
V.1 Resurrezione: La pasqua
Posted on April 15th, 2001 / Rinascita / 46 CommentsLe vetrate del Duomo catturano la luce del mattino, frammentandola in fasci di colori che sembrano dipingere l’aria. Il silenzio qui dentro ha un peso diverso, quasi sacro, eppure non opprimente. Mi sento osservata dalle statue di marmo, dai santi che sembrano custodire storie troppo grandi per essere sussurrate. Il suono delle mie scarpe sul pavimento sembra un eco che non si dissolve, un ricordo che cammina accanto a me. Respiro a fondo. Il profumo della cera consumata e dell’incenso si insinua nei miei pensieri, come se potesse colmare spazi vuoti dentro di me. Mi siedo su una panca laterale, le mani fredde intrecciate sul grembo. Il sacerdote si alza, lento, come se ogni movimento fosse intriso di una solennità che non lascia spazio alla fretta. La sua voce riecheggia, ferma ma non severa, quando pronuncia: «Oggi celebriamo la vittoria della vita sulla morte, il miracolo della resurrezione. Gesù è risorto per noi, per insegnarci che nulla finisce davvero». Mi soffermo su quelle parole, le lascio cadere come pietre nell’acqua ferma dei miei pensieri. Nulla finisce davvero.
Parla della croce, della sofferenza, del dolore che precede la luce. Racconta di un amore che si dona senza chiedere, senza misurare, un amore che sembra impossibile. E mentre lui parla, io penso a quanto sia difficile credere in qualcosa di così grande, così assoluto. Mi guardo intorno. I volti sono assorti, le mani giunte, gli occhi fissi sull’altare. Mi chiedo quanti di loro siano qui per fede, quanti per abitudine, e quanti, come me, stiano cercando qualcosa senza sapere esattamente cosa. La voce del sacerdote continua, ora più dolce, quasi come un sussurro: «Non dobbiamo temere il buio, perché è lì che la luce trova il suo spazio per nascere. Ogni morte è una possibilità di rinascita». Alzo lo sguardo verso l’alto. La cupola sembra lontana, quasi inaccessibile, eppure qualcosa dentro di me si allenta. Forse è solo il suono delle sue parole, forse è il luogo stesso, o forse è il bisogno disperato di credere che ci sia davvero una resurrezione per tutto. Anche per noi. Anche per me.
Fuori il cielo è chiaro, ma non limpido. È come se una sottile foschia trattenesse la luce, rendendola meno invadente. Mi fermo sui gradini del Duomo, lasciando che il vento mi sfiori il viso. Milano si muove intorno a me, viva e rumorosa, ma io rimango immobile per un istante, come se potessi trattenere quella sensazione, quell’idea che forse, anche nelle nostre piccole vite, c’è un modo per risorgere. I miei pensieri vagano. Ripenso alle parole del sacerdote, al modo in cui ha parlato di un amore che supera tutto, che non si arrende mai. Mi chiedo se sia davvero possibile vivere così, amare così. O se sia solo una favola che ci raccontiamo per non sentirci soli. Eppure, c’è qualcosa in quelle parole che mi scuote, che mi tocca in un punto che non so definire.
Mi avvio verso casa. Le strade sono affollate, i negozi aperti, i tram che sferragliano sui binari. La città sembra ignara di quello che accade nelle vite di chi la attraversa, come se ogni passo, ogni respiro, fosse solo un’altra piccola onda in un mare infinito. Rientro a casa. C’è un profumo familiare nell’aria, qualcosa che sa di calore, di casa. Tra poco arriveranno i miei parenti. Li immagino già: mia madre che sistema la tovaglia sul tavolo, mia nonna che controlla che tutto sia in ordine, mio nonno che racconta una delle sue storie esagerate. Ed io, in mezzo a tutto questo, con quella sensazione ancora addosso, quella domanda che non trova risposta. Aiuto mia mamma ad apparecchiare la tavola lentamente, lasciando che ogni gesto scivoli nel successivo senza fretta. Ripenso a ciò che ho sentito stamattina, alle voci nel Duomo, alla luce che sembrava danzare tra le pietre. Gesù è risorto, ha detto il sacerdote. Ma io? Noi? Siamo capaci di risorgere dalle nostre piccole morti quotidiane? Non lo so. Forse sì, forse no. Ma mentre sistemo i piatti, mi accorgo che, per la prima volta da tanto tempo, non ho paura di quella risposta che non arriva. C’è un movimento, un respiro che non si ferma. Forse è questo che conta.
