La Città Non Mente Mai
Posted on June 9th, 2000 at 4:39 PM | Tags: Memoria | 0 CommentsL’alba si insinua tra i grattacieli, tingendo di rosa un cielo che ieri era grigio. La città si sveglia, lentamente, come un gigante assonnato.#
Eccomi qui, in piedi sul balcone del mio appartamento al decimo piano. Il freddo mi morde le guance, ma non mi importa. Osservo la città che si sveglia, come faccio ogni mattina, ma oggi è diverso. C’è qualcosa nell’aria, una tensione palpabile, un’energia che non riesco a definire.
Le strade, ancora semi-deserte, sembrano sussurrare segreti. Vedo un uomo che corre, forse in ritardo per il lavoro, forse in fuga da qualcosa. Chi può dirlo? In questa giungla d’asfalto, ognuno ha la sua storia, il suo dramma personale che si consuma dietro finestre illuminate e porte chiuse. Mi chiedo quante vite si intrecciano in questo momento, quanti destini si sfiorano senza saperlo. La signora anziana che apre la sua edicola, il ragazzo che consegna i giornali in bicicletta, la donna in tailleur che cammina a passo svelto verso la metropolitana. Sono tutti attori di un’immensa commedia umana, di cui nessuno conosce il copione completo.
«La città è un organismo vivente», mi disse il mio professore di scienze. All’epoca pensavo fosse una metafora poetica, ma ora capisco. Vedo le arterie di questa bestia di cemento pulsare, i suoi polmoni riempirsi di smog e speranza in egual misura. E noi, minuscoli abitanti di questo corpo titanico, ne siamo il sangue, il nutrimento, la ragione stessa di esistere. Mi sento parte di qualcosa di più grande, eppure terribilmente sola. In mezzo a milioni di persone, ognuno è un’isola. Paradossale, no? Eppure è così che funziona la vita moderna. Connessi digitalmente, disconnessi emotivamente. Cerchiamo disperatamente un contatto autentico, ma abbiamo paura di abbassare le nostre difese.
Il sole è ormai alto, la città completamente sveglia. Il rumore del traffico sale come una marea, inghiottendo il silenzio della notte. È il momento di immergersi in questo flusso, di diventare parte del ritmo frenetico della metropoli. Ma prima, un ultimo sguardo al panorama che si estende davanti a me.
Vedo bellezza e bruttura, speranza e disperazione, tutto mescolato in un unico, caotico affresco. È questo il fascino della città, la sua maledizione e la sua benedizione. Non possiamo sfuggirle, non possiamo domarla. Possiamo solo viverla, con tutte le sue contraddizioni.
«La città non mente mai», diceva Italo Calvino. E ha ragione. Qui, tra questi edifici che sfidano il cielo, tra queste strade che si snodano come vene, c’è la verità nuda e cruda della condizione umana. Sta a noi decidere se vogliamo vederla o voltarci dall’altra parte.
Mentre mi preparo ad affrontare questa nuova giornata, una domanda mi tormenta: in questa sinfonia urbana, quale sarà la mia nota? E tu, caro lettore, hai mai pensato al ruolo che giochi in questo immenso teatro a cielo aperto? Forse è tempo di alzare lo sguardo dai nostri telefoni e riscoprire la città che ci circonda, con tutte le sue storie nascoste e le sue possibilità inesplorate. Cavoli, doveva essere un post fine anno scolastico… Ma va bene cosi’, di certo non cambio il titolo.