno mai sufficienti a esprimere ciò che proviamo, ma anche la testardaggine nel continuare a provarci. Perché, in fondo, è questo che ci rende umani. La capacità di sognare, di immaginare, di credere in qualcosa di più grande di noi. E allora scrivo. Scrivo perché non posso tacere. Scrivo perché ho bisogno di dare voce alle mie emozioni, ai miei pensieri, alle mie paure. Scrivo perché voglio lasciare un segno, una traccia del mio passaggio in questo mondo. E scrivo anche per te, lettore. Perché tu possa trovare in queste parole un po’ di conforto, un po’ di ispirazione, un po’ di verità.

La verità e il dolore sono due facce della stessa medaglia. Non si possono separare. Sono intrecciati, legati indissolubilmente. E io non ho paura del dolore. Lo abbraccio, lo accolgo, lo trasformo in parole. Perché è nel dolore che si nasconde la verità più profonda, quella che ci fa crescere, quella che ci rende più forti. E allora scrivo. Scrivo fino a quando le dita mi fanno male, fino a quando le parole non mi escono più. E poi mi fermo, respiro, e ricomincio. Perché la scrittura è un viaggio senza fine. Un percorso che non ha meta, ma che è ricco di scoperte, di emozioni, di incontri. E alla fine, cosa resta? Resta la consapevolezza di aver vissuto, di aver amato, di aver sofferto. Resta la traccia di un passaggio, un segno che non sarà cancellato dal tempo. Resta la speranza che queste parole possano arrivare a qualcuno, che possano toccare il cuore di chi le legge. E poi, il silenzio. Un silenzio che non è vuoto, ma pieno di significato. Un silenzio che parla, che racconta, che rivela. Un silenzio che ci invita a riflettere, a interrogarci, a cercare la nostra verità.

E allora, grazie. Grazie a te, lettore, per avermi ascoltato. Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio. Grazie per avermi dato la possibilità di condividere con te un pezzo di me. E ora, la porta si chiude. Ma non completamente. Resta uno spiraglio, una fessura attraverso la quale la luce continua a filtrare. Perché la storia non è finita. Continua. Sempre.

Writing.
Remember me,
Eclipse

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