LIGHT.
Remember Me,
Eclipse
Le tue parole sono come un haiku: brevi, ma capaci di contenere un universo intero.
Grazie, Hikari. Scrivere per me è come dipingere piccoli mondi con l’inchiostro.
Questa volta hai superato il limite. Ma ci voleva. La verità deve bruciare, non accarezzare. Complimenti per il coraggio.
Riot Brescia, grazie. Il limite è solo una linea disegnata dalla paura, e mi piace attraversarlo.
Boom. Un pugno nello stomaco. Ma di quelli che ti svegliano.
Bastianello, grazie. A volte serve un pugno per sentirsi vivi.
Questo post è un gioiello raro. Intenso e perfettamente cesellato.
Grazie, VelvetRose. Le tue parole sono un gioiello per me.
Sei pazzesca! I tuoi post mi fanno sempre riflettere e sorridere. Continua così.
Grazie, MsLaugh. Il sorriso è il regalo più bello che le mie parole possono dare.
C’è una poesia nascosta nella tua rabbia, ed è magnifica. Continua a scrivere con quell’anima inquieta.
SoulAlessandra, grazie. L’inquietudine è il motore di ogni mia parola.
Le tue parole sono come un riff dei Metallica: potenti, crude, vere. Non fermarti mai.
Grazie, MetalManzoni. È un complimento che suona come musica per me.
Diretto e senza fronzoli. Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo come sta.
Grazie, Marcolino. La verità non ha bisogno di decorazioni, solo di essere detta.
Le tue parole mi hanno fatto piangere. È raro trovare scritti che toccano così profondamente il cuore. Grazie.
Grazie a te, GiuliaF. Se ho toccato il tuo cuore, allora le mie parole hanno trovato il loro senso.
Hai spaccato tutto con questo post. Le cose come stanno, senza filtri. Respect.
Grazie, Radicale. Scrivere senza filtri è l’unico modo che conosco.
Leggere le tue parole è come respirare dopo un’apnea: intenso, doloroso, ma necessario. Non smettere mai di scrivere così, con quella passione che ti brucia dentro.
Grazie, Alexiel. È sempre un dono ricevere il tuo sostegno così sentito. Continuare è il mio modo di respirare.
Il tuo modo di vedere il mondo è spietato, ma vero. Non è facile accettarlo, ma è necessario.
EmaRiviera, grazie. La verità può ferire, ma è l’unica strada per crescere.
Sei come un brano che non riesci a smettere di ascoltare. Pura energia.
Grazie, JukeBox_Star. Le parole sono il mio ritmo, e sono felice che risuonino in te.
Elegante e feroce. Hai trovato un equilibrio perfetto tra emozione e ragione. Non è da tutti.
GenovaGirl, ti ringrazio. Camminare su quel filo è difficile, ma ne vale la pena.
Wow, che intensità! Sei un uragano di emozioni.
Grazie, Cuoricina. Le emozioni sono il vento che mi spinge avanti.
Non sempre condivido ciò che scrivi, ma non posso ignorare la potenza della tua voce.
Grazie, IronVox. Non cerco approvazione, ma dialogo, e il tuo commento lo dimostra.
C’è qualcosa di lirico anche nel tuo modo di gridare. Mi ha commosso.
Grazie, LunaFarfalla. Se le mie grida hanno un’anima, è perché le vivo profondamente.
Wow! Ogni volta che leggo i tuoi post, sento l’energia scorrere. Sei una forza della natura.
Grazie, CuoreRoveto. È bello sapere che la mia energia arriva così forte.
Anche nei momenti più bui, riesci a trovare una scintilla. Sei unica.
Grazie, Sunshine_Mami. È quella scintilla che mi tiene viva.
Sei una luce nel buio, una fiamma che non si spegne. Grazie per condividere la tua passione.
Grazie, VibeZena. È il buio che mi spinge a tenere accesa quella fiamma.
Le tue parole sono una danza tra fuoco e ombra. Incredibile.
Grazie, DreamChaser89. Scrivere è il mio modo di danzare con la vita.
Leggerti è come attraversare una tempesta. Ma ne vale sempre la pena.
Grazie, Saturno7. È nella tempesta che troviamo chi siamo davvero.
Non capisco come fai a essere così amata. Scrivi bene, ma non sei speciale.
Grazie, OdioLebionde. Anche le critiche mi aiutano a crescere.