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La paura che cresce silenziosa

Un virus che si insinua tra le crepe del mondo. Come un ladro nella notte, senza fare rumore, ma portando via tutto ciò che consideravamo certo. La paura è diventata la nostra compagna quotidiana. Un’ombra che non ci lascia più, nemmeno per un istante. Non si tratta più di qualcosa di lontano, di un nome che vediamo sui giornali. No, è dentro di noi, si muove tra le pieghe di ogni pensiero, di ogni respiro. Si fa sentire come un peso che si accumula sulle spalle, un ingombro che cresce, che non puoi più ignorare.

Il mondo è scosso dalla SARS, un nuovo nemico invisibile che ci sta mettendo alla prova, come mai prima d’ora. Non è solo un virus: è una lezione. Un monito a tutti noi. Come se l’universo avesse deciso di scuoterci, di farci rendere conto di quanto fragile sia l’equilibrio in cui viviamo. Ci chiediamo: cos’altro crolla? Quante altre certezze sono destinate a frantumarsi davanti a qualcosa di così piccolo, di così invisibile? E in mezzo a tutto questo, la scuola continua. Ogni giorno, ci sediamo davanti ai nostri banchi, i libri aperti, i compiti da fare, i numeri da risolvere. Matematica, geometria, formule che sembrano così lontane dalla realtà che ci circonda, ma in qualche modo sono l’unico rifugio, l’unica costante che ci resta. Non ci interessa più di tanto la perfezione dei calcoli, ma l’idea di riuscire a completare qualcosa, di sentire che in un mondo che sta sfuggendo di mano, almeno noi possiamo dare forma a un piccolo pezzo di ordine.

Le pagine del libro si susseguono, e io, assorbita in quella geometria, in quella matematica che non mi parla di virus, ma di equazioni che si risolvono, cerco di non pensare. Ma è difficile. Come posso concentrarmi quando ogni telegiornale parla di nuove vittime, di nuovi contagi, di altre persone che stanno perdendo la loro battaglia contro una malattia che non capiamo ancora fino in fondo? Mi dico che dovrei rimanere tranquilla, che queste sono solo notizie lontane, ma la verità è che nessuno sa cosa succederà domani. E mi chiedo se il mondo che conosciamo avrà ancora senso dopo tutto questo.

Le mattine iniziano a sembrare strane, i pomeriggi si allungano, e le ore che passano sembrano non avere più la stessa forma. La scuola diventa un rifugio, una routine che, per quanto piccola e limitata, è tutto ciò che ho. Eppure, non posso fare a meno di sentire il peso di quello che sta succedendo fuori. Il mio respiro è più corto, la mente si muove più velocemente, e in mezzo a tutto questo, il virus che continua ad avanzare, senza fermarsi. È forse il nostro tempo che sta cambiando? La paura, quella silenziosa, ma costante, cresce. Come una nuvola che non si vede, ma che aleggia sopra di noi. Un pensiero che cresce dentro, che non smette mai di farsi spazio. Ma non so se siamo pronti a guardarla negli occhi, a capire fino in fondo cosa significa vivere in un mondo che potrebbe essere più fragile di quanto avessimo mai pensato.

In questo caos, i giorni sembrano scivolare uno nell’altro, e noi, sempre più piccoli, stiamo cercando di raccogliere i pezzi che rimangono, cercando di capire se ci sarà ancora un posto dove respirare liberamente. Ma, in fondo, la vera domanda è: come sarà il nostro domani? Sarà la fine di un’epoca? O forse solo un nuovo inizio, senza che nemmeno ce ne accorgiamo? Siamo pronti ad affrontare ciò che verrà?

Uncertainty.
Remember me,
Eclipse

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