La Tensione Rivelata

La Tensione Rivelata

Posted on July 13th, 2002 / / 10 Comments
Affinità & Cuore / Feeling at 4:31 pm

È una strana sensazione, vivere sospesa. Tra ciò che sento e ciò che dovrei sentire. Da giorni mi trovo a camminare su questo filo sottile, in bilico, come se ogni passo mi spingesse sempre più vicino a un precipizio che non so se voglio davvero evitare. E lui… E’ lì, sempre più vicino, con quel sorriso che non riesco a decifrare. Come ho potuto cadere in questa trappola? Sì, perché so che è una trappola. Eppure continuo a dire di no, mentre dentro è tutto un sì silenzioso, profondo, che cresce. Lo incontro più spesso ora, ci parlo con una leggerezza che non sento, mi faccio trascinare dalle sue parole. Lui che sembra avere tutto sotto controllo. Forse crede che le sue parole mi facciano effetto, che mi rendano speciale agli occhi suoi. Ma chi è, davvero, lui? Un ragazzo come tanti, con quella sicurezza che mi irrita, quella sicurezza che non riesco a trovare in me. Un attore che recita il copione della vita. Ed io, senza rendermene conto, divento spettatrice, prigioniera di una scena che non voglio più guardare.

Ogni volta che i suoi occhi mi incontrano, sento quel nodo allo stomaco. Un nodo che mi fa capire che sono intrappolata nel gioco, un gioco che non voglio giocare, ma che non riesco a fermare. La sua presenza mi avvolge, ma io non la cerco. Perché è come se fossi in attesa di una rivelazione che so non arriverà mai. O forse è proprio questo, il “forse” che continua a sussurrarmi nell’orecchio. È quel dubbio che mi consuma, che non mi lascia mai. Eppure, ci sono giorni in cui voglio tutto questo. Voglio sentirmi viva, voglio sentire la bellezza di quel caos che lui mi provoca. Lo guardo e in lui vedo la certezza di un mondo che mi è incomprensibile. Lui che prende senza chiedere, senza esitazione. E io, mi confondo, mi smarrisco tra le sue parole non dette, tra le promesse che non sono mai promesse. Mi chiedo se smetterò mai di vivere in questo contrasto. Se un giorno riuscirò a capire se è davvero lui, o se sono io ad aver bisogno di una versione ideale di lui. Ma non è la stessa cosa, vero?

Lo vedo lì, con quella pretesa di sapere, con una sicurezza che io non ho, eppure, quella sensazione di vulnerabilità, quella scossa che mi attraversa, è reale. Lui, così sicuro, e io, che mi sento come una bambina, incapace di capire cosa stia accadendo. Lui mi fa impazzire. Ogni suo movimento, ogni sua parola, è una sfida, una sfida che non voglio accettare, ma a cui non posso sottrarmi. Lo odio, per quanto mi fa sentire confusa, ma non posso fare a meno di cercarlo. Eppure, c’è una parte di me che mi urla che non posso più restare intrappolata in questo gioco. Ma chi ha davvero il controllo? È davvero lui a tenermi in pugno, o sono io a permettergli di farlo? Mi sono stancata di questa sensazione di incompletezza. Come posso continuare a vivere nel mezzo di tutto questo?
Ma mi fermo. Non so più cosa pensare, eppure so che non posso lasciarlo andare. Non ancora. Forse mai. Il tempo passa, le risposte sembrano allontanarsi come onde che si infrangono lontano da me. Non importa quanto cerchi di afferrarle. Alla fine, chi sono io davvero in questa storia?

THE END.
Remember me,
Eclipse

10 Responses


  1. Bastianello

    Non capisco come tu possa sentirti così sospesa, come se fossi una marionetta nelle mani di un altro. Non ti sembra che sia il momento di prendere in mano il filo della tua vita e tagliarlo? Smuoversi, rompere la trappola prima che ti inghiotta tutta.

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  2. Eclipse

    Forse il punto è proprio nel momento in cui capiamo che non siamo marionette. Siamo esseri umani, e come tali siamo liberi di scegliere. Ma, davvero, è così facile prendere il controllo? La domanda che rimane è: siamo mai pronti a fare il primo passo senza paura?

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  3. GiuliaF

    Leggendo ciò che scrivi, mi sembra di sentire il battito del cuore accelerato, come quando siamo vicini a una verità che non vogliamo accettare. Ma ti chiedo: come si fa a non essere consumati dalla paura, a non lasciarsi spezzare da questa sensazione di essere a un passo dal precipizio?

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  4. Eclipse

    La paura è la compagna di ogni passo incerto. Ma la verità, forse, è che dobbiamo imparare a camminare proprio lì, dove la paura sembra prenderci. La domanda che mi pongo è: possiamo davvero temere qualcosa che non conosciamo?

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  5. Marcolino

    Sei bloccata in un circolo vizioso. Lui ti guarda con sicurezza, e tu ti senti fragile, incapace di reggere il peso del tuo stesso desiderio. Ma quella fragilità può diventare forza, se lo vuoi davvero. Se non ti fermi a guardare solo l’altra persona, ma inizi a guardare te stessa in quella scena. Che cosa vuoi davvero da tutto questo?

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  6. Eclipse

    La fragilità è come un arma che non sappiamo usare. Lui mi osserva, ma io non mi guardo mai davvero. Forse è lì che inizia tutto, nel momento in cui ci fermiamo a guardare noi stessi. E tu, sei mai riuscito a vedere te stesso nella scena che stai vivendo?

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  7. VelvetRose

    Ci sono momenti in cui, come dici tu, ci facciamo trascinare dalle parole, dai sorrisi che non sappiamo decifrare. Eppure, in questa confusione, c’è un mistero che ci affascina, una ricerca che non possiamo fermare. Ma ti sei mai chiesta se tutto questo è davvero necessario? O ci perdiamo in una ricerca senza fine?

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  8. Eclipse

    Forse la ricerca non è mai fine. È la ricerca stessa che ci definisce. Ma la vera domanda è: siamo pronti a rinunciare alla ricerca per vivere ciò che ci sfugge continuamente?

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  9. SoulAlessandra

    Questo “filo sottile” su cui cammini mi fa pensare a quel punto di non ritorno che spesso ci troviamo a varcare. La tua vulnerabilità è così autentica, così cruda. La domanda che mi resta è: cosa succede quando non possiamo più ignorare ciò che abbiamo dentro? Quando siamo così profondamente divisi tra ciò che sentiamo e ciò che dovremmo sentire?

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  10. Eclipse

    Ogni passo su quel filo sottile è una scelta, non una condanna. Ma ci sono momenti in cui il cuore urla più forte della ragione, e ciò che sembra una trappola è in realtà una via di salvezza. La domanda rimane: cosa siamo disposti a rischiare per ascoltarci davvero?

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