La solitudine dell’introspezione
Posted on December 22nd, 2024 at 5:47 AM | Tags: Relatività | 0 CommentsTi hanno mai detto che sei facile da capire?
La verità, però, è che chi lo pensa non sa nemmeno chi sei
Sono passati due mesi da quando ho fatto quel test, quello che definisce la tua personalità, quello che alla fine ti dice chi sei, chi saresti secondo degli schemi. Non ci ho creduto davvero, non pensavo fosse possibile che un insieme di domande potesse racchiudere chi sono. Eppure, quando mi è uscito il risultato, quando ho visto quelle lettere scritte in fila: INTJ, ho sentito qualcosa. Un brivido, come se avessi incontrato un vecchio amico, uno che conoscevo, ma che non sapevo fosse lì. Forse non l’avevo mai riconosciuto. INTJ. L’architetto. Quella mente strategica, il pensatore analitico. Un etichetta? Forse. Ma quanto di quella definizione corrisponde davvero a me? Non posso rispondere con certezza. Eppure, una parte di me ha riconosciuto quel riflesso. Quella mente che va oltre, che guarda oltre l’apparenza, che analizza ogni piccolo dettaglio. E che, alla fine, si perde nell’infinità di possibilità, senza mai trovare un punto fermo.
Sono stanca di superficialità. Stanca di questa mancanza di profondità. Non mi interessa sapere tutto delle persone, mi interessa scoprire il mondo, la sua complessità, il suo caos magnifico. Non voglio conoscere la vita privata di chiunque mi stia intorno, non voglio fuggire nella banalità dei social media, dove ogni istante è trasformato in un’illusione perfetta. Instagram e Facebook? Non mi servono. Mi bastano il cielo, la terra e l’infinito, dove posso esplorare, interrogarmi, ma soprattutto, essere io stessa, senza filtri, senza la pressione di dover rispondere alle aspettative altrui. Le cose che mi circondano, oggi, sono piccole cose. Ma sono intense, quasi ipnotiche. Non posso ignorarle. Stavo facendo colazione stamattina, e il profumo del pane appena tostato ha invaso la stanza. Ma non era il semplice aroma di pane. C’era qualcosa di diverso, un retrogusto di fumo, una sensazione di antichità, che mi ha ricordato quelle colazioni in montagna, dove l’aria fredda entra prepotentemente dalla finestra. Non so perché, ma mi ha fatto riflettere sulla solitudine. Sul fatto che siamo soli, ognuno di noi, ma che per un istante, in un angolo di mondo, possiamo sentirci meno soli.
C’è un piccolo quadro appeso sulla parete, una riproduzione di una vecchia mappa del mondo. Ma non è solo una mappa. È un promemoria, uno di quei frammenti di passato che restano, incisi, anche quando il resto scivola via. Mi chiedo come possa essere così potente una cosa tanto semplice. Cosa mi sta dicendo quella mappa? Mi sta dicendo che il mio mondo è molto più grande di quello che vedo ogni giorno. Mi sta dicendo che esiste qualcosa oltre, qualcosa che non conosco ancora, ma che devo scoprire. E ogni giorno, ogni piccolo passo, è un cammino verso quella scoperta. Eppure, non c’è risposta. Non c’è un “dove andrò da qui?” che possa soddisfarmi. Non mi accontento di certezze. La certezza mi soffoca. Voglio vivere nell’incertezza, nella domanda senza risposta. Voglio guardare oltre il limite. Voglio sentire il battito di un mondo che non comprendo ancora. Voglio essere un’INTJ, ma voglio anche sfidare tutto ciò che questo significa. Non voglio essere etichettata. Non voglio essere definita.
E se la vera domanda non fosse mai quella che ci viene posta? E se fossimo troppo impegnati a cercare risposte facili per renderci conto che, forse, il vero senso sta proprio nel non sapere?
E allora, cosa fare con la nostra vita, se non cercare di capire il nostro posto nell’universo? O forse, forse dobbiamo semplicemente essere nell’universo, senza cercare risposte, senza paura.
Cosa pensi tu di tutto questo?