
Il vetro infranto
Posted on October 11th, 2001 / Celebrazioni / 42 CommentsA volte basta un rumore, lieve come un respiro, per infrangere un silenzio. Eppure, quel silenzio che ci separa ora è più forte di qualsiasi parola. Non so dire quando sia cominciato. Forse in quella sala giochi, quando tutto sembrava ancora un gioco e noi eravamo solo pedine inconsapevoli, intrappolate in una partita che nessuno voleva davvero vincere. Ricordo ancora l’odore di plastica bruciata dei joystick, il suono secco delle monete che cadevano, la luce intermittente dei neon blu che sembravano pulsare al ritmo dei miei battiti. È lì che tutto è cambiato, anche se allora non lo sapevo ancora. È lì che il vetro ha cominciato ad incrinarsi. Il vetro, già. Lo stesso vetro che ora non riesco più a smettere di guardare, riflettendomi in un’immagine che non riconosco. E’ davvero questo che siamo diventati? Ombre di ciò che eravamo, frammenti che non combaciano più. Lui se n’è andato e ha portato con sé ogni possibilità di ricostruire quel quadro. Io sono rimasta qui, con le mani vuote e le parole che non ho mai detto.
Non servono scuse, me lo ripeto come un mantra. Le scuse sono solo un’illusione, suoni vuoti che non restituiscono ciò che è andato perso. Eppure, ogni notte mi trovo a cercarle, come se pronunciarle potesse ridarmi indietro qualcosa. Ma cosa? Cosa c’è, alla fine, dall’altra parte del silenzio? Forse solo il vuoto. Il silenzio è un compagno crudele. Non ti urla contro, non ti accusa, ma ti avvolge, ti costringe a guardarti dentro. E dentro di me c’è solo caos, una tempesta che non si placa mai. Voglio scappare, correre via, ma so che ovunque vada questo vuoto mi seguirà. È come un’ombra che non si stacca mai dalla pelle. Non mi interessa più chi ha torto e chi ha ragione. È il tempo che passa, la distanza che cresce, il peso di ciò che non può essere cambiato. Ogni passo che lui ha fatto lontano da me ha lasciato una traccia, un solco invisibile che ora mi attraversa il petto. Non c’è vendetta, non c’è rabbia, solo un profondo senso di perdita.
Fragilità. È questa la parola che mi tormenta. Mi sono sempre vista forte, indistruttibile, e invece ora sento ogni crepa, ogni filo che si tende troppo e rischia di spezzarsi. Vorrei essere di cristallo, trasparente, fragile, intoccabile. Ma il cristallo si infrange, e quando succede non rimane nulla. Solo polvere. E la polvere non racconta storie. Forse è questo il punto. Che alla fine non c’è una storia da raccontare. Solo frammenti, pezzi che non si incastrano, ricordi che non vogliono essere ricordati. Quando il vetro si rompe, non importa quanto provi a ricomporlo: non sarà mai più lo stesso. E io? Io non sono più la stessa. Mi chiedo se ci sarà mai un momento giusto, un’occasione per guardarlo negli occhi e dire tutto ciò che ho tenuto dentro. Ma c’è mai davvero un momento giusto? O il momento giusto è solo un’idea, una bugia che ci raccontiamo per giustificare la nostra paura? La verità è che non ho risposte. Solo domande. Come questa: perché il silenzio pesa così tanto? È la mancanza di parole o il loro eccesso? È il rimpianto per ciò che non è stato detto o la consapevolezza che nulla di ciò che diremo potrà mai cambiare le cose?
E mentre mi perdo in queste domande, mi accorgo che il vetro non è solo una metafora. È reale, è qui, davanti a me. Una finestra che separa il mio mondo da quello fuori, che riflette un volto che non riconosco più. Mi guardo, cerco di vedere oltre, ma tutto ciò che vedo è un’incrinatura. Piccola, quasi invisibile. Eppure c’è. Forse è lì che si nasconde la risposta. Nella fragilità. Nel punto in cui tutto sembra sul punto di spezzarsi, eppure resiste. Forse è lì, nella fragilità, che si trova la vera forza. Ma davvero possiamo chiamarla forza? O è solo sopravvivenza? E se fosse questo il nostro destino? Continuare a camminare sul filo, sapendo che prima o poi cadremo? Non lo so. Forse non lo saprò mai. Ma una cosa è certa: il vetro non sarà mai più intero. Ed io? Io sarò mai intera?
THE END.
Remember me,
Eclipse
Leggerti è come sentire un fulmine che attraversa la mente. È energia pura.
Scrivo per illuminare, anche se solo per un istante. Se è energia, allora è vita.
