La solitudine dell’anima perduta

La solitudine dell’anima perduta

Posted on April 15th, 2001 at 2:57 PM | Tags: | 0 Comments

Il tempo è passato, e la domanda resta sospesa nell’aria.
La fede può salvarci, o è solo una chimera?
Quale luce, in fondo, seguirai?

Ogni passo che fai nel buio è un atto di fede. Quale luce seguirai? #

In questo angolo di silenzio, mentre il mondo si gira indifferente, la mente si perde nelle riflessioni più intime. È incredibile come le festività, che dovrebbero essere momenti di gioia, a volte sembrano più dei buchi neri, pronti a inghiottire ogni traccia di speranza. Eppure, c’è un nome che risuona nelle pieghe di questa solitudine, un nome che sembra stridere con la frenesia di tutto ciò che mi circonda: Gesù.

A volte, mi chiedo: come può una figura così antica, così lontana, essere ancora capace di accendere una scintilla di verità dentro di me? Lo vedo, non come una reliquia del passato, ma come un’essenza che trapassa la mia realtà. Non è solo un uomo che è vissuto duemila anni fa, non è un mito da raccontare, ma una presenza che infonde qualcosa di più profondo nella carne e nell’anima. E allora, mi trovo a chiedermi se io, così come il mondo, abbia davvero compreso il suo messaggio.

La Pasqua, simbolo di risurrezione, sembra ora un paradosso in questo mondo che divora se stesso, che rifiuta ogni promessa di pace e di perdono. La speranza che Gesù ha seminato nel mondo è diventata polvere sotto i piedi di chi corre, indifferente, verso l’ignoto. La religione è un rifugio che pochi cercano più, uno spazio dove l’anima si ritrova, ma che pochi sanno ancora abitare con sincerità. Ci siamo persi nel consumismo, nella corsa al potere, nell’apparenza di una vita perfetta che nasconde la vuotezza di chi ha smesso di credere.

Cresco, ma non cresce con me la certezza di una verità indiscutibile. La fede che mi porto dentro, è come una corda tesa in un abisso: è fragile, ma ancora mi sostiene. Mi fa paura il pensiero che Gesù, se tornasse, non riconoscerebbe più l’amore che aveva portato nel mondo, non riconoscerebbe il suo popolo. Il mondo ha tradito la sua essenza. È una verità cruda, dolorosa, ma non posso fare a meno di vederla. Gesù è stato dimenticato da chi preferisce idolatrare il denaro, l’apparenza e il successo a qualunque costo.

Eppure, c’è una luce. È tenue, ma esiste. La trovo nei momenti di silenzio, quando la mia mente cerca un rifugio dalle urla del mondo. Quando mi fermo e guardo dentro di me, sento che quella presenza è ancora lì, anche se mi sembra lontana. Non è più la chiesa che mi parla, non è più la comunità che mi stringe, ma è un dialogo intimo, personale, che scivola tra i pensieri, come una carezza invisibile.

Stasera, sotto la luna di novembre, con il cuore in subbuglio e la mente che si aggira nei suoi labirinti, mi chiedo se tutto questo abbia ancora un senso. Se la fede che portiamo dentro di noi è veramente quella di Gesù, o se siamo solo dei fantasmi che fingono di vivere nella luce, mentre si avvolgono nell’oscurità del nostro egoismo. Quante volte mi sono chiesta dove sei, Gesù, quando il mondo implode e le persone si perdono nelle loro piccole battaglie quotidiane?

Mi trovo a pregare, senza sapere davvero cosa sto chiedendo. Ma continuo a farlo, sperando che questa piccola fiamma non si spenga mai. Voglio crederci, voglio che quel legame che mi unisce a te sia realmente un filo d’oro, che mi trascina fuori dal caos, che mi salva dalla mia solitudine. Eppure, sono tormentata dal pensiero che, nonostante i miei sforzi, non sarò mai degna di questo amore che tutto accoglie, che tutto perdona.

La Pasqua che sta arrivando mi sembra un’occasione per riprendere questo cammino, per riaccendere la fiamma della fede che, troppo spesso, spegniamo senza nemmeno accorgercene. Non è una semplice festa, non è solo un momento di gioia: è il segno che, anche nei giorni più oscuri, c’è la possibilità di risorgere. Ma lo capiremo mai? La mia fede è davvero abbastanza forte da affrontare il mondo che mi circonda?


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