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La Pioggia e il Silenzio

Un altro giorno di pioggia #

Non mi aspettavo che accadesse. È come se non fosse mai avvenuto nulla prima. Come se il mondo avesse deciso di fermarsi senza avvertirmi, di sfumare in una sfocatura di grigio e acqua. La pioggia è arrivata senza preavviso, portando con sé una sensazione di inevitabilità. Il cielo, carico di nuvole, non chiede permesso. Piove, punto. Niente da fare. Mi affaccio alla finestra, e l’aria fresca mi invade. Il vetro è bagnato, ma non mi disturba. Non sono mai stata tanto a mio agio con il caos silenzioso che la pioggia porta. Le gocce si formano, si rincorrono, sembrano volersi liberare dalla superficie lucida, rotolando, scomparendo in fretta. È una danza che conosco troppo bene, quella del lasciare andare, del non trattenere. Eppure, ogni goccia che si distende su quella superficie fredda mi ricorda qualcosa che non riesco a spiegare.

Il mondo fuori è distante, ovattato dal rumore continuo della pioggia. Ma è proprio in questi momenti che il silenzio fa più rumore. Eppure, ogni pensiero che affiora sembra non essere mai abbastanza per colmare il vuoto che cresce, che si espande nel mio petto. Il rumore delle gocce sembra scandire il battito del mio cuore, un ritmo che non posso fermare. Non posso fuggire, non c’è posto dove nascondersi. Ogni volta che guardo la pioggia, mi sento intrappolata in una routine che non riesco a scardinare. La città, che di solito è un caos di voci e suoni, diventa un insieme di forme sfocate, di passi che si perdono nell’umidità dell’aria. È una solitudine che non mi spaventa più, ma che mi costringe a guardare la realtà così com’è. Ogni goccia mi parla, mi dice che il tempo sta passando. E io non posso fermarlo. Non voglio fermarlo.

La pioggia è il mio specchio, ma non voglio riconoscere la riflessa solitudine che vedo in essa. Ogni goccia che scivola via sembra portarsi dietro una parte di me, una parte che non so dove cercare, che non so come ricomporre. Eppure, sono ancora qui, in attesa di qualcosa che non so cosa sia. La pioggia non ha mai bisogno di risposte, è solo una presenza che si fa sentire e basta. Non chiede permesso, non ha bisogno di una giustificazione. Mi sento piccola, ma non in un modo che mi offende. È una piccolezza che mi avvolge, che mi ricorda che non ho tutto sotto controllo, che nessuno ha mai avuto davvero il controllo. La pioggia è il segno di un mondo che va avanti, che non aspetta, che non si ferma. La gente cammina, il rumore dei passi è soffocato dall’acqua che batte contro il cemento. E io, lì dentro, mi sento parte di un tutto che non riesco a comprendere, ma che accetto. Senza cercare risposte.

C’è qualcosa di irrequieto in tutto questo, di non detto, di incompiuto. Il rumore delle gocce contro i vetri è lo stesso di quei pensieri che mi inseguono, quei pensieri che si scontrano, ma non si risolvono mai. La pioggia, in fondo, è solo una questione di tempo. Nessuno di noi sa quanto durerà, ma tutti continuiamo a cercare un senso in un atto che si ripete, che non si esaurisce mai. Eppure, ogni volta che mi trovo a guardare la pioggia, mi sembra che mi stia parlando, che mi stia chiedendo di fermarmi, di ascoltare. Ma cosa ascoltare? Cosa posso sentire se tutto ciò che resta è il rumore della mente, il rumore dei giorni che si susseguono senza fine? La pioggia è il ricordo di un tempo che sfugge, di un passato che non voglio ripensare, ma che è sempre lì, pronto a farsi sentire.

Forse siamo tutti destinati a restare immobili in qualche momento. Forse è solo un’illusione quella di voler sempre correre, di voler sempre fuggire da ciò che non capiamo. Ma in fondo, la pioggia non fa altro che rivelare ciò che c’è, ciò che è sempre stato. E io resto qui, a guardare, a cercare di capire, mentre ogni goccia cade senza sosta. Forse è questo il segreto. Forse non c’è nessuna risposta, ma solo una domanda che non ha mai bisogno di essere pronunciata. La pioggia smetterà, un giorno. Ma cosa succederà quando il ciclo non si spezza mai? Cosa faremo quando, alla fine, la domanda diventerà l’unica risposta possibile?

RAIN.
Remember me,
Eclipse

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