Le tue parole sono pesanti, come pietre che costruiscono una fortezza. Un post che lascia senza scampo.
Ogni parola è una pietra, ma non per costruire muri. È per creare rifugi, luoghi in cui la verità possa resistere.
Questo post è come un pugno nello stomaco, ma uno di quelli che ti svegliano. Le tue parole scuotono, mi fanno pensare a tutto ciò che di vero ignoriamo ogni giorno.
La verità fa male, ma è necessaria. È come la luce che entra attraverso una ferita, e io non posso fare a meno di cercarla, anche quando mi brucia.
Anche nei momenti più difficili, le tue parole trovano luce.
Anche nella notte più buia, cerco sempre una scintilla. La speranza è l’unica cosa che non mi abbandona mai.
Mi piace il tuo stile diretto, ma non sono d’accordo con tutto. A volte serve anche lasciare spazio al dubbio.
Il dubbio è parte della verità. Anche quando sono diretta, il mio obiettivo è aprire porte, non chiuderle.
Le tue parole mi fanno venire i brividi. C’è poesia anche nella tua rabbia.
La rabbia è una poesia non scritta. Ogni emozione ha la sua voce, e io cerco di non farla tacere.
Preciso, elegante, potente. Ogni tua parola lascia un segno indelebile. È come se dipingessi con l’inchiostro della verità.
La verità è l’unico colore che conosco. Se dipingo, lo faccio per lasciare qualcosa di autentico, qualcosa che non possa essere cancellato.
Le tue parole sono come riff di chitarra: incisive, taglienti e impossibili da ignorare. Questo post è pura energia.
Scrivere è come creare un assolo: ogni parola è una nota che vibra, e io cerco di colpire il cuore come un accordo potente.
Un post intenso, scritto con maestria. Le tue parole sono taglienti, ma c’è anche eleganza.
L’eleganza è nel dire la verità senza paura. È un equilibrio fragile, ma è quello che cerco.
Sembra che tu stia urlando in faccia al mondo. Non posso fare a meno di ascoltarti.
Urlo perché il silenzio non basta più. Se mi senti, allora forse non sto parlando invano.
C’è qualcosa di oscuro ma anche di luminoso nelle tue parole. È come guardare una tempesta e trovare la pace al suo centro.
La tempesta è dentro di me, ma se trovi pace leggendo, allora vale la pena attraversarla.
Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno, senza mezze misure. Il tuo stile è una ribellione che mancava!
Scrivere senza filtri è come urlare contro il vento, ma sapere che le mie parole arrivano a chi ha ancora il fuoco dentro mi dà forza.
Mi emoziono sempre quando ti leggo. È come ascoltare una canzone che non riesco a smettere di sentire.
Ogni post è la mia canzone. Se tocca il tuo cuore, allora è un duetto che vale la pena cantare.
Che bomba di post! Ogni frase è un colpo diretto, senza filtri. Così si fa!
Le parole devono colpire, scuotere, svegliare. Non c’è tempo per giri di parole quando il mondo ha bisogno di verità.
Che ritmo nelle tue parole! Mi sembrano versi di una ballata rock.
Scrivere è come suonare: ogni parola è una nota, ogni emozione è il ritmo che ci tiene vivi.
Le tue parole mi riportano indietro, ai primi giorni di Splinder, quando tutto sembrava possibile. Che viaggio straordinario.
Splinder è dove tutto è iniziato, dove le parole hanno trovato la loro prima casa. Questo viaggio continua, e tu ne fai parte.
Che energia in queste righe! Mi sembra di sentire il tuo cuore battere. Non ci sono parole vuote, solo vita.
La vita è un battito costante, e io scrivo per non farlo spegnere, per sentire il ritmo anche nei momenti di silenzio.
Ogni frase sembra scritta con il cuore in mano. Riesci sempre a toccare corde che credevo dimenticate.
A volte scrivere è come camminare sul filo di un’emozione; se tocco il tuo cuore, è perché metto a nudo il mio.
Le tue riflessioni mi portano lontano. È come leggere un diario segreto pieno di emozioni.
Ogni post è un pezzo di quel diario. Scrivo per condividere, per non sentirmi sola in queste emozioni.
C’è una profondità in ciò che scrivi che mi lascia senza fiato. È come guardare l’oceano e sentirne il peso e la bellezza.
Ogni parola è una goccia di quell’oceano. Se senti la profondità, è perché scrivo da un abisso che porto dentro.
Che grinta in questo post! Mi dai energia e voglia di cambiare.
La grinta è tutto ciò che mi resta, e se riesco a trasmetterla, allora non sto lottando invano.